Un Re allo Sbando – King of the Belgians è la commedia che ha riscosso molto successo e clamore alla passata edizione della 73esima edizione del Festival di Venezia, scritta e diretta da Peter Brosens e Jessica Woodworth, passato da documentaristi e presente immerso nelle commedie ciniche e caustiche.
Allontanandosi dal rigore tipico dei film provenienti dal Belgio, i due registi si avventurano nei territori del folle road movie e della fantapolitica (spesso più vera del vero): Re Nicolas III (Peter Van den Begin) è il taciturno monarca del piccolo stato che costituisce il cuore dell’Europa per via della sua posizione geografica. Insieme al suo valletto Carlos (Titus De Voogdt), il Maestro del protocollo del Palazzo Reale Ludovic (Bruno Georis) e l’addetta stampa Louise (Lucie Debay) deve affrontare una missione diplomatica in Turchia, ad Istanbul, seguito passo passo dal documentarista inglese Duncan Lloyd (Pieter van der Houwen) che sta girando un documentario proprio sul sovrano. Ma l’annuncio scioccante che la Vallonia ha dichiarato l’indipendenza frantumando il sogno di un Belgio unito, costringe il Re a compiere l’impossibile: imbarcarsi in un folle viaggio di ritorno attraverso l’entroterra dei Balcani insieme al suo “team”, pur di tornare a casa e lasciarsi alle spalle la Turchia colpita da una tempesta solare. Ovviamente il viaggio non sarà scevro da imprevisti e difficoltà che renderanno la missione sempre più impossibile.
Un Re allo Sbando recensione del film di Peter Brosens e Jessica Woodworth
Un Re allo Sbando è, a tutti gli effetti, una commedia di viaggio e in viaggio: rispetta i canoni del road movie medio, toccando quei punti alla base del genere. La scelta di Brosens e della Woodworth di girare il film dal punto di vista – privilegiato – di Lloyd, il documentarista, non solo è una scelta legata al loro passato (prossimo) professionale, ma conferisce al lungometraggio l’aspetto di un incalzante mockumentary che ha come fulcro principale il Re, questo sovrano allo sbando che è immagine allegorica di un’Europa stretta nella morsa delle proprie problematiche. Lo scenario descritto non è poi così “fantapolitico”, visto che davvero la Turchia è ad un passo dall’entrata nell’Unione Europea e il Belgio sta attraversando delle turbolenze legate al terrorismo; Un Re allo Sbando è un viaggio nell’anima di un uomo, oltre i confini imposti dal protocollo e dal proprio ruolo sociale.
Nel corso dei 94’ che si susseguono sullo schermo, possiamo osservare Nicolas III che si trasforma lentamente fino a diventare semplicemente Nicolas, l’uomo alla ricerca dell’essenza della Felicità in uno dei posti più vessati dagli orrori della guerra e dalle contraddizioni della Storia: i Balcani. Il viaggio raccontato è un viaggio nell’Io (di un monarca europeo), nell’anima, nell’Identità (di un’Europa confusa) e nella memoria di Serbia, Montenegro, Albania e Bulgaria segnate dalla lunga guerra dei Balcani che ha determinato le sorti di questi stati nel corso degli anni ’90. Ma è un viaggio nella memoria anche per il personaggio di Lloyd, che non solo si confronta con la sua identità di giornalista e testimone (con tutte le implicazioni etiche del caso) ma con la memoria di un passato da reporter di guerra che non vuole ricordare, ma che sarà costretto a rievocare per portare in salvo, fino a casa, Nicolas, Ludovic, Louise e Carlos.