Sound of metal, recensione del film con Riz Ahmed e Olivia Cooke

L'attore lanciato da The Night of affronta il ruolo della vita nel film drammatico disponibile su Amazon Prime Video.

Sound of Metal

Il regista, sceneggiatore e montatore americano Darius Marder, che esordì dietro la macchina da presa con il documentario Loot nel 2008 e firmò poi il soggetto e la sceneggiatura di Come un tuono, torna oggi a dirigere per affrontare con tatto, ma anche con realismo, il tema della disabilità.

 

La trama di Sound of metal

Ruben, Riz Ahmed, è il batterista di un gruppo noise rock, capitanato dalla sua compagna Lou, Olivia Cooke, alla voce. Una sera, durante un concerto, nel bel mezzo di un tour, Ruben si rende conto di avere dei seri problemi di udito. Pian piano il disturbo si fa sempre più frequente e Ruben si rivolge a uno specialista, il quale gli comunica la natura irreversibile di questo disturbo, che lo ha già portato a perdere quasi l’80 per cento dell’udito. L’unica soluzione sarebbe un impianto cocleare, troppo costoso per Ruben e dunque al momento impraticabile. Lui e Lou devono perciò decidere il da farsi. Lou propone a Ruben di farsi aiutare da Joe, Paul Raci, che guida una comunità per persone sorde, per abituarsi a gestire questa nuova situazione, mentre lei lo aspetterà. Inizialmente riluttante, Ruben inizia un percorso che lo porterà ad accettare la sua condizione e cominciare una nuova vita.

Il cast di Sound of metal

Sound of Metalè la storia di una coppia alle prese con un evento traumatico, capace di sconvolgere la vita di chiunque. Per impersonare i due protagonisti, il regista sceglie Riz Ahmed, attore anglo-pakistano, nonché rapper col nome di Riz MC, che si era fatto conoscere al pubblico internazionale interpretando il ruolo principale ne Il fondamentalista riluttante nel 2012; poi con la mini-serie tv The Night of – Cosa è successo quella notte?, guadagnando un Emmy Award. A lui l’arduo compito di rappresentare lo spaesamento e la profonda frustrazione, il senso di impotenza che si prova nell’affrontare una malattia o una disabilità grave. Riesce a farlo con aderenza, in modo convincente, anche grazie a una regia che rifugge dai patetismi.

Accanto a lui c’è Olivia Cooke, giovane attrice inglese già nel cast di La vita in un attimo e Ready Player One, che qui veste i panni della dolce e fragile Lulu, trovando una buona sintonia con Ahmed. Nel cast però troviamo anche Paul Raci, attore in svariate serie tv  ed esperto nel linguaggio dei segni, che interpreta Joe e sarà una figura di riferimento nella nuova realtà che il protagonista si trova ad affrontare,  Lauren Ridloff nel ruolo dell’insegnante Diane, e Mathieu Amalric, interprete di numerose pellicole, scelto più volte da registi come Roman Polanski  (Venere in pelliccia, L’ufficiale e la spia) e Julian Schnabel (Lo scafandro e la farfalla e Van Gogh- Sulla soglia dell’eternità), ma anche nel cast di Quantum of Solace e Grand Budapest Hotel. L’attore veste qui i panni del padre di Lou, Richard Berger, che ha un rapporto conflittuale con la figlia, segnato da eventi traumatici.

Sound of metal, viaggio nell’interiorità di un uomo tra musica e silenzio 

Darius Marder, autore del soggetto del film assieme a Derek Cianfrance e della sceneggiatura con Abraham Marder, sceglie di affrontare il tema della sordità, della disabilità, con delicatezza e al tempo stesso con realismo. Il personaggio principale è un ex eroinomane, piuttosto spiantato. Il suo linguaggio è spesso ruvido ed esplicito, ma Ruben è un bravo ragazzo. È già riuscito a riscattarsi una volta, uscendo dalla dipendenza attraverso la musica, il suo talento per la batteria, e il suo amore per Lou, ragazza altrettanto problematica. Ora è messo di nuovo a dura prova dalle vicende della vita.

Il film si apre con il contrasto tra musica e silenzio ed il lavoro sul suono ne è il fulcro. Ruben e Lou col loro gruppo suonano noise rock e post punk, più che metal. Dunque il “sound of metal” del titolo è un generico riferimento alla musica rumorosa, alle percussioni scatenate della batteria di Ruben, ma è anche un doppio senso che indica il suono metallico prodotto dall’impianto cocleare. Il punto di vista scelto dal regista, infatti, è proprio quello del ragazzo. Chi guarda il film sente i suoni lontanissimi come li sente lui, o sente il suo stesso silenzio, o il suono metallico prodotto dall’impianto cocleare. E si domanda cosa significhi, ancor più per un musicista, sentire i suoni così, sentire la voce della sua donna che canta irrimediabilmente artefatta. Come si possa sentire il protagonista. Ruben è spaventato, perde tutti i suoi punti di riferimento e deve ricrearsi da zero un mondo nuovo, non potendo più contare su ciò che dava senso alla sua vita: la musica, suonare la batteria. Deve reimparare a vivere. Riz Ahmed interpreta bene lo spaesamento, la rabbia, la frustrazione del protagonista, come l’illusione o la speranza, dipende dai punti di vista, di poter presto uscire da quella condizione e tornare alla sua vita di prima. Far vivere allo spettatore il mondo alla maniera di Ruben, portandolo a misurarsi con questa condizione, consente l’immedesimazione e l’empatia col personaggio da parte del pubblico, oltre a rendere tutta la vicenda vivida e realistica.

Ciò su cui il regista intende soffermarsi, però, senza inutili pietismi o retorica, ma cercando di immergersi nel quotidiano con delicatezza e rigore, non è la disabilità in sé. Il problema non sono le orecchie, come dice Joe a Ruben in uno dei loro primi incontri, ma la testa, o meglio la mente. È questa che guarda al passato e ne ha nostalgia, che ha difficoltà ad accettare che non possa più tornare. È questa che si oppone al cambiamento. È proprio su questa che bisogna agire, portandola alla scoperta di un mondo senza dubbio diverso da quello che si conosceva prima, ma ugualmente bello da vivere e da scoprire, con nuove passioni e ancora tante possibilità di esprimere comunque sé stessi.

Nonostante un passaggio narrativo un po’ troppo brusco, grazie a un buon equilibrio generale e a una buona alchimia tra gli interpreti Sound of metal traccia un percorso nel quale è facile riconoscersi perché, per motivi diversi, a molti sarà capitato nella vita di dover ricominciare, di dover imparare ad accettare ciò che si è e ciò che non si è più. E suggerisce che in questi casi la cosa migliore da fare sia lasciar andare il passato e abbracciare il cambiamento.

Dove vederlo in streaming

Sound of metal è una produzione Amazon Studios Original, Stage 6 Films, Caviar e Flat 7 Production con Ward Four ed è disponibile in streaming su Amazon Prime Video dal 4 dicembre.

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Scilla Santoro
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Scilla Santoro
Giornalista pubblicista e insegnate, collabora con Cinefilos.it dal 2010. E' appassionata di cinema, soprattutto italiano ed europeo. Ha scritto anche di cronaca, ambiente, sport, musica. Tra le sue altre passioni, la musica (rock e pop), la pittura e l'arte in genere.
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