Ville-Marie: recensione del film con Monica Bellucci

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Dopo Marécages, presentato alla Settimana della critica a Venezia, il regista canadese Guy Èdoin torna al lungometraggio con Ville-Marie. Il film è un dramma corale che racconta una tragica notte nei corridoi e nelle camere di una clinica, la Ville-Marie, a Montreal, dove un ragazzo, investito da un’ambulanza, combatte per la propria vita, un’infermiera che lo accudisce rivive il suo dramma personale, la perdita di un figlio, e una donna, una celebre attrice, non riesce a stare vicina a quello stesso figlio morente.

Protagonista carismatica della pellicola è Monica Bellucci, che interpreta la famosa attrice Sophie Bernard (nomen omen), con un rapporto conflittuale con il figlio. Nonostante però la fisicità che riempie lo schermo, la Bellucci non riesce a dare vera autenticità alle sue emozioni sullo schermo, risultando sempre un po’ costruita, forse fuorviata dal contesto. Nonostante l’appello a sentimenti universali e emozioni facilmente correlabili con il pubblico, Èdoin non riesce a innescare un vero e proprio legame con il pubblico, affidandosi a degli interpreti che purtroppo non sono supportati da una sceneggiatura all’altezza dei sentimenti e delle forti emozioni che si vorrebbero scomodare.

Ville-Marie

Sommario

Nonostante l’appello a sentimenti universali e emozioni facilmente correlabili con il pubblico, Èdoin non riesce a innescare un vero e proprio legame con il pubblico.
Chiara Guida
Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.

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