Colonne sonore: Anna Karenina di Dario Marianelli

Anna Karenina

Il loro è sempre stato un fortunato sodalizio, ma per l’ultima versione cinematografica dell’ Anna Karenina di Tolstoj la collaborazione non poteva essere più azzeccata: stiamo parlando di Joe Wright e Dario Marianelli, regista inglese e compositore italiano già uniti sotto la buona stella della letteratura con Orgoglio e Pregiudizio, nomination per la miglior Colonna Sonora agli Oscar 2006 ed Espiazione, che aveva conquistato l’ambita statuetta nel 2008 fondendo il ritmo spietato di una macchina da scrivere col lirismo dell’orchestra sul devastato campo di battaglia di Dunkirk.

 

Non appena si alza il sipario su Anna Karenina, appare subito evidente quanto in un film dall’architettura tanto complessa la colonna sonora fosse non un semplice orpello ornamentale ma un vero e proprio pilastro di sostegno, senza il quale difficilmente la pellicola avrebbe mai trovato la sua dimensione: messo in scena con ambizioni metateatrali in un vecchio teatro dove ciascuno pretende di presentare un’immagine  sufficientemente compiacente e artificiale per gli occhi della buona società, con i suoi personaggi intenti a danzare con costanza un walzer dell’ipocrisia per favorire il  continuo cambio di scenografie che segna il passaggio da un’ambientazione all’altra, Anna Karenina si apre con un Overture intrisa di una pomposità del tutto funzionale a presentare lo sfarzo della Russia imperiale e con esso i tratti caricaturali del fratello della protagonista, Obloskij. Si prosegue con Clerks, curioso Walzer che accompagna la catena di montaggio sempre uguale e impeccabile di un gruppo di impiegati e con She’s of the Heavens, il brano che ci introduce al candido personaggio di Kitty e all’amore non corrisposto del suo tenero spasimante Levin: il cuore della santa madre Russia inizia a scaldarsi grazie a Beroza (tema ripreso in the Girl in the Birch), tipica filastrocca del folclore popolare che con violino e balalaika vibra di vecchie e immortali glorie gitane.

Se è Interessante notare come le sonorità più squisitamente romantiche siano lasciate alle scene lontane dal palcoscenico (Beyond The Stage, Someone is Watching), quando il violino di Jack Liebeck può finalmente abbandonarsi a note più intime e meno altisonanti nel tentativo di catturare l’anima della mutevole protagonista Anna (un approccio vicino a quello perseguito dalle musiche, sempre firmate da Marianelli con la collaborazione dello stesso Liebeck, di Jane Eyre di Cary Fukunaga), un vero è proprio capolavoro è Dance With me, la memorabile danza che segna lo scoccare definitivo della scintilla fra Anna e il Conte Vronskij: pur mantenendo alcuni tratti felici del Netherfield Ball di Orgoglio e pregiudizio( dove Elizabeth e Darcy erano talmente coinvolti da riuscire a isolare il resto dei convitati danzando su una melodia più dolce e misurata), qui ci troviamo decisamente su altri livelli, con una catena di Walzer che inizia gradualmente e procede incessante fino a soffocare la protagonista e a risucchiarla in un vortice senza uscita, dove la vertigine è palpabile e il crescendo dell’orchestra sembra minacciare l’arrivo di una locomotiva impazzita per presagire il triste destino di Anna in modo Magistrale.

La sensualità del Walzer torna nuovamente a imperare in I dont’ Want you go, dove il violino continua a insinuarsi pericolosamente e a tessere la rete fra Anna e Vronskij fino ad esplodere definitivamente in too late, dove può infine avvolgere la scandalosa passione dei due amanti.

Anna Karenina è anche però la storia di Kitty e Levin, coppia altrettanto innamorata il cui legame è reso ancora più profondo perché nutrito da tenerezza e devozione:quanto sia necessaria e non ingombrante la presenza dei due giovani nell’economia della storia è evidente in Leaving home, coming home, dove l’impeto del violino riservato ad un’ Anna che abbandona il suo stesso figlio per fuggire con l’amato declina nella pacata armonia dei due giovani sposi, intenti ad esplorare quella casa che li vedrà iniziare la loro nuova vita insieme; due temi che si scontrano sul campo della medesima partitura, ma che si sostengono in perfetto equilibrio.

A Kitty è dedicata anche Masha’s song, commovente e malinconica ninna nanna che esalta tutta la dolcezza del suo personaggio e ci lascia vedere la ragazza con gli stessi occhi di Levin.

Forse la pecca più grande di questo score è di non volere focalizzarsi su un unico tema portante che possa restare a lungo nella memoria dopo la visione, ma la ricchezza della composizione è tanto esaltante che la mancanza è facilmente perdonabile.

note: candidato agli Oscar 2013, Anna Karenina ha dovuto cedere lo scettro per la miglior colonna sonora all’ost di Life Of Pi firmato da Michael Danna.

Tracce:

1. Overture

2. Clerks

3. She Is Of The Heavens

4. Anna Marches Into A Waltz

5. Beyond The Stage

6. Kitty’s Debut

7. Dance With Me

8. The Girl And The Birch

9. Unavoidable

10. Can-Can

11. I Don’t Want You To Go

12. Time For Bed

13. Too Late

14. Someone Is Watching

15. Lost In A Maze

16. Leaving Home, Coming Home

17. Masha’s Song

18. A Birthday Present

22. I Understood Something

23. Curtain

24. Seriously

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Alessia Carmicino
Nata a Palermo nel 1986 , a 13 anni scrive la sua prima recensione per il cineforum di classe su "tempi moderni": da quel giorno è sempre stata affetta da cinefilia inguaribile . Divora soprattutto film in costume e period drama ma può amare incondizionatamente una pellicola qualunque sia il genere . Studentessa di giurisprudenza , sogna una tesi su “ il verdetto “ di Sidney Lumet e si divide quotidianamente fra il mondo giuridico e quello cinematografico , al quale dedica pensieri e parole nel suo blog personale (http://firstimpressions86.blogspot.com/); dopo alcune collaborazioni e una pubblicazione su “ciak” con una recensione sul mitico “inception” , inizia la sua collaborazione con Cinefilos e guarda con fiducia a un futuro tutto da scrivere .