The Sisters Brothers: recensione del film di Jacques Audiard #Venezia75

The Sisters Brothers

Arriva in concorso a Venezia il western poetico The Sisters Brothers del regista francese Jacques Audiard. Una nuova incursione, dopo The Ballad of Buster Scruggs dei fratelli Coen, nel cuore selvaggio della frontiera americana vista con uno sguardo inusuale, divertente e commovente.

 

I due fratelli Charlie ed Eli Sisters sono due killer al servizio di un potente chiamato Il Commodoro. Sono molto legati tra loro, soprattutto dopo la morte del padre violento e l’allontanamento da casa. Si proteggono l’uno con l’altro, volendosi un gran bene, ma manifestandolo in modo burbero, tra scherzi, litigi e zuffe. Il loro lavoro consiste nel ritrovare persone scomode o banditi. Non esitano a uccidere, senza porsi troppe domande. Charlie in particolare, il fratello più giovane, ha una vera dote naturale per le carneficine. Eli, invece, anche se altrettanto spietato ed esperto con le armi, ha un’indole tranquilla, sentimentale e anela a una vita normale. La loro nuova missione consiste nel rintracciare e riportare indietro un chimico, detentore di una prodigiosa formula per rivelare la presenza dell’oro nei fiumi. Comincia così una spietata e movimentata caccia all’uomo, attraverso il cuore del selvaggio west, ma soprattutto  attraverso il profondo di se stessi.

The Sisters Brothers è una fiaba tenerissima e struggente, che ruota attorno al legame e ai sentimenti più intimi di due fratelli, magnificamente interpretati da John C. Reilly e Joaquin Phoenix.

È un western, perché ambientato nel selvaggio cuore dell’America dei coloni e popolato di pistoleri, mandriani, cercatori d’oro e tutta la fauna tipica da saloon, ma non è un western classico, perché rifugge tutti i canoni del genere, evitando gli stereotipi e trasformando abilmente ogni elemento di questa tipologia di racconto, per contribuire a scandagliare l’emotività e il bisogno di amore che alberga sul fondo dell’animo di ognuno, anche della canaglia più spietata.

A Reilly e Phoenix si aggiungono anche gli ottimi Jake Gyllenhaal e Riz Ahmed, rispettivamente un collega cacciatore di taglie dei due fratelli e il povero indifeso chimico geniale. Anche loro due sono perfettamente calati nel ruolo e riescono a regalare sfumature indelebili, che rimangono scolpite nel cuore dello spettatore.

Il regista Jacques Audiard, reinventa boschi, praterie, villaggi e città del selvaggio west, nel bel mezzo dell’ Europa, lavorando sapientemente tra boschi e praterie, con colori e luci, assecondando ogni mutamento di stato d’animo dei personaggi e imbastendo un’irresistibile, sanguinaria combriccola di forsennati, bisognosi solo di un briciolo di affetto e tranquillità.

Il film è pieno di invenzioni e situazioni, a volte divertenti, altre volte malinconiche, altre ancora struggenti. Ma è imprevedibile, fuori da ogni schema, scorre veloce di sorpresa in sorpresa, senza mai subire rallentamenti o indurre intuizioni legate a dispositivi narrativi ormai consolidati e stantii. Tutto questo grazie a una magnifica sceneggiatura scritta dallo stesso Jacques Audiard insieme a Thomas Bidegain. Ma il merito è dovuto anche al romanzo omonimo di Patrick de Witt da cui è tratto il film.

I meravigliosi costumi sono dell’italiana Milena Canonero, le scenografie di Michel Barthélémy, che ricostruisce sapientemente anche le strade della vecchia San Francisco e un hotel di gran lusso, fornito dei primi bagni con toilette e vasca privata.  Le musiche sono invece di Alexandre Desplat, che si allontana dagli stereotipi, per regalare una partitura dal sapore fiabesco, perfetta per sottolineare i turbamenti dei quattro protagonisti. Questi sono solamente alcuni dei creatori di questa favola western, frutto di una co-produzione di tanti paesi europei tra cui Francia, Belgio, Romania e Spagna.

The Sisters Brothers potrebbe definirsi un emo-western, che conquisterà e commuoverà anche chi non è avvezzo a tale genere, ma che certamente mostrerà il lato più tenero e nascosto del selvaggio west, finora mai raccontato così delicatamente in un film. E per gli amanti di sparatorie, bordelli e saloon… nulla da temere: tutti accontentati!

Venezia 75: Jacques Audiard presenta The Sisters Brothers

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