Una donna per amica: recensione del film con Fabio De Luigi

Una donna per amica

Forse è bene partire dagli obiettivi che un regista o chi per lui si pone sin dai primi momenti di realizzazione di un film. Giovanni Veronesi probabilmente con Una donna per amica aveva l’obiettivo di rimanere ancorato al discorso del “reale” e sotto questo punto di vista, ha portato a casa sufficientemente il risultato, descrivendo situazioni che, pur modellate gioco – forza per poter gestire con scioltezza la sceneggiatura,  non si discostano troppo da ciò che è possibile ritrovare nella “vita vera”.

 

E ancora, un ulteriore obiettivo prefissato poteva essere quello di affrontare i temi con leggerezza ed ironia, ed anche in questo caso gli esiti sono vicini ad una sufficienza di fondo, dove non c’è spazio per pesanti approfondimenti o riflessioni su questioni esistenziali. Ma se si trattasse di voler aggiungere qualcosa di nuovo, non solo per offrire uno spunto di riflessione ulteriore sul tema trattato, ma anche solo per discostarsi dal raccontare sempre lo stesso tipo di cinema, o la stessa linearità di fondo, siamo ancora (molto) lontani. E probabilmente non ce n’è neanche l’interesse.

Una donna per amica, il film

Una donna per amica

In Una donna per amica, Francesco (Fabio De Luigi), avvocato e consigliere comunale, è il migliore amico di Claudia (Laetitia Casta), con cui vive un rapporto  davvero profondo in tutti i sensi, che però non si è mai tramutato in qualcosa di più di una semplice amicizia. Ma tra storie più o meni brevi che l’uno e l’altra portano avanti con altrettanti e rispettivi partner, Francesco comincia forse a provare qualcosa di più e a chiedersi fino a che punto possa esistere l’amicizia tra uomo e donna.

Immediatamente sotto l’occhio è la coppia di protagonisti De Luigi – Casta : in termini assoluti funziona, anche se preferiamo il buon Fabio nelle sue vesti di “personaggio al servizio di altri personaggi”, da lui stesso interpretati (in Mai dire Gol et similia), con numeri più brevi ed una comicità ininterrotta.  La Casta, aiutata forse più dal suo fascino, recita un ruolo più interessante e forse studiato maggiormente, per renderlo il più vicino possibile a quello di una mente femminile della vita reale. E poi c’è tutto il contorno, dove spicca il personaggio interpretato magistralmente da Virginia Raffaele, una donna che parla talmente veloce che a malapena si riesce a capire quello che dice.

Una commedia leggera, con poche pretese, dove Veronesi ha costruito il film non allontanandosi molto dai suoi schemi consolidati, vincenti o meno. Fallisce nell’esprimere punti di vista approfonditi o innovativi sulla questione amicizia uomo-donna e  resta a galla più per le solite, neanche così riuscite, situazioni fini a se stesse, a riprova che spesso il cinema italiano contemporaneo privilegia le singole gag alle idee o alla costruzione di fondo.  Se vengono a mancare anche queste, è la fine.

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