The Wife – Vivere nell’ombra, recensione del film con Glenn Close

The Wife - Vivere nell'Ombra

The Wife – Vivere nell’ombra è il film che forse verrà ricordato per essere stato quello che ha fatto vincere a Glenn Close un premio Oscar, un riconoscimento che vale molto di più di un premio alla carriera, perché, nel caso si verificasse davvero, sarebbe un premio alla performance, al personaggio, alle leve che questo smuove sotto l’apparente tranquillità di un film classico e per certi versi rassicurante.

 

Diretto da Björn Runge, The Wife – Vivere nell’ombra racconta di una coppia avanti con gli anni, affitata e reciprocamente devota, che viene investita da una notizia elettrizzante: Joe Castleman (Jonathan Pryce) sarà insignito del premio Nobel per la letteratura. Lui è infatti un celebre scrittore, famosissimo e apprezzato, e al suo fianco, Joan è la moglie colta, devota e sempre presente, la compagna perfetta per un uomo dall’ego smisurato eppure sempre dolce e grato alla donna che gli è accanto da una vita.

Su queste premesse, The Wife si candida ad essere un film classico, scolastico quasi, basato sulla linearità della trama, la bravura degli attori e l’impianto teatrale, che si sviluppa in ambienti/scene che mettono in gioco segreti e tensioni. Tuttavia, la scrittura attenta e le vie laterali con cui regia e sceneggiatura ci portano al vero twist, a fine film, indicano un percorso nascosto, una strada che diventa estremamente chiara una volta che viene smossa la polvere che la ricopre.

Perché il film va davvero a smuovere e scoprire il ruolo della donna al fianco del suo uomo, punta il dito contro il maschilismo più assurdo e radicato in moltissima parte della popolazione femminile: il maschilismo avvinghiato alla testa delle donne stesse, che si sentono non abbastanza, non adeguate, bisognose, dipendenti, pur essendo spesso soltanto accanto all’uomo sbagliato che non è in grado di farle splendere per ciò che sono, per paura di una propria carenza.

E così Joan diventa un simbolo, una donna che vive tutta la vita in funzione di un uomo che ritiene migliore di lei, forse, o che semplicemente le fa comodo assistere fino a che, alla fine, il riconoscimento supremo (il Nobel) non fa scattare un click nella sua testa, quando ormai è troppo tardi. E così la protagonista si trova a fare la scelta che ha rimandato per tutta la sua vita.

Elemento di disturbo, sasso che cade al centro del lago e fa increspare le onde della tranquilla esistenza di Joan è il giornalista interpretato da Christian Slater che, come un tarlo, si insinua nella convinzione granitica della protagonista e regala al film anche momenti di tensione, inaspettati, che conferiscono al film tono più oscuro di quanto ci saremmo aspettati.

Con The Wife – Vivere nell’ombra, Glenn Close consegna al pubblico, nell’epoca del me too, un ritratto che racchiude la rivoluzione nella rivoluzione, una scossa, un presa di coscenza, la rappresentazione di un modello di donna diffuso e nascosto, nell’ombra dei secoli. Ogni sorriso tirato, ogni lacrima trattenuta, ogni gesto interrotto è un muro che cade, un macigno che rotola via da secoli di quella sottomissione quasi cercata, verso la consapevolezza.

The Wife – Vivere nell’ombra, il trailer

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Chiara Guida
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Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
the-wife-vivere-nellombraCon The Wife – Vivere nell’ombra, Glenn Close consegna al pubblico, nell’epoca del me too, un ritratto che racchiude la rivoluzione nella rivoluzione, una scossa, un presa di coscenza, la rappresentazione di un modello di donna diffuso e nascosto, nell’ombra dei secoli.