Home Tutto Film Recensioni RoboCop: recensione del film con Joel Kinnaman

RoboCop: recensione del film con Joel Kinnaman

0
RoboCop: recensione del film con Joel Kinnaman

Arriva anche in Italia RoboCop, il nuovo film della nota saga cinematografica, questa volta diretto da José Padilha con protagonista l’attore Joel Kinnaman. In RoboCop Nell’anno 2028 la multinazionale OmniCorp è leader nel settore della tecnologia robotica, e grazie ai suoi prodotti ha permesso agli Stati Uniti d’America di vincere numerose guerre in cui sono stati coinvolti. Alex Murphy, è un onesto agente di polizia che rimane gravemente ferito, ma la OmniCorp utilizza le sue avanzatissime tecnologie per trasformarlo RoboCop. Ma la convivenza tra uomo e macchina è complicata, e anche se il meccanismo è programmato per prendere il sopravvento sulla parte biologica di Murphy, presto dovrà fare i conti con la forza dell’umanità ancora residua in ciò che resta di Alex.

Questo è RoboCop, diretto da José Padilha con protagonista l’attore Joel Kinnaman, e che poco o niente ha a che fare con il film del 1987 con protagonista Peter Weller, di cui pure si dice remake. Il film mette in campo una serie di tematiche straordinariamente moderne ed interessanti: il confine/conflitto tra uomo e macchina, la questione morale dello scienziato al servizio dei potenti, l’imperialismo americano, la necessità di scindere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, nonostante i due ambiti si incrocino spesso e (mal)volentieri. Purtroppo il film perde l’occasione di approfondire anche uno solo a caso di questi temi e si risolve in un pasticcio con qualche scena d’azione discretamente congeniata ma con tanti momenti deboli.

Il conflitto di Alex/RoboCop è accennato solo negli infiniti spiegoni del dottor Norton (Gary Oldman); lo stesso Norton, scienziato e medico che si ‘prostituisce’ al dio danaro per sete di conoscenza, è abbozzato da una caratterizzazione approssimativa; l’anchorman Pat Novak (Samuel L. Jackson) è forse l’unico personaggio davvero riuscito, lui che rappresentare l’imperialista convinto diventa tanto comico da risultare poi unica figura degna di nota e da leggere ovviamente in chiave ironica. Macchiettistico invece il villain interpretato da Michael Keaton. I rapporti tra le persone sono lasciati al caso (anche quelli tra Murphy e la famiglia e tra l’agente stesso con il suo compagno di squadra), tutto dovuto ad una sceneggiatura affrettata, che pur avendo un innumerevole quantità di spunti interessanti non riesce a raccontare nulla per davvero. Da questo deriva poi una totale mancanza di identificazione e di pathos, che condiziona irrimediabilmente il risultato finale.

Non azzardiamo il paragone con il prodotto originale: i due film sono separati dalle intenzioni realizzative, dai fini, dal tono e dalle interpretazioni. Poco importa la citazione nella colonna sonora, l’omaggio nel finale all’armatura argento e il ritorno di leggendarie battute pronunciate per bocca dei protagonisti, il RoboCop di Paul Verhoeven è tutt’oggi un cult di genere (con tinte thriller e splatter che contribuiscono a costruirne il fascino), questo diretto da Padilha difficilmente resterà nel cuore degli spettatori.