Ieri mattina alla Casa del Cinema di
Villa Borghese è stato presentato in anteprima “Isole”, terzo
lungometraggio di Stefano Chiantini, nelle sale dall’11 maggio.
Alla conferenza stampa erano presenti il regista, i produttori
Selvaggia Sada e Gianluca Arcopinto, e il cast al completo: Asia
Argento, Giorgio Colangeli, Ivan Franek, Anna Ferruzzo, Paolo
Briguglia e Alessandro Tiberi.
STEFANO CHIANTINI
D: Qual’era il fascino di questa storia, perché l’hai voluta raccontare?
R: Per me era un’esigenza, avevo conosciuto una persona che aveva queste problematiche di rapporto, come Martina. In realtà non aveva problemi con se stessa, ma con il mondo esterno: mi piaceva il fatto che anche il personaggio di Asia non avesse difficoltà a comunicare, ma che fossero gli altri a non saperla ascoltare.
Mi piace molto questo cinema che non racconta niente, ma in realtà racconta molto. Gli attori mi hanno molto aiutato in questo.
ASIA ARGENTO
D: Cosa ti è piaciuto del tuo personaggio?
R: Mi sono innamorata subito del mio personaggio, mi ha fatto capire quanto spesso le parole sono superflue – nel cinema come nella vita. È stata una sfida, un modo per comunicare con gli occhi e col cuore, non con le parole.
IVAN FRANEK
D: Che ne pensi del fattore di coesione tra i membri del cast? Credi che abbia contribuito alla profondità della storia?
R: Più che di profondità, parlerei d’umanità. Questa si vede nel personaggio di Martina, che non parla ma è molto comunicativa. Il problema del linguaggio a me che sono straniero è molto noto: per noi che non sappiamo la lingua a volte è difficile anche chiedere un pezzo di pane.
Un ruolo profondo, certo, anche se per noi attori è bello anche accettarne uno leggero, spaziare tra i diversi generi passando da uno all’altro. È stato un lavoro bello, intenso, abbiamo avuto dei bellissimi scambi con Asia.
GIORGIO COLANGELI
R: A me è piaciuta immediatamente la sceneggiatura, ho deciso di affidarmi totalmente a Stefano, cosa che per me è stata un’esperienza diversa dal solito. Dovevo andare avanti facendo riferimento a quello che succedeva intorno a me lì per lì.
Il mio personaggio mi era piaciuto molto: questo prete – non prete, tipico dei piccoli paesini, integrato nella comunità in cui vive. Un personaggio ruvido, di poche parole, abituato a questa ragazza muta – quindi a capire dai piccoli dettagli, non dalle parole. Le Tremiti poi sono un altro protagonista del film, come del resto anche le api: una parte della natura che l’uomo ha imparato ad usare da secoli, ma senza snaturarla; forse questo sarebbe il rapporto “giusto” con la natura in generale. Lo definirei un film “ecologico”.
ANNA FERRUZZO
D: Le Tremiti sono un luogo magico: lì c’era la possibilità di restare soli con il tuo ruolo e il tuo lavoro. Con Stefano abbiamo costruito un personaggio tridimensionale: non solo la cattiva che porta all’allontanamento tra Martina ed Enzo, ma anche una donna con una sua umanità. La vera sorpresa è stata Asia, la sua bravura…difficile trovare un’attrice disposta a bagnarsi nelle acque delle Tremiti a marzo e guidare un Apecar!
STEFANO CHIANTINI
D: Quanto spazio hai lasciato all’improvvisazione degli attori, visto che è tutto basato sulla loro interazione?
R: Sicuramente hanno messo del loro, io ho lasciato che mettessero le loro emozioni e i loro sentimenti durante le riprese.