Sole a Catinelle: recensione del film con Checco Zalone

Sole a Catinelle

E’ sempre difficilissimo superarsi, e quando si torna alla ribalta dopo un grandissimo successo è sempre dietro l’angolo lo spettro delle aspettative, la paura di non farcela e di non essere all’altezza di se stessi. Così capita a Checco Zalone, che dopo Che Bella Giornata, stratosferico successo al botteghino italiano (45 milioni circa, l’incasso più alto di sempre), torna con Sole a Catinelle, una commedia leggera, ambientata nella quotidianità della crisi economica, con un protagonista che proprio delle crisi non vuole saperne.

 

“Se sarai promosso con tutti dieci papà ti regala una vacanza da sogno”. È questa la promessa che Checco fa al figlio Nicolò. Peccato però che papà Checco mantiene sempre le promesse, e che Niccolò riesce nell’impresa di guadagnare tutti 10 alla fine dell’anno. Che fare visto che per Checco la situazione economica non è delle migliori? L’uomo si imbarca in una avventura con il figlio scettico, ma si imbatterà in Zoe, una ricca ereditiera che permetterà a lui e al suo bimbo di vivere davvero la vacanza dei sogni. Immerso in uno stile di vita a lui totalmente sconosciuto, Checco si troverà con brio e ingenuità a fronteggiare situazioni che lo vedranno perennemente fuori posto ma allo stesso tempo sempre vincente per il suo innato ottimismo e la sua travolgente simpatia.

Scritto a quattro mani dal regista Gennaro Nunziante e dal protagonista Luca Medici, alias Checco Zalone, Sole a Catinelle è il perfetto continuum cinematografico delle precedenti storie raccontate dal comico nato a Zelig. Adesso il personaggio Zalone è padre, un uomo immerso nei guai economici fino al collo, che nonostante tutto cerca nell’ottimismo la soluzione a tutto. I suoi metodi servono a poco nella vita vera, ma la sua indole ingenua e la sua simpatia gli permetteranno di aiutare, inconsapevolmente, altre persone e di trovare infine una via d’uscita.

Nunziante dirige un film semplice, che come unica pretesa ha quella di ricercare la risata a tutti i costi attraverso la mimica del suo personaggio principale, noto per la sua indole fondamentalmente razzista, omofobica e qualunquista, che fa della parolaccia la sua arma segreta e dell’ottimismo la sua bandiera. Nonostante le sue grandi pecche, Checco fa simpatia al suo pubblico che però questa volta non ride, non abbastanza. Nel pieno stile “zaloniano” il film è disseminato di canzoni, scritte ed interpretate dallo stesso Checco, che appesantiscono la narrazione e stancano con la reiterazione dei luoghi comuni e del linguaggio volutamente scorretto, suo marchio di fabbrica.

La percezione a caldo, è che Sole a Catinelle riuscirà a raggiungere incassi di tutto rispetto, anche se probabilmente, dato il momento storico, non batterà i celeberrimi 45 milioni; allo stesso tempo il film ci mette davanti al mistero imperscrutabile dei gusti cinematografici dello spettatore medio italiano.

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