The Movie of my Life: recensione del film di Selton Mello #RomaFF12:

The Movie of my Life

In The Movie of my Life Nel 1963, in un piccolo paese di campagna nel sud del Brasile, Tony Terranova è un giovane insegnante di lingua francese al liceo. Tony ha la madre brasiliana e il padre francese. E’ un romantico e un sognatore, ama il cinema, la letteratura e la poesia. Soffre per l’abbandono del padre, andato via quando lui è tornato dagli studi e dileguatesi, senza lasciare tracce e spiegazioni. E’ innamorato di una ragazza con la passione della fotografia e cerca di trovare il coraggio di farsi avanti. Non è timido, ma l’insicurezza, i dubbi e soprattutto i continui pensieri sul padre, rendono le sue prime esperienze tutt’altro che facili.

 

Vive la sua vita come fosse un film e ne parla costruendone la trama, giorno dopo giorno, riempiendola di esperienze e popolandola delle tante persone vicine a lui. Sostiene che molti guardano frettolosamente i film, concentrandosi sull’inizio e sulla fine, ma quello che sta nel mezzo è altrettanto importante, e a volte anche di più.

Selton Mello, giovane regista brasiliano, conosciuto per aver diretto alcune serie tv, è anche un attore, apparso in diversi film tra cui Trash, presentato in una delle precedenti edizioni della Festa del Cinema di Roma. Mello costruisce un film strambo e originale, che segue con gusto e sapienza le regole del melò, dell’iniziazione sentimentale, ma che spiazza totalmente per i suoi continui riferimenti formali, visivi e musicali alla cultura francese. Si ha l’impressione di aver visto un falso d’autore, perché si avverte uno straniamento dovuto al fatto di sapere di trovarsi in Brasile, di sentir parlare brasiliano, ma di vedere poi un paese che sembra uscito direttamente da una sperduta regione della Francia, alla Chocolat di Lasse Hallström,  per capirci. Anche gli attori spiazzano, soprattutto il giovane protagonista Johnny Massaro, bravissimo e perfettamente calato nei turbamenti del suo personaggio, ma che ricorda in maniera impressionante Louis Garrell. Così quando appare sullo schermo il padre di Tony, viene spontaneo pensare che l’attore che lo interpreta sia il sosia di Vincent Cassell, mentre in realtà è proprio lui.

Ma risolto questo piccolo turbamento e abbandonandosi alla storia il film scorre sicuro, cattura, diverte e commuove. Ci si rende conto che prima di tutto è una fiaba romantica sospesa nel tempo, dove il luogo geografico non è fondamentale.

Il cast è indovinato e ben diretto, costruito con meticolosità e ricco di infinite sfumature. Oltre al bravo e già citato protagonista Johnny Massaro, spicca Bruna Linzmeyer, che interpreta Luna, la ragazza della quale è innamorato Tony. Anche i ruoli secondari sono gustosi e funzionali, come l’adolescente che brama insistentemente di essere portato al bordello, o il vecchio ferroviere, che tutti i giorni trasporta la gente verso la civiltà, il progresso, la perdizione.

La fotografia è splendida, dai toni caldi e dai colori ammalianti. Le scelte musicali poi, sottolineano in molti momenti delle belle invenzioni registiche, come la Carmen di Bizet durante una lezione di ginnastica a scuola, che trasforma la normalità in un sogno a occhi aperti, quando Tony si stacca da terra vedendo la ragazza dei suoi sogni danzare.

Una fiaba strampalata d’altri tempi, romantica e struggente. Una confezione bislacca dal sapore francese, ma anche con tanti elementi da cinema western. Tutto questo rende The Movie of my Life, un film spontaneo, tenero e originale, difficilmente classificabile.

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