The Box: recensione del film di Richard Kelly

The Box

The Box avrebbe dovuto essere l’ennesimo buco nell’acqua nella carriera di Richard Kelly, che dopo  il trionfo di Donnie Darko e il passo falso di Southland Tales, cercava di riscattarsi senza grande successo. Tuttavia senza gridare al miracolo, per la prima ora The Box funziona discretamente.

 

In The Box Norma e Arthur Lewis sono una giovane coppia, sposata con un figlio piccolo. Un giorno alla porta di casa loro, in un tranquillo quartiere residenziale, bussa uno sconosciuto che gli consegna una misteriosa scatola di legno con un bottone.

L’uomo gli rivela che premendo il pulsante sulla scatola riceveranno un milione di dollari, ma che, alla pressione, qualcuno nel mondo morirà. Norma e Arthur avranno solo 24 ore a disposizione per decidere cosa fare, se premere il pulsante e uccidere uno sconosciuto o rinunciare ai soldi di cui avrebbero bisogno, dopodiché la scatola gli sarà portata via.

The Box

The BoxA parte  tensione un po’ altalenante, non mancano alcune cose  genuinamente inquietanti, come la menomazione della protagonista, o personaggi al limete del surreale che piombiano sempre nei momenti più critici.

Anche in questa sua pellicola Kelly, inserisce in tutto il film un’aura di seventies, adornandola di momenti poetici e d’ispirazione e facendo eco anche a  pellicole come L’invasione degli ultra corpi, o Ultimatum alla terra.

La cosa che convince meno di questo film è proprio l’idea centrale, che lentamente dopo la prima ora si rivela per quello che è: una specie di menzogna che poco regge con tutto il film.

Seppur con una discreta performance di Cameron Diaz, il film finisce per perdersi con la sua metà concettuale, e frana su se stesso. Peccato perché se Kelly si fosse basato solo  sull’ impostazione del lavoro su un registro più funzionale all’intrattenimento, certamente avremmo avuto risultati più soddisfacenti.

- Pubblicità -