Stringimi forte: recensione del dramma familiare alla francese

Stringimi forte è il nuovo film di Mathieu Amalric, l'intimo racconto di un lutto vissuto ai limiti della follia.

stringimi forte

Dopo una serie di lavori attoriali di un certo calibro – tra gli ultimi film in cui ha recitato ricordiamo L’ufficiale e la spia di Roman Polanski (2019) e The French Dispatch di Wes Anderson (2021) – Mathieu Amalric torna alla regia regalandoci un nuovo film. Dal 27 gennaio arriva al cinema Stringimi forte, una storia drammatica e intima che ha tutte le carte in regola per conquistare il pubblico.

 

Stringimi forte: di cosa parla il film

Clarisse (Vicky Krieps) è sposata con Marc (Arieh Worthalter). La coppia ha due bambini: Lucie e Paul. Durante una vacanza in montagna, spariscono il papà e i due figli. Usciti nella neve per una passeggiata, non sono più tornati in hotel da Clarisse. Si sospetta che siano rimasti sommersi da una valanga precipitata nella zona. Per avere la certezza che i tre si trovino là sotto però, i soccorsi devono aspettare che la neve si sciolga in primavera. Nell’attesa – e per convivere con il lutto quasi certo, Clarisse s’inventa una diversa versione dei fatti: nelle sue fantasie, è lei ad andarsene da casa, abbandonando marito e figli, e a non fare mai più ritorno. Tra immaginazione e realtà, Clarisse naviga nella speranza di riabbracciare il marito e vedere i figli crescere.

Clarisse: ritratto di una madre

La protagonista di Stringimi forte è una madre e moglie che deve fare i conti con un triplice lutto: quello dei figli e quello del marito. Clarisse non è soltanto il personaggio principale del film, ma è anche il narratore delle sue fantasie. Nel film si mescolano attimi di realtà e scene immaginate in cui Marc, Paul e Lucie sono come dei burattini mossi e animati da Clarisse. In Stringimi forte non viene spiegato subito cosa è vero e cosa no, creando un effetto sorpresa non appena si realizza la logica del film.

Vicky Kriesp è perfetta nel suo personaggio: una donna bella ma non troppo curata, avvolta in ogni attimo del film da un velo di tristezza. Gli occhi, i sorrisi, la postura ed i gesti sono teneramente malinconici e riescono a generare empatia e compassione. La storia della donna e l’interpretazione di Kriesp ricordano quelle della magistrale Juliette Binoche in Tre colori – Film Blu di Kieslowski: entrambe devono imparare a convivere con l’assenza di chi si ama, fare i conti con i luoghi rimasti vuoti, gli oggetti abbandonati e la quotidianità stravolta.

Stringimi forteIl ruolo della casa in Stringimi forte

Nel film si alternano interni domestici estremamente personalizzati e variopinti e ambienti esterni più austeri. I campi lunghi e lunghissimi dei paesaggi innevati della montagna o delle spiagge sono malinconici ed apprezzabili, ma i veri protagonisti di Stringimi forte sono gli spazi dentro la casa di Clarisse. Una villa vissuta, non moderna o perfettamente arredata ma segnata dai suoi (ex) abitanti. Il pianoforte di Lucie, la libreria di Marc, la tazza per la cioccolata di Paul e tantissimi altri oggetti si ammucchiano nelle stanze confusionarie ma accoglienti, tipiche di una famiglia allegra e viva.

Sono infatti proprio le stanze di casa a diventare il setting principale delle fantasie di Clarisse. Per riempire le sue giornate e le camere, la donna immagina i figli crescere, il marito stravolgere gli spazi. Al contrario di quanto accade realmente, nella mente della donna tutto si anima. Il confronto con la realtà è pero inevitabile e porta più volte Clarisse ai limiti della follia.

L’arte di raccontare un lutto

Pochi mesi dopo Petit Maman di Céline Sciamma, Stringimi forte è un altro film francese che parla di lutto, mescolando tempi, realtà e immaginazione in un racconto estremamente intimo. L’intenzione riuscitissima di queste pellicole è esplorare le anime di chi vive una perdita, dando valore alla fantasia come supporto alla tristezza. In sostanza, il dramma del lutto è raccontato con estrema sensibilità ma viene anche addolcito dalla dimensione magica dai sogni ad occhi aperti, tanto effimeri quanto necessari. E in tutto ciò, il cinema s’infila con tutta la sua potenza catartica per lo spettatore.

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