La mossa del pinguino

Arriva nelle sale italiane il primo film da regista di Claudio Amendola, La mossa del pinguino, film che vede protagonisti un cast d’eccezione composto da Edoardo Leo, Ricky Memphis, Antonello Fassari e Ennio Fantastichini.

 

In La mossa del pinguino Bruno (Edoardo Leo) e Salvatore (Ricky Memphis) sono amici e precari, uno sotto sfratto, l’altro col padre malato a carico. Bruno è un Peter Pan inconcludente e un po’ folle, amante delle imprese impossibili. Salvatore lo asseconda per amicizia. Così pensano di mettere su una squadra di curling e partecipare alle Olimpiadi invernali, convinti che sia facile, sognando di vincere e magari arricchirsi. Neno (Antonello Fassari) e Ottavio (Ennio Fantastichini) – un biscazziere mago del biliardo e un rigoroso vigile pensionato, patito di bocce, entrambi senza nulla da perdere – sono i compagni ideali. Quest’avventura rimette tutti in gioco.

La mossa del pinguino: il film

Per il suo esordio da regista Claudio Amendola punta sul sicuro: squadra collaudata di amici (con il fratello Giorgio H. Federici alle musiche e la figlia Alessia interprete). Non fa il passo più lungo della gamba, ma ciò che ci si aspetta. Parla di sport come passione e come modo per avvicinare le persone, di amicizia e legami affettivi, di vita quotidiana nella periferia romana con gioie, dolori, sogni.

La trama di La mossa del pinguino sta tra originalità – lo sport poco noto del curling, in cui si fa scivolare una pietra sul ghiaccio aiutandosi con delle “scopette”; la follia del sogno olimpico – e prevedibilità – Leo come bambinone precario che architetta un modo per “svoltare”, lo sviluppo che non riserva grosse sorprese.  Certe dinamiche ne riecheggiano altre (il personaggio di Neno ha un’umanità più simile a quella di Cesare Cesaroni che alla crudeltà di un ex strozzino, Memphis e Fiorentini tornano ad essere padre e figlio).

A dispetto di un titolo non felicissimo, La mossa del pinguino funziona. Funziona perché è una  commedia onesta, con un cast affiatato, dai perfetti tempi comici, ma anche capace di dare corpo a momenti di amaro realismo – l’ormai nota bravura di  Memphis, Fassari e Leo, per non dire di Inaudi e Fantastichini – credibilissimo anche nei panni del burbero vigile burino e zoppo. Notevole anche la disinvoltura del piccolo Damiano De Laurentiis, già ne La nostra vita. La sceneggiatura – di Amendola e Leo con Michele Alberico e Giulio Di Martino – ha un buon ritmo e una scrittura efficace. Si ride per la classica comicità di situazione, sfruttata nella giusta misura. Ma il film ha anche un’anima più seria, mostra la realtà senza ipocrisie né vittimismi, con le sue durezze. C’è abilità nel fotografare certi nodi, certe solitudini, certi tabù come quello della vecchiaia e della morte. Un’attitudine da classica commedia all’italiana che riesce ad avvicinare lo spettatore e creare empatia, al di là della semplice risata.

Dunque un lavoro che non stupisce con effetti speciali, ma rientra nei canoni della commedia italiana che vive di luoghi e storie quotidiane, per chi non ama le  commedie patinate.

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