Lo scenario di The Road, dall’omonimo romanzo di McCarthy, si presenta allo spettatore nella sua triste e grigia immediatezza. Uniche figure a stagliarsi contro le nuvole, Viggo Mortensen e Kodi Smit-McPhee, padre e figlio che rappresentano il viaggio dell’umanità all’indomani di una catastrofe non identificata che ha ridotto il mondo e il genere umano in fin di vita. Il film dell’australiano John Hillcoat, filologicamente legato al potente e scarno racconto di McCarthy, è un viaggio, prima che del corpo, dell’anima, nei suoi antri e nelle sue capacità.
In The Road il mondo dilaniato da forti scosse che spaccano la terra e da incendi che devastano i resti di una vegetazione ormai morta quello che fa da sfondo al viaggio transcontinentale di un Padre e un Figlio, due anime senza nome che si muovono lungo la Strada che dovrebbe portarli alla salvezza.
The Road, un film doloroso e toccante
Una storia d’amore paterno e filiale, il racconto di un passaggio di testimone tra vecchie e nuove generazioni, un post-apocalittico intimista che vede nei protagonisti un nodo fondamentale. Il ritmo scandito dalle loro vicende alterna tensione e brevi istanti di tregua, senza perdere la fluidità del dolore che sottende tutto il racconto fino a esplodere un in finale che in qualche modo prova ad alleviare le tremende sofferenze di chi è stato attore dei fatti ma anche di chi empaticamente guarda dalla sala buia.
Per stile e regia The Road è un film potente, che non poteva essere raccontato diversamente, una scommessa in una certa misura dovuta all’incredibile stile del romanzo, scarno eppure in grado di evocare substrati di consapevolezza che emergono nell’uomo solo nelle situazioni più estreme (facendo attenzione a non ricadere nella facile retorica qui assolutamente assente) dividendo i buoni dai cattivi in due gruppi distinti ma che si toccano e in un punto si confondono, sottolineando la fragilità dell’essere e del vivere da uomo anche quando tutto cospira contro la dignità umana.
Un film doloroso che riesce a toccare estremi picchi di orrore ma anche di infinita dolcezza nella figura di questo padre, attanagliato dal senso di colpa, dalla paura di lasciare da solo il figlio, ma anche dal terrore di rimanere di nuovo solo, dopo l’abbandono della moglie, una moglie amatissima, con il volto di Charlize Theron, che vediamo solo nei flaschback, nella sua paura e fragilità. Assistiamo impotenti alla sua abdicazione alla vita e alla sua spontanea ricerca della morte nonostante le lacrime del marito. La vicenda si svolge, lenta e pesante, lungo la strada, i boschi e la case abbandonate e depredate, verso una meta che dovrebbe portare speranza ma che significherà la fine del viaggio, una distesa di sabbia affollata di oggetti trasportati a un mare che non è più blu.