The American: recensione del film con George Clooney

The American film

Non si può dire che George Clooney sia uno che non mantiene le promesse. Dopo il terremoto che ha scosso l’Abruzzo e sopratutto L’Aquila nell’aprile del 2009, Clooney aveva promesso di girare un film nella regione in tempi brevi. Si calcola che la pellicola abbia portato nella casse della regione circa 4 milioni e mezzo di euro come indotto lavorativo derivante dalla manovalanza italiana nel cast. The American è stato girato tra la Svezia e l’Italia, le scene italiane sono state girate tra Sulmona, Calascio, Castel del Monte e Castelvecchio Calvisio.

 

Ecco quindi che dopo circa un anno e mezzo sta per arrivare nelle sale The American, spy story tratta dal romanzo “A very private gentleman” di Martin Booth con la regia dell’ex fotografo e regista di video musicali Anton Corbijn con protagonisti George Clooney e Violante Placido. C’era la possibilità che The American fosse il film d’apertura al Festival di Venezia ma alla fine non è stato invitato, forse perché George Clooney stesso è stato presente al lido negli ultimi tre anni forse per altro, non è dato a noi saperlo purtroppo.

The American, tra Italia e svezia

Grave errore comunque visto che senza giri di parole questo è un gran film. La storia è semplice: Jack (George Clooney) è un killer a pagamento, molto bravo a manipolare armi da fuoco, un vero e proprio artigiano. Quando però il suo rifugio in Svezia termina con degli omicidi non previsti, confida al suo contatto Larry (Bruce Altman) che il prossimo sarà il suo ultimo lavoro.

Larry gli comunica in seguito di trasferirsi in uno sperduto paesino abruzzese (Castel del Monte) dove costruirà ed in seguito consegnerà un fucile di precisione ad una misteriosa donna belga chiamata Mathilde.

Nonostante Jack debba nascondersi da una organizzazione criminale svedese, gira spesso per le strade del paese e fa prima amicizia con Padre Benedetto (Paolo Bonacelli), un simpatico uomo di chiesa socievole e chiacchierone ed in seguito con Clara (Violante Placido),  giovane lucciola che si affezionerà molto a lui e con cui condividerà gli unici momenti in cui Jack non è occupato nel suo lavoro.Nonostante l’ambiente (apparentemente) tranquillo, sulle pagine dei giornali locali si legge di un misterioso serial killer che ha come obiettivi proprio le prostitute della zona….

The AmericanThe American è un noir teso, oscuro e silenzioso che fa dell’ambiente circostante (prima la Svezia e dopo l’Abruzzo) uno dei suoi punti di forza. Jack è un personaggio introverso e schivo che però sente la necessità di una figura femminile accanto, che usa come valvola di sfogo dalla sua vita da vita nascosta. Verrà quindi travolto dalla passione per Clara, lucciola con la metà dei suoi anni a cui nasconderà il suo “mestiere” per non metterla in pericolo.

Nella prima parte del film, il lato da seduttore di George Clooney è messo sotto ghiaccio donando allo spettatore solo un uomo che vuole vendetta e ad allo stesso tempo non vuole più stringere relazioni sociali con chicchessia, nella seconda parte la sceneggiatura viaggia a vele spiegate su un percorso sicuramente meno originale donando a questa seconda parte meno fascino della prima. Forse troppo spazio sui media è stato dato come al solito alle scene d’amore tra i due attori, che tutto sono tranne che così determinanti per la godibilità della pellicola.

The American ricorda le atmosfere tristi e desolanti di gran film come “Frank Costello faccia d’angelo” di Melville, quindi una parabola epica e dolorosa di un protagonista che ha un’unica strada da percorrere e la deve portare a termine nonostante tutto. Clooney poche volte è entrato in un personaggio così perfettamente in tutta la sua carriera: è tormentato, estatico, sempre in guardia da chi lo bracca mentre la Placido, è la sua musa, l’unica luce nella tormenta che lo guiderà fino ad un punto del percorso pericoloso per entrambi.

Anton Corbijn che era prettamente un regista di videoclip musicali si fa artefice qui di un’ottima prova  regalando spesso e volentieri allo spettatore splendide inquadrature dei paesaggi abruzzesi e campi lunghi che arricchiscono le belle scene di Jack e Clara al fiume ad esempio, rendendo bene l’atmosfera del tipico paese abruzzese fatto di gente semplice e accogliente.

Quindi una pellicola assolutamente consigliata, un noir coi fiocchi come non si vedeva da tempo, che si piazza tra le opere migliori di quest’anno e a cui il Festival di Venezia avrebbe dovuto concedere senza dubbio una possibilità.

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