È strano svegliarsi il giorno dopo aver perso qualcuno di importante nella propria vita. Non sembra possibile che quest’ultima, che il mondo intero, possano andare avanti mentre c’è chi rimane indietro, strappato all’affetto dei suoi cari senza che si possa mai davvero essere pronti per questo momento. Ciò che resta è un vuoto impossibile da colmare, con cui si può solo imparare a convivere sapendo che sarà sempre difficile trovare le parole per spiegarlo, comprenderlo, accettarlo. Il film Frammenti di Luce (titolo internazionale di Ljósbrot) tenta di fare proprio questo, raccontare l’irracontabile: quel senso di lutto capace di far sentire smarriti come nient altro al mondo.
Il regista islandese Rúnar Rúnarsson presenta questo suo nuovo lungometraggio nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes 2024. Anche nei suoi precedenti lavori egli affrontato momenti spartiacque nella vita dell’essere umano: dalla riconciliazione di un uomo con i suoi figli e la moglie al capezzale di quest’ultima (Volcano, 2011) allo stravolgimento nella vita di un adolescente al momento del suo trasferirsi dalla città ad un piccolo villaggio (Passeri, 2015). Ma anche con i suoi cortometraggi Two Birds (2008) e Anna (2009), Rúnarsson ha ribadito il suo interesse nei confronti del passaggio da un’età ad un’altra, con tutte le speranze e le paure che tale trasformazione porta con sé.
La trama di Frammenti di Luce
Protagonista del film è Una (Elín Hall), studentessa di arti performative e membro di una band in cui vi è anche il suo amico Diddi (Baldur Einarsson). Ma tra di loro c’è ben più che una semplice amicizia. I due si sono innamorati e vivono quel loro amore con l’intensità di cui solo i giovani sono capaci. Sono però costretti a tenere segreto il loro rapporto, in quanto Diddi è in realtà fidanzato con Klara (Katla Njálsdóttir), dalla quale però è pronto a separarsi. Proprio durante il viaggio con cui intende raggiungerla per annunciarle la fine del loro rapporto, un terribile incidente lo strappa alla vita. Per Una, Klara e i loro amici ha così inizio la giornata più lunga della loro vita, durante la quale dovranno fare i conti con quella scomparsa.
Quando la luce si spezza
Il racconto di Frammenti di Luce si svolge nell’arco di 24 ore, iniziando con un tramonto e terminando con quello del giorno successivo. Un intervallo temporale nel quale la vita dei protagonisti cambia per sempre in modi inaspettati. Dalle risate e dalle tenerezze iniziali si passa agli occhi gonfi di lacrime, alla voce rotta e a quella sensazione di cuore in pezzi che puo rivelarsi molto più concreta di quel che si potrebbe pensare. Per Una, in particolare, si manifesta anche un sentimento di estraneità, proprio per via di quel suo segreto che sembra ora destinato a rimanere per sempre tale.
Rúnarsson sottolinea questo suo stato d’animo seguendola con la macchina da presa sempre alle sue spalle, negandoci in più occasioni il suo volto quasi come volesse proteggerla dagli sguardi indagatori del pubblico. Nei suoi occhi rossi si nasconde quella verità che deve essere protetta. Queste premesse narrative potrebbero far pensare ad un inevitabile confronto tra le due ragazze ma più si procede nella visione più diventa chiaro come l’intento del regista non sia quello di giungere ad un climax di questo tipo, bensì mostrare come un comune dolore possa permettere di appianare ogni divergenza in virtù di un reciproco sostengo.
È così che in Frammenti di Luce si susseguono una serie di scenari con cui i giovani protagonisti cercano di venire a patti con quel dolore, sfogandosi come loro possibile. Che sia bevendo in onore dell’amico scomparso o danzando fino allo stremo, il regista li raffigura sempre con un’innocenza disarmante, che porta a chiedersi come sia possibile che ragazzi così giovani debbano confrontarsi con qualcosa di così grande e spaventoso. Ma è solo un’altra domanda a cui non c’è risposta, per cui non resta che lasciarsi andare e abbracciare l’ignoto.
Cosa resta di chi se ne va
Frammenti di Luce cerca dunque di catturare uno stato d’animo e riproporlo sul grande schermo e l’impressione è che, seppur non porti a compimento tutte le sue idee, riesca in ogni caso a restituire il dolore e la paura dei suoi protagonisti. Nel raccontarli, il regista riesce a farlo grazie ad una serie di immagini e battute che difficilmente non faranno scattare nello spettatore la molla dell’immedesimazione. Si ricerca dunque un senso alla morte, ancora oggi incomprensibile e inaccettabile, specialmente nel momento in cui ci costringe a confrontarsi su ciò che resta – in noi o nel mondo – di chi se ne va.
Come si diceva, non tutte le situazioni proposte da Rúnarsson si risolvono o sembrano apportare ulteriore valore al racconto, ma grazie anche alla breve durata del film e alla bravura dell’attrice Elín Hall, silenziosa e profondamente espressiva, si segue con attenzione quest’opera “piccola” intenzionata a parlare di cose grandi. L’aspetto più bello, però, è il fatto che il regista riesca ad affrontare un argomento pesante come questo con quella grazia e quella tenerezza che sembrano essere due dei possibili ingredienti per superare la morte.
Frammenti di Luce
Sommario
Frammenti di Luce affronta con grazia e leggerezza il tema del lutto, di chi scompare improvvisamente e di ciò che resta di loro. Il regista si pone dalla parte dei suoi giovani protagonisti e li segue nel loro tentativo di confrontarsi con qualcosa di così grande e spaventoso. Non interessato a raccontare una storia con colpi di scena, Rúnarsson si concentra sul rendere una serie di stati d’animo ed emozioni.