Rush: recensione del film di Ron Howard

Rush film recensione

Raccontare l’agonismo sportivo sul grande schermo è molto difficile, ambientare quest’agonismo su una pista di Formula 1 poi non era mai stato tentato prima. Ron Howard, che ha dimostrato in passato di saper gestire molto bene gli scontri/incontri tra grandi personalità, ha dato prova di essere un grande narratore, un geniale artista della macchina da presa. In Rush, il regista premio Oscar racconta la rivalità sportiva tra Niki Lauda, il pilota tedesco conosciuto come “il computer”, e James Hunt, l’adone inglese tutto donne e mondanità.

 

Il fuoco del racconto è puntato sul leggendario campionato del 1976, quello in cui Lauda rischiò la vita e Hunt ebbe l’occasione di arrivare al suo primo, e unico, titolo mondiale. Ma prima di arrivare alle piste della massima serie, Ron Howard ci fa fare un passo indietro, e ci racconta i sei anni precedenti che hanno visto i due cominciare a scontrarsi, offendersi, attaccarsi e alla fine a stimarsi sulle piste della Formula 3. Due vite a confronto, due uomini agli antipodi eppure due personaggi che per brevissimo tempo hanno dato l’uno all’altro forza, energia e voglia di spingersi ai limiti, pur con tutte le differenze che li caratterizzano.

Ad interpretare i due piloti, sul grande schermo ci sono Chris Hemsworth, che da ancora una volta prova di buone doti d’attore oltre che di grande presenza scenica, e Daniel Brühl, nei panni di un Lauda freddo, calcolatore, con lo sguardo fisso davanti a sé e con l’oceano in tempesta dentro. Ad affiancarli sul set troviamo le donne della loro vita: Alexandra Maria Lara è Marlene, moglie di Lauda, e Olivia Wilde che invece è Suzy, moglie di Hunt. A completare il cast c’è Pierfrancesco Favino, che ritrova Howard dopo Angeli e Demoni e che interpreta qui il compagno di scuderia di Lauda, Clay Regazzoni.

Rush, il film

RUSH

A guidare dai box la gara, è il caso di dirlo, c’è Howard, regista che ha attraversato diversi generi, non tutti con grandi risultati, ma che con Rush realizza un film capolavoro: l’emozione della pista, la sofferenza della vita privata, la voglia di vincere e la vicinanza costante della morte ci fanno entrare in due esistenze parallele e opposte, che arrivano a toccarsi nel profondo. La narrazione di procede su due binari diversi e di volta in volta passiamo da una parte all’atra, da Hunt a Lauda, sempre accompagnati da un linguaggio che ci fa entrare nella gara, letteralmente, con dettagli dei motori che rombano e che aumentano il ritmo di un film che a tratti assume i toni di un thriller, mentre si aspetta l’inevitabile.

Rush è l’epopea di un vissuto straordinario, raccontata con un ritmo rock, sostenuta da una colonna sonora del solito noto Hans Zimmer e fotografata strizzando l’occhio agli anni ’70 dal premio Oscar Anthony Dod Mantle. Straordinario racconto di vita e di sport, Rush è un film che appassionerà anche gli spettatori che non seguono la Formula 1.

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