Roma Criminale: recensione del film di Gianluca Petrazzi

Roma Criminale recensione film

In Roma Criminale, il commissario Lanzi (Alessandro Borghi) e “er Toretto” (Luca Lionello) vivono da sempre su fronti opposti: uno guardia, l’altro ladro. Ma a dividerli c’è di più: “er Toretto” è ritenuto responsabile dell’omicidio del padre di Lanzi. Così quando il criminale, scontati trent’anni, esce di galera, il giovane e impulsivo commissario si mette sulle sue tracce, deciso a chiudere il conto in sospeso. Nel frattempo, “er Toretto” cerca uomini per il suo ritorno nel giro: una rapina organizzata col “Columbia”, vecchia conoscenza carceraria e ora boss della mala romana. Il giorno della rapina sarà quello dell’inevitabile resa dei conti.

 

Un po’ dell’atmosfera del vecchio poliziottesco anni ’70 si respira in questo primo lungometraggio di Gianluca Petrazzi, evidente omaggio ai film di Enzo Castellari e Umberto Lenzi: ci sono Massimo Vanni, Corrado Solari e Gianluca Petrazzi stesso, che hanno conosciuto quella stagione; Vanni si porta dietro ruolo e nome, Gargiulo, del brigadiere che lo ha reso famoso accanto a Tomas Milian (Nico Giraldi); il “Toretto” rimanda a vari personaggi di quei film, tra cui il Gobbo, interpretato dallo stesso Milian in Roma a mano armata e La banda del gobbo. Alcune sequenze che vedono protagonista “Toretto”/Lionello – abile nel calarsi nel personaggio rendendone anche una certa complessità, dal vernacolo romanesco alla risata mefistofelica, alla malinconia da vecchio leone stanco – sono ben costruite anche nel contesto. Tornano poi azione e inseguimenti – con tanto di cassette della frutta mandate all’aria – e certo gusto pulp, elementi essenziali di questo tipo di lavori. Legittimo e appassionato dunque questo recupero di un genere tutto italiano che ha un suo pubblico affezionato e che è stato riscoperto dopo gli apprezzamenti e gli omaggi di Tarantino.

Roma Criminale, il film

Meno legittima – pur tenendo conto del low budget – l’approssimazione su elementi importanti come la sceneggiatura: in alcune scene anche cruciali, si perde vistosamente il filo della narrazione. Il film nella seconda parte si precipita verso l’epilogo. Se alcuni personaggi come er Toretto, Gargiulo o il Colombia (efficace Simone Colombari) risentono meno di questa corsa, ne fa le spese Lanzi, non essendo abbastanza sviluppata la traccia narrativa che lo riguarda.

Movimenti di macchina con inquadrature sfocate e ondeggianti vogliono dare un senso d’immediatezza e certificare una già appurata natura artigianale del lavoro.

Nel cast e in alcune inquadrature, echi di serie tv. Oltre allo stesso Borghi (Distretto di Polizia 6, Romanzo criminale 2, tra le altre), una fugace apparizione di Simona Cavallari, che ricalca il personaggio interpretato in Squadra Antimafia. Mentre Simone Corrente (Distretto di polizia) è utilizzato in maniera originale in un ruolo da cattivo.

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