Eddie Redmayne intervista al protagonista di La Teoria del Tutto

Eddie Redmayne è stato ospite al Torino Film Festival per presentare il suo film La Teoria di Tutto, in cui interpreta lo scienziato Stephen Hawking. Ecco cosa ci ha raccontato della sua esperienza sul set e nel film in cui ha dato corpo e anima ad una delle più grandi menti viventi.

 

Parlami del tuo primo incontro con Stephen Hawking.

Il mio primo incontro con Stephen c’è stato più o meno quattro o cinque giorni prima dell’inizio delle riprese. Avrei preferito incontrarlo prima, ma lui era impegnato nella promozione di un documentario sulla sua vita e ha avuto dei problemi abbastanza seri, è un uomo molto impegnato. Sono andato all’incontro molto eccitato, ero in trepidazione … ero preoccupato di rendermi conto che alcune cose che avevo fatto per preparare il personaggio erano sbagliate. Quando l’ho incontrato, era a Cambridge, aveva una squadra di infermiere che si prendevano cura di lui e mi hanno portato nella cucina dov’era lui, e poi ho passato circa un’ora a cercare di essere me stesso con lui. Ora lui può utilizzare solo gli occhi per comunicare. Ha degli occhiali con un sensore e un computer con le lettere dell’alfabeto, quindi ci mette un po’ per parlare. Quindi gli incontri con lui hanno un ritmo unico, con questi lunghi periodi e in circa tre ore che ho passato con lui, avrà detto circa 8 frasi. Quindi ho cominciato a riempire il vuoto con tante parole. È stato abbastanza imbarazzante. Poi però mi sono calmato e mi ha detto qualche cosa di specifico su se stesso prima che usasse la macchina per parlare. Mi ha detto che la sua voce era molto particolare. Questo è stato molto interessante per me perché ho visto qualche documentario in cui c’è del materiale che lo mostra mentre parla, ma è quasi incomprensibile. Solo i suoi studenti e Jane capivano cosa dicesse, e quindi se volevi essere un suo studente dovevi imparare a capirlo. Io non volevo arrivare a quel punto nel film, perché i produttori erano scettici sull’idea di utilizzare i sottotitoli, allora lui ha proposto che ci fosse qualcuno che traducesse agli altri quello che voleva dire. E così abbiamo fatto. Ho imparato tanto da lui.

Come hai lavorato fisicamente e mentalmente per preparare il personaggio?

Ho provato ad approcciarmi in una maniera tridimensionale. Il film ha molti aspetti, parla di scienza, così ho cominciato a studiare e a leggere un sacco su siti di astronomia, sia complicati che per bambini. Ma la cosa complicata era capire come è stata la progressione fisica della malattia, dal momento che tutti i documentari che ci sono su di lui lo vedono già sulla sedia. La degenerazione della malattia è unica per ogni paziente, perché è una malattia complessa e difficile da seguire, proprio perché è diversa per ognuno, e quindi ho utilizzato molto foto di lui quando era giovane, e le ho mostrate ad una specialista. Guardando le foto del matrimonio, ad esempio, si vede a che il muscolo della sua mano era già andato. E così per ogni anno, attraverso le foto. E ho lavorato con un coreografo per trovare quei movimenti nel mio corpo.

La Teoria del Tutto eddie redmayneCome hai fatto a mantenerti sano dopo tutto questo lavoro?

Non sono completamente sicuro di esserci riuscito. È stata una di quelle esperienze che vivi una volta nella vita, e sai che sarà difficile, ti consumerà e ti cambierà. E una cosa che mi ha detto Charlie Cox, mio amico, è che la cosa bella di quando interpreti personaggi come Stephen Hawking è che non hai scelta, devi dare tutto.

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Hai visto la versione televisiva del film con Benedict Cumberbatch?

Io e Benedict siamo amici, penso che sia un attore fenomenale. Non ho visto il film per non esserne influenzato. Ma lo farò appena avrò finito la promozione di questo film.

La scena più difficile, aspetti la nomination?

Le scene più difficili sono state quelle lunghe, e poi quelle in cui dovevo muovere la sedia a rotelle facendo attenzione a non muovere le mani, ma solo le dita. Per i premi, quando si sceglie un ruolo del genere si sa che la considerazione per i premi è alta, ma non è per questo che scegli il film. Quando ho accettato questa proposta ho pensato che fosse una storia straordinaria, e per me il più grande premio è stato quando lui ha visto il film ed è stato gentile con me. Non ho aspettative oltre al film. Non ho visto Stephen dopo che lui aveva visto il film, ma ho letto delle interviste, e so che è stato incredibilmente generoso. Nel film non avevamo la sua voce che è sotto copyright, ma lui ce l’ha offerta per il film. Ė stato davvero generoso.

In che aspetto assomigli a Stephen Hawking, in che modo ti relazioni a lui?

È difficile da dire. Penso che nelle relazioni umane si possa trovare la nostra somiglianza, nell’amore, nella sofferenza. Ma non posso definirmi un genio come lui, e per quanto abbia letto e studiato sulla SLA non posso assolutamente immaginare cosa debba significare vivere in quel modo.

Questa è anche una storia d’amore. Hai incontrato Jane?

Sì, sempre prima delle riprese. Ci ha invitati tutti a cena, e mentre eravamo lì ho trovato Felicity (Jones) che si misurava i suoi vestiti insieme a lei. E ci ha aiutato sul set. Quando dovevo camminare per Cambridge come un giovane Stephen Hawking, lei diceva ‘no no devi essere più scompigliato’, e mi scompigliava i capelli. È bellissimo per un attore avere la persona vera che ti dice esattamente cosa fare. Quello che penso di questa storia d’amore? Beh loro sono delle persone così straordinarie, non stanno più insieme ma sono amici, hanno avuto alti e bassi come in tutte le relazioni. È una cosa ammirevole secondo me.

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