Un Matrimonio da Favola: recensione del film dei Vanzina

I fratelli Vanzina tornano dietro la macchina da presa con un racconto dal sapore “amarcord” dopo l’incursione recente nello spensierato mondo di Sapore di Te, e lo fanno confezionando una commedia corale che nelle intenzioni si avvicina al gusto delle commedie francesi più recenti e campioni d’incassi. Stiamo parlando di Un Matrimonio da Favola, loro prossima fatica in uscita il 10 Aprile.

 

Un Matrimonio da Favola, il film

La storia ruota intorno a Daniele (Ricky Memphis), un impiegato di una banca svizzera trapiantato per necessità da Roma a Zurigo, che si appresta a sposare Barbara, la bellissima figlia del banchiere presso cui lavora. In occasione del matrimonio riunisce gli inseparabili amici del liceo, i quali però si sono persi di vista per vent’anni: Luca (Adriano Giannini), l’affascinante migliore amico con l’istinto del viaggiatore, ora fa la guida turistica; Giovanni (Emilio Solfrizzi) che sognava di diventare agente di Borsa, ora vende… borse in un negozio ed è sposato con Paola (Paola Minaccioni), avvocato divorzista inflessibile ed in carriera affetta da gelosia patologica che mal sopporterebbe la liaison del marito con la bella- e schietta- commessa Sara (Ilaria Spada), in trasferta con lui a Zurigo in occasione del matrimonio; ci sono poi Alessandro (Giorgio Pasotti) che si è dedicato alla carriera militare come voleva suo padre, impedendosi così da solo di esprimere liberamente la sua vera natura (è gay infatti e convive col compagno Roberto) e infine c’è Luciana (Stefania Rocca), l’asso della squadra di calcio che ha abbandonato la carriera sportiva ripiegando su un matrimonio col perito della sua assicurazione dopo un grave incidente, il pignolo ed insopportabile Fabio (Riccardo Rossi).

In una girandola di intrighi, coppie che si scambiano, gag comiche e situazioni paradossali che ricordano da vicino la struttura della pochade francese, i cinque amici rimettono in discussione le loro vite, preparandosi ad affrontare al meglio il secondo tempo della loro esistenza, che li aspetta. Nonostante l’idea promettente su carta, gli interessanti spunti narrativi si perdono in una messinscena caotica e boccaccesca, con gag viste e straviste con non aggiungono niente di nuovo alla classica tradizione della commedia vanziniana. Qui i due fratelli riescono a confezionare un prodotto d’intrattenimento più godibile, ma la debolezza tecnica tende a trascinare tutto il sistema nello strapiombo del cliché, della noia e della monotonia visiva, concedendo solo qualche battuta qua e là e regalando  momenti più divertenti (perché veri e schietti) al personaggio dello zio ladro, interpretato da uno scoppiettante e brioso Max Tortora. Il film, più che il sapore d’amarcord, sembra avere il sapore del già visto e della prevedibilità più scontata.

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Ludovica Ottaviani
Ex bambina prodigio come Shirley Temple, col tempo si è guastata con la crescita e ha perso i boccoli biondi, sostituiti dall'immancabile pixie/ bob alternativo castano rossiccio. Ventiquattro anni, di cui una decina abbondanti passati a scrivere e ad imbrattare sudate carte. Collabora felicemente con Cinefilos.it dal 2011, facendo ciò che ama di più: parlare di cinema e assistere ai buffet delle anteprime. Passa senza sosta dal cinema, al teatro, alla narrativa. Logorroica, cinica ed ironica, continuerà a fare danni, almeno finché non si ritirerà su uno sperduto atollo della Florida a pescare aragoste, bere rum e fumare sigari come Hemingway, magari in compagnia di Michael Fassbender e Jake Gyllenhaal.