Scoop: recensione del film Netflix con Gillian Anderson

Scoop recensione film
Gillian Anderson e Rufus Sewell in Scoop. PETER MOUNTAIN/NETFLIX © 2023 Netflix, Inc.

Non perdetevi Scoop solo perché non siete interessati alle vicende del principe Andrea d’Inghilterra. Il film di Philip Martin online su Netflix dal 5 aprile in realtà è molto di più. Al centro, la storica intervista rilasciata dal Duca di York a Emily Maitlis, la giornalista della BBC interpretata da Gillian Anderson, nota come protagonista di X-Files, anche se in realtà la sua carriera cinematografica è stata importante indipendentemente dal famoso serial.

Come si è arrivati all’incontro che si tenne in esclusiva nel Salone Sud di Buckingham Palace? Scoop ricostruisce il paziente lavoro di negoziazione che ha consentito alla rete di stabilire un contatto con la Casa Reale e convincere il principe ad accettare il confronto davanti alla videocamera; il tema non è l’ossessione per il sesso di Sua Maestà: parliamo di giornalisti, del giornalismo che sta scomparendo, delle sfide decisive e della vita che ciascuno deve sapersi.

Scoop Rufus Sewell
PETER MOUNTAIN/NETFLIX © 2023 Netflix, Inc.

La vera storia dietro il film

La vicenda è nota: nel 2008 Jeffrey Epstein, un ex insegnante di una scuola di figli di VIP che gli aprono le porte dell’alta finanza e del jet set, viene condannato per induzione alla prostituzione di minori. Secondo l’accusa, era responsabile di un giro di ragazze molto giovani indirizzate a politici e nomi in vista che ne abusavano sessualmente. Tra questi, sembra esserci anche il principe Andrea (Rufus Sewell), la cui vicinanza a Epstein anche dopo la sua condanna e rimessa in libertà viene testimoniata dallo scatto dal reporter Jae Donnelly nel 2010, a New York, durante una passeggiata a Central Park.

Quasi dieci anni dopo, la mole di articoli scritti sull’argomento avrebbe forse rischiato di essere dimenticata se quella foto non continuasse ad accompagnarlo dalle pagine di ogni quotidiano. Le immagini riescono ad impattare anche quando ogni altra informazione tende a sbiadire ed è da lì che parte la narrazione centrale di Scoop. Il giornalismo è in crisi da tempo quando nel 2019, la BBC annuncia 450 licenziamenti. Sam Mac Alister, interpretata da Billie Piper (Diario di una squillo e Doctor Who), è tra i lavoratori che ascoltano con preoccupazione l’annuncio.

Newsnight, il programma d’informazione quotidiana della nota emittente televisiva britannica di cui è redattrice, fatica infatti a trovare una breaking news che possa davvero suscitare l’attenzione del pubblico e surclassare le concorrenti. La tensione tra quanti credono che a dimostrare la validità del proprio ruolo (e salvarlo) sia la presenza assidua in redazione e chi invece rivendica il diritto/dovere di andare in giro a cercare le notizie è palpabile. Non serve dire che Sam appartiene alla seconda scuola di pensiero per capire che da qui Scoop entra nel vivo.

Scoop Gillian Anderson
PETER MOUNTAIN/NETFLIX © 2023 Netflix, Inc.

Uno scoop è prima di tutto una conquista

Mai arrendersi: è questo il sottotesto di Scoop e della tenacia con cui la giornalista persegue ogni contatto, anche quello da cui è più facile aspettarsi un rifiuto, fino a trasformarlo in una fonte e guidare l’informazione degli altri media per molto tempo a seguire. Scoop on è un film sul fare carriera: farsi valere anche quando non si è invitati a condividere quanto raccolto con pazienza e non aspettare che le buone occasioni cadano dal cielo è un’altra storia. È questa storia.

A Sam non basta aver fatto centro una volta per vedere cambiare la propria vita e la propria posizione all’interno di un ambiente tanto competitivo ma nutre la convinzione di partecipare a qualcosa che vale la pena: è questo che cerca davvero ogni volta che persegue la notizia. Quando in Scoop arriva il fatidico giorno e l’intervista-duello ha luogo, fuori dal set si fronteggiano anche Sam e il suo contatto, la segretaria privata del principe, Amanda Thirsk (interpretata da Keeley Hawes): le due donne si trovano su fronti contrapposti e nutrono aspettative naturalmente diverse rispetto all’esito dell’intervista.

Ma entrambe sono arrivate fin lì stringendo un patto di solidarietà e di rispetto, il che rende il gioco molto più sottile rispetto ad un netto contrasto, in un crescendo di pathos che riesce a coinvolgere anche senza colpi di scena. E alla fine pazienza per il povero Andrea e per i suoi peluche: è grazie ai giornalisti che non si sono arresi che molte vittime di Epstein e dei suoi sodali oggi hanno un nome e stanno lottando per i riconoscimenti dei propri diritti.

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