Vermiglio: la recensione del film di Maura Delpero – Venezia 81

Il film è l'opera seconda della regista.

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Dopo Maternal, opera prima di grande pregio che ha avuto una vita festivaliera molto fortunata, partendo dal San Sebastián International Film Festival e arrivando ai David di Donatello, Maura Delpero arriva in Concorso alla 81° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia con la sua opera seconda, Vermiglio, un toccante spaccato di vita montana, ambientata nell’omonimo villaggio della Provincia autonoma di Trento, nel corso dell’ultimo anno della Seconda Guerra Mondiale.

 

Vermiglio, un paese di montagna sullo sfondo della guerra

A Vermiglio è inverno, la neve scende fitta e cade accumulandosi alta. La guerra sta finendo, lontano da lì, ma i soldati partiti e non tornati hanno ferito anche il villaggio. La grande famiglia di cui ci viene raccontata la storia si scalda nei letti affollati. C’è Lucia, la sorella maggiore, che munge la mucca, quel latte sarà diviso per tutti i suoi fratelli e sorelle dalla madre, Adele. Tutta la famiglia si dispone intorno al tavolo, in ordine di grandezza, e condivide il pane e il latte. A capotavola c’è Cesare, il padre ma anche il maestro del villaggio. Dall’inizio, Vermiglio si racconta partendo da minuscoli dettagli, gli arredi rustici, il profumo del latte caldo, la pelle liscia della mucca. Una storia domestica che si incastra nella cornice bellica e in qualche modo ne subisce le conseguenze, una storia di comunità, in cui ci si accoglie e ci si aiuta. Il gruppo è culla all’interno del quale l’individualità sboccia, prepotente, come quella di Dino, figlio maggiore in conflitto con il padre, o meglio e più quella di Flavia,la figlia intelligente, quella prescelta per continuare gli studi, o ancora Ada, la “sorella oscura” che alterna le sue giornate tra la scoperta di sé e il desiderio di conoscenza con un fitto diario di penitenze per i suoi “peccati”.

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Una storia di nascite e tragedie

Vermiglio è testimone l’alternarsi delle stagioni nel corso di un intero anno, racconta della comunione tra l’uomo e la natura in un mondo in cui i ritmi sono dettati dalla montagna, la fa con grandi e piccole svolte, con nascite e morti, tragedie e sorrisi, ma niente sarà mai più importante della vita nei campi e nella fattoria, dove tutto è lento, pigro, inesorabile, proprio come lo scorrere delle stagioni che il maestro prova a spiegare nell’unica classe del paese, aiutato dalla musica di Vivaldi, che si porta appresso con il suo grammofono. “Cibo per l’anima”, dirà alla moglie di nuovo incinta e preoccupata più del cibo per il corpo dei suoi tanti figli.

Il linguaggio del film è come quello della natura e di quella vita. Ogni momento e svolta sono raccontati con uno sguardo asciutto che lascia intuire quello che succede, lasciando fuori scena i momenti più “violenti” e prediligendo una dolcezza e una emozione per la purezza dell’immagine. La costruzione è preziosa e attenta, Delpero gestisce gli spazi e gli scambi con grande sapienza e gusto, come la sequenza in cui capiamo che il più piccolo di casa è morto. C’è pudore, delicatezza, dolcezza anche nel rappresentare la ruvidità della vita di montagna e c’è una fotografia raffinatissima, che in molti momenti ricorda il quadri di Vermeer.

C’è anche tanto affetto in Vermiglio, una storia estremamente personale per la regista, che parla di donne e segreti e di rispetto per la vita, in senso più spirituale che religioso, volta verso il futuro.

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Sommario

C’è anche tanto affetto in Vermiglio, una storia estremamente personale per la regista, che parla di donne e segreti e di rispetto per la vita, in senso più spirituale che religioso, volta verso il futuro.

Chiara Guida
Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.

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