Studio Illegale: recensione del film di Umberto Carteni

Studio Illegale film recensione

Tratto dall’omonimo romanzo di Federico Baccomo, Studio Illegale è diretto dal quasi esordiente Umberto Carteni (fattosi notare nel 2009 con Diverso da chi?). Commediola goliardica, la seconda pellicola del giovane regista vuole rappresentare una realtà ben precisa: quella dei giovani avvocatucci della Milano bene, arrivisti e scaltri, privati della morale per inseguire la gloria e il successo. Uno sguardo malinconico che rimane però sguardo di superficie, delineando un semplice abbozzo di un ambiente che non viene mai del tutto sviscerato e compreso.

 

In Studio Illegale la vita di Andrea Campi (Fabio Volo), avvocato rampante in un prestigioso studio milanese, si trascina tra interminabili giornate di lavoro, feste notturne e serate “etniche” con bande di giapponesi intenti a divorare sushi mentre seguono le partite dell’Inter. Un’esistenza noiosa e apatica, in cui gli affetti sono quotidianamente sacrificati di fronte alla possibilità di sfondare, una volta per tutte, nella carriera.

La svolta decisiva sembra arrivare quando un collega si butta dalla finestra atterrando sulla lussuosa utilitaria del nostro, al quale verrà affidato un importante caso: l’acquisizione di una ditta farmaceutica di Pinarolo da parte di una multinazionale con sede a Dubai. E per l’occasione, il boss gli affianca il nuovo arrivato Tiziano (Nicola Nocella), praticante ingenuo dall’aria sorniona che Andrea dovrà istruire a dovere per fare di lui un vero e proprio “squalo”.

Ma la mediocrità del protagonista viene messa a nudo dalla splendida Emilie (Zoé Felix), avvocatessa francese ultra-chic della controparte. La soluzione è semplice: sedurre la spocchiosa avversaria.

Gli stessi personaggi sono tratteggiati attraverso poche e fugaci battute, fino a sembrare dei simpatici cliché, più che dei veri caratteri – a partire dal capo Sobreroni (interpretato da Ennio Fantastichini), classico volgarone di bassa lega dalla barzelletta pronta, che non perde occasione per rendersi ridicolo di fronte ai clienti. Anche Emilie non è altro che l’incarnazione della francese glaciale e snob, cui però basta una riunione di lavoro soddisfacente per ricredersi su Andrea e accettare il suo invito galante. Volo  mutua l’apatia che caratterizza la vita di Andrea per trasferirla nella propria interpretazione, risultando così poco incisivo nel ruolo dell’eterno single, incapace di fare quel “salto” che lo porterebbe ad una definitiva maturità personale.

Studio Illegale prende le mosse da un’idea, tutto sommato, carina e da intenti meritevoli, ma non riesce a sviluppare il tutto in maniera adeguata, data l’assenza di una sceneggiatura solida e di dialoghi originali. Ottima la colonna sonora, con le  canzoni perfettamente incorporate nelle diverse scene.

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Ilaria Tabet
Laureata alla specialistica Dams di RomaTre in "Studi storici, critici e teorici sul cinema e gli audiovisivi", ho frequentato il Master di giornalismo della Fondazione Internazionale Lelio Basso. Successivamente, ho svolto uno stage presso la redazione del quotidiano "Il Riformista" (con il quale collaboro saltuariamente), nel settore cultura e spettacolo. Scrivere è la mia passione, oltre al cinema, mi interesso soprattutto di letteratura, teatro e musica, di cui scrivo anche attraverso il mio blog:  www.proveculturali.wordpress.com. Alcuni dei miei film preferiti: "Hollywood party", "Schindler's list", "Non ci resta che piangere", "Il Postino", "Cyrano de Bergerac", "Amadeus"...ma l'elenco potrebbe andare avanti ancora per molto!