Presentato Fuori Concorso all’ottantunesima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, Separated è il nuovo film documentario del regista Premio Oscar Errol Morris. Il film si basa sul reportage di Jacob Soboroff, un corrispondente della NBC News che ha scritto il libro Separated: Inside an American Tragedy. Soboroff conosce l’argomento in modo approfondito, ma per un giornalista che lavora per un’agenzia di stampa mainstream, parla con un candore genuino.
Separated, la separazione familiare dell’amministrazione Trump
Il regista riporta alla mente degli spettatori, soprattutto gli statunitensi, l’ignominiosa politica di “separazione familiare” della prima amministrazione Trump che ha strappato i figli ai genitori e prodotto immagini di bambini, improvvisamente protetti dal governo degli Stati Uniti, avvolti in coperte di alluminio, che dormivano su pavimenti di cemento in recinti. È un resoconto incisivo di come è stata ideata e implementata la politica e per quale scopo, una “crudeltà sfacciata e gratuita”, come afferma nel film l’avvocato dell’ACLU Lee Gelernt, il cui intervento è stato fondamentale allo scopo di spingere un giudice federale a ordinare all’amministrazione Trump di riunire le famiglie.
Evitando di intervistare ideologi sulla questione, il regista raccoglie spunti e tesitimonianze da persone che erano in trincea quando le separazioni familiari sono diventate una delle massime priorità dell’amministrazione, come Scott Lloyd, capo dell’Office of Refugee Resettlement dell’amministrazione Trump, e il comandante Jonathan White, che ha prestato servizio nel Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani e ha combattuto contro questa risoluzione dall’interno. White diventa la coscienza del film, che ha mantenuto la sua umanità mentre altri intorno a lui erano fin troppo disposti a ignorare l’evidente trauma dei bambini strappati ai loro genitori.
La drammatizzazione degli eventi
Come accaduto anche in altre occasioni, Errol Morris fa uso di drammatizzazioni per mettere in scena particolari momenti del racconto. In Separated, il regista crea una trama di una madre di un paese centroamericano che intraprende un lungo viaggio verso il confine con gli Stati Uniti con suo figlio, che ha circa 10 anni. I due sostengono ogni sorta di difficoltà durante il tragitto, e poi le cose peggiorano solo una volta attraversato il confine con gli Stati Uniti: gli agenti federali li arrestano e separano immediatamente madre e figlio.
Queste scene aiutano a far comprendere la realtà emotiva di ciò che genitori e figli hanno attraversato, anche se sarebbe stato utile avere un’indicazione più forte del motivo per cui la madre immaginaria si è sentita costretta a lasciare il suo paese d’origine per gli Stati Uniti. Forse la cosa più scioccante di tutte in Separated è la prova scoperta da Morris e Soboroff che l’amministrazione Trump ha cercato di ostacolare l’ordine del tribunale di riunire le famiglie. E quello che sembra peggio di ogni nefandezza compiuta dall’amministrazione Trump, è che quella di Joe Biden non ha pianificato nessuna normativa che potesse impedire che questo evento si ripetesse. Questo vuol dire che un eventuale secondo mandato di Trump, mai troppo scongiurato, avrebbe il via libera per riprendere la “pratica” da dove l’aveva lasciata.
Separated, lo spettro del ripetersi della Storia
Al netto del contenuto che espone, sempre chiaro, lineare e approfondito, con tutte le “voci giuste”, Errol Morris regala un altro pezzo importante di narrativa della storia americana, con un uso sapiente dei tempi drammatici e della musica, continuamente tesa a tenere alta l’attenzione dello spettatore.