12 Anni Schiavo: recensione del film di Steve McQueen

12 anni schiavo

Autore di grande talento, dallo stile misurato ed intenso, Steve McQueen si è messo alla prova con una storia vera, un racconto che parla di dignità, di umanità e di rispetto ma paradossalmente soprattutto di schiavitù. La storia di 12 Anni Schiavo è quella di Solomon Northup un nero libero che, prima della Guerra di Secessione, nel 1841, viene ridotto in schiavitù con l’inganno, e costretto a lavorare nei campi di cotone per 12 anni, prima di ritrovare la libertà. La sceneggiatura del film, scritta da John Ridley e basata sull’autobiografia di Solomon stesso, ci pone dal punto di vista dello schiavo, della persona trattata come oggetto, e ci fa entrare nella testa di questi uomini, trattati alla stregua di bestie, che cercando di sopravvivere hanno chinato la testa. Solomon in particolare ha sempre cercato di mantenere dentro di sé il ricordo vivo della sua famiglia, in modo tale da conservare la sua dignità di uomo.

 

McQueen coglie il cuore doloroso di questa vicenda, lo trasforma in una pellicola potente ed emozionante, che mostra la sofferenza e la violenza dell’uomo sull’uomo senza indulgere troppo sulla crudeltà. Il suo lavoro di regia è composto da bellissimi piani sequenza e movimenti attraverso lo spazio dei personaggi; il racconto procede per sottrazione, con molti momenti di immobilità, ad indagare lo spazio e le espressioni sui volti, straordinari e comunicativi, dei suoi protagonisti. In particolare Chiwetel Ejiofor, nei panni di Solomon Northup, colpisce con u  na recitazione misurata, contenuta, non immune da momenti plateali ma sempre mirata a mantenere fede all’atteggiamento del personaggio: all’apparenza mite e sottomesso, ma con un cuore anelante alla libertà che gli ha permesso di non abbrutirsi per i 12 lunghi anni passati in schiavitù. Chiwetel Ejiofor non è il solo grande performer di questo film.

12 Anni Schiavo recensione

Michael Fassbender, nei panni di un proprietario terriero iracondo, furioso e autodistruttivo, offre una performance schizofrenica e dolorosa; la magnifica Lupita Nyong’o è la schiava Patsey, la favorita del padrone che raccoglie tutto l’odio della sua consorte, un’algida e spietata Sarah Paulson. Ma nel film brillano tanti grandi attori in piccoli ruoli come il crudele Paul Dano, il cattivo Paul Giamatti, il liberale Brad Pitt e il mite padrone Benedict Cumberbatch. La particolarità della storia sta proprio in tutti questi diversi ritratti umani: il bene e il male sono equamente distribuiti da una parte e dall’altra, senza distinzioni nette, senza separazioni approssimative e definitive tra ciò che è bianco e ciò che è nero, ma con una grande valorizzazione della scala di grigi di cui si dipinge l’umanità.

Doloroso e straziante, ma allo stesso tempo delicato e poetico, 12 Anni Schiavo è uno dei principali candidati alla corsa agli Oscar, con nove nomination, e senza dubbio uno dei film migliori che vedremo quest’anno.

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RASSEGNA PANORAMICA
Voto di Cinefilos.it
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Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
12-anni-schiavo-recensione-del-film-di-steve-mcqueenDoloroso e straziante, ma allo stesso tempo delicato e poetico, 12 Anni Schiavo è uno dei principali candidati alla corsa agli Oscar, con nove nomination, e senza dubbio uno dei film migliori che vedremo quest’anno.