Doppio gioco film recensione

Doppio gioco è un thriller movie diretto da James Marsh (Man of wire, Red Riding, Project Nim) e sceneggiato da Tom Brady, un ex corrispondente nell’Irlanda del Nord negli anni caldi del terrorismo rivoluzionario irlandese. Una spy-story con qualche riferimento storico e sociale ma che cerca di mantenersi lontana da eccessivi coinvolgimenti politici. Una struttura narrativa, per buona parte del film, piuttosto semplice e lineare, che solo in un sorprendente finale sterza verso soluzioni inaspettate e impreviste.

 

In Doppio gioco Colette McVeigh (Andrea Riseborough) è una giovane donna irlandese che vive a Belfast con il figlioletto, la madre e i due fratelli, attivisti dell’Ira. Anche Colette è una volontaria del movimento terroristico indipendentista, e sarà proprio lei a fallire un attentato nella metropolitana di Londra. Catturata da agenti segreti del MI5 conoscerà l’agente Mac (Clive Owen) il quale le offre la libertà e la possibilità di crescere il proprio figlio in cambio di informazioni. Colette diventa così, suo malgrado, una spia all’interno della propria famiglia, costretta a rinnegare e tradire i propri ideali e le persone a lei più care per il bene del proprio figlio; ma sia lei che Mac scopriranno presto che il gioco è molto più intricato di quanto possa apparire.

Doppio gioco, il film

Doppio gioco recensione

Colette, interpretata da una non convincentissima Andrea Riseborough, vive il dramma della guerra civile nordirlandese sin dagli anni dell’infanzia quando un suo fratellino, che andò a prendere le sigarette al padre al posto suo, venne coinvolto mortalmente in un conflitto a fuoco. Da qui la sua collaborazione con l’Ira di cui Gerry e Connor, i suoi due fratelli, sono membri operativi.

Il film di Marsh vuole incentrarsi soprattutto sul dilemma morale interiore che la protagonista si trova ad affrontare: rinunciare alla libertà e alla possibilità di crescere il proprio figlio oppure tradire la propria famiglia e i propri ideali per poter essere una madre? Doppio gioco non si presenta quindi come un film di denuncia a forte connotazione socio-politica come il celebre e bellissimo Nel nome del padre di Jim Sheridan, ma si propone come un classico thriller, una classica spy-story. A dire la verità il risultato non è eccellente, il film non è efficace né in un verso e nemmeno nell’altro. Dice poco sul contesto sociale e politico della Belfast dei primi e ancora caldi anni ’90 e non convince pienamente come thriller-movie.

Ritmi troppo lenti, dialoghi inconcludenti e una tensione emotiva troppo flebile per un film con i presupposti prima citati. Le stesse interpretazioni dei principali protagonisti seguono la scia del ritmo blando e stanco che pervade tutto il film. Andrea  Riseborough mantiene costantemente un’espressione inespressiva e sfiduciata che accentua, con risultati negativi, la figura della donna stanca del ruolo che ha all’interno dell’Ira, mentre Clive Owen si adegua ai toni bassi e dinoccolanti del film con un’interpretazione senza acuti.

Gli unici “sussulti” sono concentrati in un finale abbastanza sorprendente ma a cui è negata la giusta dose di attesa da una sceneggiatura che in precedenza aveva omesso elementi importanti e necessari a delineare tutti gli aspetti più incisivi della trama. Un film con delle buone premesse e un’ intrigante idea di base quindi ma che alla resa pratica dei fatti non convince lasciando nello spettatore un senso di inappagamento. Doppio gioco di James Marsh sarà in uscita nelle sale italiane a partire dal prossimo 27 giugno.

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