Petite Maman recensione film

Céline Sciamma porta in concorso nella sezione Alice nella Città della Festa del Cinema di Roma  il suo nuovo lavoro, Petite Maman, di cui è regista e sceneggiatrice. Dopo la complessità di Ritratto della giovane in fiamme, che nel 2019 le ha dato il grande successo con il premio per la miglior sceneggiatura a Cannes, qui Sciamma si affida ad una bambina, come aveva fatto già con la protagonista adolescente di Tomboy, per ritrovare semplicità, spontaneità e leggerezza.

 

L’immaginazione di Nelly tesse la trama di Petite Maman

Nelly, Joséphine Sanz, ha otto anni ed ha appena perso la nonna. Va quindi a stare per un periodo nella casa di famiglia – che è anche il luogo in cui ha vissuto sua madre Marion, Nina Meurisse, da piccola. Durante le sue passeggiate nel bosco vicino casa, Nelly incontra una bambina della sua età, Gabrielle Sanz, che le somiglia tantissimo e si chiama proprio Marion. La piccola sta costruendo una capanna di legno. Le due diventano amiche e compagne di giochi. Grazie a questo incontro, Nelly riuscirà a dare risposte ad alcune domande che si era sempre posta.

Un film semplice ma non banale

Petite Maman è un bell’esempio di quanto possa giovare la semplicità. Ciò che allo spettatore appare semplice nel film di Sciamma, non lo è. È anzi il risultato di un’abilità non comune, quella di riuscire ad arrivare all’essenziale, senza renderlo banale. La regista riesce poi a far accettare di buon grado anche ad un pubblico adulto un volo di fantasia, tipico dei bambini. Così trasporta lo spettatore nella mente di Nelly, lo fa immergere nel suo mondo di bambina. Questi aderisce alla convenzione stilistica, sta al gioco, si diverte e riflette, condotto in modo arguto e leggero.

Suoni, rumori e gesti per rappresentare in modo autentico i bambini

Stilisticamente, la regista sa porre l’attenzione su quei particolari capaci di far avvicinare chi guarda al modo di fare, di esplorare e di intendere l’ambiente circostante che è proprio dei bambini. Ad esempio, in Petite Maman sono importantissimi i suoni perché rendono con immediatezza le emozioni e l’istintualità infantile: il rumore che Nelly fa quando beve il latte e sgranocchia i cereali al cioccolato esprime tutta la sua soddisfazione e il piacere che prova mentre fa colazione. Il suono della spazzolino che passa sui denti, la risata fragorosa che fa quando si diverte. Con questi suoni chiari e forti la bambina dice che c’è e che vuole essere vista e ascoltata. Anche i gesti sono importanti. Il gesto di affetto con cui Nelly passa le patatine e il succo alla madre che sta guidando, ad esempio. È proprio questo ciò che conta nel mondo dei bambini: gesti e suoni, più che parole. Non era facile rendere il punto di vista di Nelly con così tanta immediatezza ed efficacia. Spesso questa è una nota dolente di molti film, che mostrano i bambini come una sorta di adulti in miniatura, attribuendo loro atteggiamenti, parole, azioni non consone alla loro età. Céline Sciamma fa l’opposto e conferma la sua acuta sensibilità nell’accostarsi ai più piccoli.

Il rapporto genitori-figli in Petite Maman nella visione di Sciamma

Lo stratagemma di finzione, che rimescola il tempo e fa incontrare le due bambine, poi, è funzionale ad affrontare il tema scelto dalla regista, ovvero il rapporto genitori-figli. Il film mostra chiaramente come spesso gli adulti, sebbene siano amorevoli e attenti, non  comprendano fino in fondo le esigenze dei più piccoli. C’è infatti troppa distanza, sia anagrafica che di ruoli, tra le parti. Petite Maman cerca di liberarsene attraverso un’espediente narrativo efficace, che è anche un invito agli adulti a tener presente il sé stesso bambino, la loro infanzia, per potersi meglio rapportare ai più piccoli, ai figli. Il gioco proposto da Sciamma è lo strumento che finalmente soddisfa la curiosità di Nelly, la voglia di sapere com’erano i genitori alla sua età, assieme al desiderio di tenere viva la memoria della nonna e sapere di più anche su di lei.

Petite Maman è un film che coinvolge grandi e piccoli perchè anche gli adulti vi si possono riconoscere. Ciascuno può ritrovarsi a pensare a come sarebbe stato se avesse avuto l’opportunità di fare la stessa esperienza di Nelly. Nel film, si rivela un’esperienza capace di avvicinare molto madre e figlia. Nella vita reale purtroppo non è possibile fare lo stesso incontro di Nelly, ma si può cercare di guardare il mondo con gli occhi dei bambini per capirli di più.

Sciamma trova un ottimo equilibrio tra leggerezza e riflessione per un film “piccolo” nella durata, 72 minuti, ma grande nella resa, semplice e autentico. Si esce allegri dalla sala, con la sensazione di aver fatto un gioco di quelli che aiutano a crescere e pensando che il film non avrebbe potuto essere che così.

Dove e quando vedere Petite Maman

Presentato nella sezione Alice nella città il 20 ottobre, distribuito da Teodora Film e Mubi, Petite Maman è al cinema dal 21 ottobre e arriverà su Mubi nel 2022.

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