Space Dogs 3D: recensione del film d’animazione

Space Dogs 3D

In Space Dogs 3D a Mosca, negli anni ’60, un accalappiacani raccoglie cani randagi che poi vengono inviati in un campo di addestramento per astronauti a quattro zampe. Lì vengono portate Belka e Strelka, due cagnette, e il loro amico topo. Qualche anno dopo, il cucciolo che Belka ha avuto viene dato in regalo da Krusciov a Kennedy, e racconta l’eroica avventura della madre agli altri animali del Presidente degli Stati Uniti.

 

In principio c’era Laika, su questo presupposto parte la storia delle due cagnette e dei cani spaziali. Una è alla ricerca di suo padre, che è sicura sia da qualche parte in mezzo alle stelle, l’altra vuole semplicemente essere la stella. Il film prende ispirazione dalla vera avventura di Belka e Strelka, che nel 1960 vennero inviate per un giorno intero nello spazio, tornando indenni dalla missione. Space Dogs 3D è la prima produzione 3D realizzato in Russia ed è stato uno dei maggiori incassi della scorsa stagione nell’Est Europa.

Quello che è stupefacente, aldilà del paese di provenienza di questo Space Dogs 3D,  film di animazione in 3D insieme alla ormai sempre più presente collaborazione di artisti indiani, punto di riferimento per la realizzazione tecnica dei film di animazione, è il fatto che le assolute protagoniste del film siano due cani di sesso femminile. E si tratta, in fin dei conti, di un film di azione. Belka e Strelka dominano l’azione e perfino la storia d’amore è ribaltata: il cane maschio ha un ruolo secondario nell’avventura, utile a giustificarne lo sviluppo successivo. Le tecniche per accattivarsi il pubblico dei piccoli e per farli accompagnare dai proprio genitori a vedere il film ci sono tutti: animali parlanti che dicono cose buffe, la storia d’amore, i buoni sentimenti.

Ma poi, sotto la superficie, il film racconta molto sulla propria terra di origine e devia dalla nostra solita percezione del “percorso dell’eroe”. I passaggi in realtà vengono seguiti:  Belka e Strelka si trovano loro malgrado in una situazione di disagio che le porta all’azione, ma qui abbiamo già la prima variazione: le cagnette avranno la meglio perchè più furbe dei contendenti maschi, non perché più valide o prestanti, alla fine però dimostreranno essere più che adatte a compiere la missione. Il film ha anche un certo gusto nel proporre le grandiosità del passato sovietico, in cui è possibile piazzare anche una metafora: Strelka e il topolino accolgono Belka nella loro casa, che è all’interno del monumento del “lavoratore e della contadina”, imponente statua che fu presentata all’esposizione universale di Parigi del 1937 come simbolo del progresso sovietico; sono figlie della nazione.

I cattivi, poi, non sono monomaniacali, ma capiscono quando è il momento di riconoscere la vittoria altrui. L’operazione è di per sé molto interessante. Il film, in alcuni momenti, lascia spiazzati come fanno alcuni film più vecchi di Miyazaki, e ci si accorge che ormai anche per le favole raccontate tramite i cartoni animati, la nostra mente sia abituata alla matrice occidentale e hollywoodiana, per cui i sistemi entro cui si muovono i personaggi sono più o meno standardizzati. Che ben venga quindi una variazione sul tema.

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