Vjeran Tomic – Lo Spider-Man di Parigi: recensione del documentario su Netflix

Il docufilm ricostruisce in primis la rapina avvenuta nel 2010 al Museo d'Arte Moderna di Parigi, denominato come “il furto del secolo”

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Aggirarsi per le strade di una dormiente e ricca Parigi; saltare da un tetto all’altro come un felino; trovare il giusto ingranaggio per irrompere in uno dei musei più importanti d’Europa rimanendo invisibili. Una descrizione che nella storia della criminalità riconduce a Vjeran Tomic, non un ladro gentiluomo come Lupin, ma di certo uno di quelli astuti e intelligenti, che verrà per sempre ricordato come colui che ha messo a punto il “furto del secolo”. Qualcuno lo ha soprannominato Spider-Man e il nuovo documentario targato Netflix diretto da Jamie Roberts, Vjeran Tomic – Lo Spider-Man di Parigi ci dimostra subito il perché: un uomo che riesce a scalare gli alti palazzi della città francese con agilità – e soprattutto facilità – senza accusare la minima fatica non può che lasciare perplessi, increduli e pure piacevolmente meravigliati.

 

Quasi come se fosse davvero un ragno, una creatura bizzarra, quasi chimerica. Questo ladro è riuscito nel 2010 a rubare ben cinque quadri di valore nel Museo d’Arte Moderna di Parigi, fra cui un Picasso e un Modigliani, ad oggi ancora dispersi. Come ha fatto lo spiega lui stesso nel docufilm, una storia di strategia e ingegno, che lascia tanto basiti quanto colpiti da un personaggio che, nel sentirlo parlare, si ammanta di quel fascino malandrino ma al tempo stesso quasi buono che diventa difficile non simpatizzare per lui. Pur, attenzione, condannando tutte le sue azioni illecite. Dalla prima all’ultima.

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Vjeran Tomic – Lo Spider-Man di Parigi: dentro la storia del ladro

È il 2010 quando al Museo d’Arte Moderna di Parigi la Polizia scopre essere stati rubati cinque quadri dal valore inestimabile. Un vero atto di violenza, una violazione del patrimonio artistico di tutta l’Europa. Le telecamere interne del Museo hanno rilevato la presenza di qualcuno, incappucciato e mascherato, per cui è impossibile capire chi sia. Addirittura è complicato distinguerne il sesso. Quell’uomo non è altro che Vjeran Tomic, soprannonimanto Spider-Man per la sua capacità di arrampicarsi sui palazzi di Parigi e saltare da un tetto all’altro. Sono acrobazie, le sue. Abilità che non si incontrano molto spesso. Da quel furto, considerato un vero e proprio colpo grosso, si ripercorre tutta la vita dell’uomo: la sua vita in Bosnia, il suo periodo con i nonni, la malattia della madre e le prime rapine quando era piccolo. Un’esistenza passata a rubare, in particolare ai ricchi, diventata come lui stesso ammette un’ossessione. Una dipendenza. La storia di Tomic è fatta di difficoltà ad adattarsi, di famiglia disfunzionale, passato burrascoso, ma anche di compiacimento verso le sue azioni che lui stesso spettacolarizza, e che nel profondo però nascondono solo il bisogno di essere apprezzato e considerato.

Vjeran Tomic Lo Spider Man di Parigi

Dal punto di vista di Tomic

Il racconto dell’accaduto in Vjeran Tomic – Lo Spider-Man di Parigi è dei più peculiari: a narrare, come fosse uno dei più grandi Maestri dell’imbroglio, è lo stesso Tomic. Che davanti alla macchina da presa, la quale cattura ogni sua percettibile sfumatura espressiva, si sente a proprio agio, soddisfatto dello spettacolare furto commesso mentre rivela i suoi “trucchi del mestiere”. Non è la prima volta che in un documentario sia lo stesso protagonista a dialogare con lo spettatore di sé, ma quando si tratta di un criminale è inevitabile provare all’inizio un po’ di straniamento. Eppure Tomic, pur riavvolgendo il nastro dei suoi reati ma anche della sua stessa vita, appare come una persona dietro la cui forza apparente giace una certa fragilità esistenziale.

Inoltre, pur invadendo la loro privacy e non pentendosene, si dimostra attento alla sue vittime. Esordisce con un disprezzo nei confronti dei ricchi, gli stessi che all’inizio della sua “carriera da ladro” colpisce, infiltrandosi nelle dimore dei quartieri d’elité parigini. Ma comunque sottolinea di non aver mai avuto intenzione di fare del male a qualcuno e mai ne ha fatto. Tutto questo non lo rinfranca dalle violazioni perpetrate sia nelle case che al Museo, ma ci fornisce un quadro generale di una persona che, pur ossessionata dalle rapine, sa che le sue azioni sono condannabili. È lucida e presente a se stessa. Tanto da ammettere le sue colpe una volta che la Polizia – anch’essa stupita dalla sua trasparenza e dignità – lo arresta per i furti dei quadri.

Un abile Spider-Man

Vjeran Tomic – Lo Spider-Man di Parigi, per farci entrare ancora di più in quel che è stato il grande colpo al Museo, ripercorre con una ricostruzione accurata e ricca di dettagli ogni momento che ha scandito la dinamica. In un avvincente montaggio a incastro vengono mostrate le scene recitate e ben ricostruite, la voce di Tomic che le segue e avvolge per spiegare il suo piano d’irruzione e gli inserti testimoniali della Polizia che ha svolto indagini e inchiesta. Il docufilm non scade mai nel ripetitivo, ma lì dove è necessario riempire, la scelta ricade – oltre che sul passato di Tomic e la sua complessa situazione familiare – sul mostrarci come l’uomo ha fatto nel tempo a entrare furtivamente nelle case delle persone.

Con una action cam, Vjeran Tomic – Lo Spider-Man di Parigi ci porta sui tetti della città insieme al ladro, ci fa vivere le sue spericolate acrobazie, mentre lui stesso ci racconta quanti anni ha impiegato per affinarne la tecnica. Entrare nel folle mondo di Tomic e conoscerlo dal suo punto di vista risulta perciò essere interessante, in primis per comprendere meglio cosa si cela dentro menti criminali simili. L’unica nota sprecata di tutto il documentario è la testimonianza dei derubati, un contraltare perfetto per restituirci una doppia visione della stessa realtà, i quali però non hanno avuto il giusto spazio all’interno della storia come in realtà avrebbero meritato.

Sommario

Il documentario ripercorre con una ricostruzione accurata e ricca di dettagli ogni momento che ha scandito la dinamica. In un avvincente montaggio a incastro vengono mostrate le scene recitate, la voce di Tomic che le segue e avvolge per spiegare il suo piano d'irruzione e gli inserti testimoniali della Polizia che ha svolto indagini e inchiesta. Un'operazione che risulta interessante e convincente.
Valeria Maiolino
Valeria Maiolino
Classe 1996. Laureata in Arti e Scienze dello Spettacolo alla Sapienza, con una tesi su Judy Garland e il cinema classico americano. Articolista su Edipress Srl, per Auto.it, InMoto.it, Corriere dello Sport e Tutto Sport. Approda su Cinefilos.it per continuare la sua carriera nel mondo del cinema e del giornalismo, dove attualmente ricopre il ruolo di redattrice. Nel 2021 pubblica il suo primo libro “Quello che mi lasci di te” e l’anno dopo esce il suo secondo romanzo con la Casa Editrice Another Coffee Stories, “Al di là del mare”.

ALTRE STORIE

Il documentario ripercorre con una ricostruzione accurata e ricca di dettagli ogni momento che ha scandito la dinamica. In un avvincente montaggio a incastro vengono mostrate le scene recitate, la voce di Tomic che le segue e avvolge per spiegare il suo piano d'irruzione e gli inserti testimoniali della Polizia che ha svolto indagini e inchiesta. Un'operazione che risulta interessante e convincente. Vjeran Tomic – Lo Spider-Man di Parigi: recensione del documentario su Netflix