Sister: recensione del film di Ursula Meier

Sister film recensione

Arriva al cinema Sister, opera seconda di Ursula Meier con protagonisti Léa Seydoux e Kacey Mottet Klein.

 

Nel film Sister Simon (Kacey Mottet Klein) ha solo dodici anni, ma è già un business man: durante la stagione sciistica si aggira fra piste innevate, baite assolate e spogliatoi deserti, rubando ai ricchi (turisti) per dare ai poveri (a un prezzo di favore, s’intende). Sci, caschi, occhiali fruttano bene, e al ragazzino quel denaro serve per campare.

Orfano di entrambi i genitori, Simon ha una sorella maggiore, Louise (Léa Seydoux), che però non è in grado di prendersi cura di lui. È il fratellino che porta a casa i soldi, che ‘fa la spesa’ e il bucato. Non si ferma un attimo. Se lo facesse, la solitudine lo travolgerebbe come una valanga. Perché Louise va e viene. E non ci riesce proprio a dargli quel briciolo di affetto che lui non smette di sognare.

Il secondo lungometraggio di Ursula Meier – premiato con un Orso d’Argento speciale all’ultimo Festival di Berlino e in uscita nelle sale l’11 maggio – ci mostra la montagna da un’angolazione inedita. Scordatevi le solite vacanze di Natale scollacciate e le commediole romantiche da bacio sotto il vischio. Qui la vita è dura, soprattutto se la vedi con gli occhi di un ragazzino senza famiglia, che ogni giorno combatte non solo per guadagnarsi il pane, ma anche l’amore di una sorella assente e indifferente, incapace di tenersi il lavoro, come è incapace di tenersi gli uomini. Una montagna vista ‘dal basso’, quindi.

E che, proprio per questo, risulta ancora più alta, più imponente: irraggiungibile. Ma il piccolo Simon non si dà per vinto. Con un po’ d’ingegno e un pizzico di incoscienza, ecco che ogni mattina sale lassù, per confondersi fra i turisti benestanti e spensierati che popolano la stazione sciistica sopra casa sua. Certo, il viaggio è lungo, e la fatica tanta e non mancano i pericoli, anche se a volte capita che salti fuori qualche complice inaspettato, non è affatto piacevole quando invece capita che vieni beccato.

Ma non c’è altro modo. E Louise? Lei è smarrita, quasi impotente, vive le sue giornate passivamente. Non sa che fare di se stessa, come potrebbe pensare al fratellino? Perciò è lui a mantenerla, a darle i soldi per comprarsi quello che le serve. Prova perfino a imporle il coprifuoco quando esce, quasi fosse sua figlia. Sì, il loro è un rapporto tutto al contrario. Ma Simon ha pur sempre dodici anni: è lui il bambino e ha bisogno della ragazza. Ha bisogno di affetto, di coccole. Anche a costo di pagarle duecento franchi. Anche a costo di sentirsi comunque solo, non voluto.

Dietro quell’aria spavalda di chi la sa lunga, si nasconde un’anima fragile, vulnerabile, com’è giusto che sia a quell’età. Un’anima che è pronta ad esplodere in un grido di disperazione, e di liberazione. E chissà che finalmente quel grido non venga ascoltato e che quella montagna non regali una speranza tutta nuova.

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Giuditta Martelli
Giovane, carina e disoccupata (sta a voi trovare l'intruso). E' la prova vivente che conoscere a memoria Dirty Dancing non esclude conoscere a memoria Kill Bill, tutti e due i Volumi. Tanto che sulla vendetta di Tarantino ci ha scritto la tesi (110 e lode). Alla laurea in Scienze della Comunicazione seguono due master in traduzione per il cinema. Lettrice appassionata e spettatrice incallita: toglietele tutto ma non il cinematografo. E le serie tv. Fra le esperienze lavorative, 6 anni da assistente alla regia in fiction e serie per la televisione (avete presente la Guzzantina in Boris?). Sul set ha imparato che seguire gli attori è come fare la babysitter. Ma se le capita fra le mani Ryan Gosling...