The Devil On Trial – Processo al diavolo: recensione del docufilm Netflix

THE DEVIL ON TRIAL - Processo al diavolo: il docufilm Netflix che unisce true crime e horror paranormale per raccontare la controversa storia in cui, per la prima volta negli Stati Uniti, una “possessione demoniaca” è stata usata come difesa in un processo per omicidio volontario

«Eravamo di fronte a uno scontro tra il bene e il male… e quest’ultimo aveva scelto il Connecticut». È con questa frase cupa e gelida che si apre The Devil on Trial – Processo al diavolo, il nuovo docufilm horror di Netflix, disponibile dal 17 ottobre 2023, che riporta alla luce uno dei casi più inquietanti e controversi di omicidio e possessione demoniaca degli Stati Uniti.

 

Scritto e diretto dal quattro volte candidato ai BAFTA Chris Holt, il documentario di circa 85 minuti ripropone – tra ricostruzioni cinematografiche, testimonianze dirette, registrazioni ed immagini d’archivio – l’orribile ed agghiacciante fatto di cronaca che solo pochi anni fa ha ispirato il terzo capitolo del celebre franchise di The Conjuring Universe.

La storia vera della famiglia Glatzel e Arne Johnson

Il piccolo David Glatzel conduceva una vita normale e tranquilla insieme ai suoi due fratelli, Carl e Alan, sua sorella Debbie e ai suoi genitori. I Glatzel erano una famiglia americana come tante altre… finché qualcosa di spaventoso ed indicibile bussò alla loro porta.

Il 2 luglio del 1980, Debbie trovò casa a Newton, dove si trasferì con il suo fidanzato Arne Johnson. I tre fratelli e i genitori si offrirono, dunque, di aiutare la giovane coppia con il trasloco. Ed è proprio in questa casa che, dopo poche ore, il piccolo David sentì per la prima volta una strana presenza: iniziò così quel terrificante incubo che travolse e consumò le vite della famiglia Glatzel. Da quel momento, l’undicenne David non fu più lo stesso: grida, visioni terrificanti, insulti, voci oscure e notti insonni. Esausti e turbati, i Glatzel decisero dunque di affidarsi a degli specialisti del paranormale, i celebri demonologi Ed e Lorraine Warren.

Era il 2 settembre 1980 quando la Chiesa Cattolica autorizzò a praticare un esorcismo sul piccolo David. Ma anche quest’ultimo tentativo non si rivelò la soluzione ai mali che affliggevano questa famiglia: durante il rito, infatti, Arne – straziato nel vedere il bambino soggiogato dal demone – chiese a quest’ultimo di lasciare il giovane e prendere sé al suo posto. Nei giorni che seguirono l’esorcismo, i Glatzel parvero ritornare alla vita spensierata di prima. Una pace che durò solo qualche mese, fino a quando Arne – la tragica sera del 16 febbraio 1981 – uccise a coltellate il suo padrone di casa, Alan Bono.

Il caso “DEVIL MADE ME DO IT”

Con ben quattro coltellate, Arne Cheyenne Johnson uccise Alan Bono davanti agli occhi increduli delle sorelle Johnson e di Debbie. Nonostante questo, tutti affermarono che Arne era innocente e che quella sera era stato posseduto dal maligno, unico colpevole dell’omicidio. Il processo di Johnson divenne fin da subito un fatto mediatico di grande eco e tutt’oggi è ricordato come il caso “Devil made me do it” (cioè, “il diavolo me l’ha fatto fare”), primo e unico caso di omicidio volontario negli Stati Uniti in cui la difesa si avvalse della possessione demoniaca come causa del reato, professando l’innocenza dell’imputato. La giuria però non credette a questa storia e il 24 novembre del 1981 il diciannovenne Arne Johnson fu condannato a vent’anni di carcere.

THE DEVIL ON TRIAL: Possessione demoniaca o rabbia omicida e cospirazione umana?

Con The Devil on Trial, Chris Holt costruisce un cupo e inquietante castello di carte che verso l’epilogo è poi smontato, a poco a poco, con scetticismo e spettacolarizzazione. L’intento di Holt è chiaro: se nella prima parte cerca di far empatizzare lo spettatore con i protagonisti al punto da proporre la tesi di possessione demoniaca come unica verità plausibile; nella seconda parte stende allusivamente un grande velo di dubbi e perplessità. Davvero il piccolo David è stato tormentato dal demonio? È sicuro che non ci siano moventi per la rabbia omicida di Arne? E se dietro uno dei casi paranormali più celebri degli ultimi anni ci fosse una crudele cospirazione umana?

In questo ha un ruolo chiave Carl, l’unico della famiglia Glatzel che decide di indagare su una verità più personale e profonda, che si dissocia totalmente dalla versione paranormale promossa dagli adulti coinvolti a quel tempo. Carl si espone, quindi, raccontando dei retroscena familiari con i quali poco hanno a che fare demoni e possessioni: «Morti i miei genitori, ho riordinato le loro cose con mia moglie. Mia madre si appuntava tutto, era ossessivo-compulsiva. Usava pezzi di carta, calendari… scriveva ovunque. Trovammo allora questa annotazione: “Stasera tutti hanno preso la medicina ed è andato tutto bene”». Ogni sera, in casa Glatzel, la madre – rivela Carl con sguardo disilluso e deluso – metteva di nascosto un forte antistaminico nel loro cibo.

«Sperava che il Sominex la aiutasse a mantenere meglio il controllo su di noi e su mio padre. Provare sonnolenza, sentirci stanchi ci avrebbe fatto stare buoni e non le avremmo dato problemi. Ma il Sominex alla lunga può avere effetti collaterali come sbalzi d’umore, aumento di peso e… allucinazioni».

Nonostante le ricostruzioni cinematografiche a tratti un po’ troppo forzate e drammatizzate, The Devil on Trial si inserisce nel catalogo Netflix come un documentario semplice e godibile che non intende limitarsi a porre ancora una volta sotto i riflettori una storia tanto assurda quanto inquietante, ma che chiede indirettamente al pubblico di riflettere e interrogarsi su temi come il fanatismo religioso e, soprattutto, su come la mente umana sia, il più delle volte, la vera origine del male.

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