Sull’Adamant – Dove l’impossibile diventa possibile: recensione del doc Orso d’Oro

Il film arriva in Italia con I Wonder, in un'uscita speciale, dall'11 al 13 marzo.

Sull’Adamant recensione

Dopo aver trionfato al 73° Festival di Berlino, il documentario Sull’Adamant – Dove l’impossibile diventa possibile arriva nei cinema italiani con un’uscita speciale, dall’11 al 13 marzo, grazie a I Wonder. Il nuovo lavoro del documentarista francese Nicolas Philibert è un viaggio emozionante e toccante nel cuore di Parigi, che ci porta all’Adamant, un centro diurno unico nel suo genere, che galleggia sulla Senna, offrendo cure e speranza a coloro che lottano con disturbi mentali. Con uno sguardo intimo, semplice e profondo, Philibert ci guida attraverso le vite dei pazienti e degli operatori che animano questa struttura così speciale.

 

Philibert decide di aprire il film con delle immagini molto suggestive: la Senna che scorre placida, sulle sue rive si staglia l’Adamant, con le sue grandi vetrate che si affacciano sul fiume. È un inizio che cattura subito l’attenzione dello spettatore, perché lo mette in uno stato d’animo di placida accoglienza e lo prepara nel migliore dei modi a quello che verrà. Il regista introduce poi i protagonisti di questa storia: pazienti di tutte le età e provenienze sociali, uniti da un comune disagio, ma anche dal forte desiderio di guarigione e speranza.

Sull’Adamant – Dove l’impossibile diventa possibile, la recensione

Quello che rende Sull’Adamant un’opera così toccante (tanto che ha illuminato la giuria della Berlinale), è proprio l’approccio umano, il rispetto e la delicatezza con cui Philibert si avvicina a queste anime in cerca di una strada e il modo in cui riesce non solo a farle aprire e a raccontarsi, ma anche la maniera discreta e partecipata con cui li riprende durante le loro attività, la loro gioia quotidiana. La macchina da presa diventa braccia che accolgono, mostrando un’empatia davvero rara e facendo della visione del film un’esperienza preziosa.

Il blocco centrale del film mostra come le attività che svolgono i pazienti, dai corsi di cucito, alla pittura, alla musica, fino alla scrittura, sono non solo attività ricreative che servono meramente a far passare le giornate, ma diventano anche strumenti terapeutici per far riconnettere le persone con se stessi e con il mondo che li circonda. I pazienti trovano così il modo di esprimersi e di ritrovare un senso di scopo e di realizzazione. Philibert cattura magistralmente l’energia e la vitalità di questi momenti.

Oltre al racconto delle attività, Sull’Adamant è anche un ritratto della lotta quotidiana dell’équipe del centro che si scontra con il disinteresse delle autorità sanitarie. Il documentario serve infatti anche a sottolineare il valore e l’importanza di strutture come l’Adamant, che offrono un’alternativa umana e rispettosa della dignità personale alla sanità mentale tradizionale. Il film diventa così un appello appassionato a proteggere e sostenere questi spazi preziosi.

Con un valore produttivo raffinato e un tema così importante di cui si fa carico, Sull’Adamant è un prezioso contributo che il cinema di documentario offre all’esperienza umana.

- Pubblicità -
RASSEGNA PANORAMICA
Chiara Guida
Articolo precedenteDune – Parte Due, le domande lasciate aperte del film
Articolo successivoDune: la spiegazione delle Casate e delle fazioni della storia
Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
sulladamant-orso-doroCon un valore produttivo raffinato e un tema così importante di cui si fa carico, Sull’Adamant è un prezioso contributo che il cinema di documentario offre all’esperienza umana.