Pina: recensione del film di Wim Wenders

Pina

Il prossimo 4 novembre uscirà nelle sale italiane Pina, l’ultimo film di Wim Wenders dedicato e realizzato in onore e in memoria di Pina Bausch, una delle più grandi coreografe del XX secolo, improvvisamente scomparsa il 20 giugno 2009. Pina racconta la straordinarietà artistica e poetica della grande coreografa tedesca e lo fa attraverso le parole, le testimonianze e i ricordi di coloro che hanno condiviso quotidianamente con lei la sua irripetibile carriera: i ballerini del suo corpo di ballo, i ballerini del Tanztheater di Wuppertal. Ma la vera protagonista del film è la danza, l’arte di Pina Bausch, che Wenders pone al centro della trama narrativa e a cui conferisce un’assoluta centralità; esibizioni personali di ogni singolo ballerino, immagini tratte dagli spettacoli più recenti così come delle prove preparatorie il tutto ripreso e riproposto con la innovativa tecnologia tridimensionale. Gli spettacoli presi in considerazione da Wenders sono: Cafè Muller, Le sacre du primtemps, Vollmond e Kontakthof.

 

L’amicizia tra Pina Bausch e Wim Wenders risale a circa vent’anni fa quando al Festival di Venezia la coreografa tedesca presentò il suo “Cafè Muller” in occasione di una retrospettiva a lei dedicata. Wenders rimase talmente colpito dalla profondità e dalla forza espressiva e visiva che lo spettacolo della Bausch offriva che da subito paventò all’amica l’idea di realizzare un film che presentasse a livello cinematografico il suo lavoro.

Pina, il film

Questo progetto ambizioso e di difficile attuazione è rimasto in sospeso per questi ultimi vent’anni, Wenders non riusciva a trovare il metodo tecnico adatto ad esaltare in modo compiuto ed efficace la forza emotiva che l’opera della Bausch è capace di trasmettere allo spettatore. La svolta è arrivata improvvisa quando Wenders ha assistito alla proiezione in 3d del film-concerto degli U2 al Festival di Cannes. Il regista tedesco ha immediatamente capito che quella poteva essere la soluzione, il 3d avrebbe potuto conferire la giusta profondità e il giusto coinvolgimento ad ogni singolo movimento del teatro danzante della Bausch. Tutto era deciso, tutto era pronto per far partire questo progetto a lungo sognato; nei primi mesi del 2009 Wenders con la sua casa di produzione, la Neue Road Movies, Pina Bausch e il corpo di ballo del Tanztheater Wuppertal hanno iniziato la fase di pre-produzione.

Dopo un intenso lavoro durato più di un anno a soli due giorni dalle prime registrazioni in 3d accade l’impensabile: Pina Bausch muore il 20 giugno in modo improvviso e assolutamente inaspettato. Wenders attraversa una difficile fase di lutto, inizialmente la prima reazione e di abbandonare tutto; spinto e sollecitato dagli stessi ballerini che gli fanno capire come il lavoro di Pina Bausch fosse ancora lì, vivo e vitale, nelle prove e negli spettacoli che stavano preparando, il regista si convince e decide di proseguire. “Il film era stato scritto con e per Pina” afferma Wenders, “ volevamo guardare lei alle prove, seguire lei in tourneè con la compagnia e doveva essere lei a introdurci nel suo regno” ma convinto dai ballerini stessi capisce che “ su tutto c’era ancora lo sguardo di Pina! Così abbiamo ripreso in mano il progetto”.

Pina è uno dei primissimi lungometraggi europei che utilizza la stereografia 3d, e sicuramente il primo film d’autore a fare uso di questa modernissima tecnologia. Le difficoltà sono state enormi, sopratutto da un punto di vista tecnico. Il produttore del 3d Erwin M. Schmidt ammette: “nessuno di noi sapeva come si realizza un film di danza in 3d: abbiamo dovuto prepararci, documentarci e imparare” e per raggiungere l’obbiettivo è stato anche ingaggiato uno dei massimi esperti della stereografia 3d, Alain Derobe.

E’ lo stesso Derobe che ci spiega come per ottenere un effetto ancora più intenso e coinvolgente le cineprese “ le abbiamo messe in mezzo ai danzatori, la camera danza letteralmente con loro, quindi ogni membro della troupe doveva conoscere la coreografia, sapere esattamente come si sarebbero mossi i danzatori”. L’effetto è straordinario, l’impressione è di essere lì sul palco con i ballerini stessi, si condivide con loro ogni singolo particolare e dettaglio tanto cari a Pina Bausch rinomatamente precisa, puntigliosa quanto geniale e carismatica. Quindi filmati di repertorio, brevi assoli dei danzatori del Tanztheater di Wuppertal, ricordi e testimonianze che i ballerini, su invito di Wenders, hanno espresso sotto forma di esibizioni solistiche filmate in luoghi diversi di Wuppertal e dintorni.

Pina è un film in memoria di una delle coreografe più innovative e geniali del XX secolo, colei che fu tra i primi, a metà anni ’70, a concepire un incontro fra teatro, recitazione e danza, un connubio nuovo e sperimentale che con gli anni farà scuola e che in lei nasceva da una formazione multidisciplinare e completa. Pina è al contempo un film che è ben lungi dal voler solo piangere la prematura scomparsa della sua protagonista, non si pone l’obbiettivo di una triste e lacrimevole retorica commemorativa. Pina – di Wim Wenders è un film che su ogni cosa vuole risaltare, utilizzando tecnologie innovative, l’arte e il genio poetico ed espressivo della Bausch, un film che vuole farci conoscere la sua opera e sopratutto far si che ogni singolo spettatore la possa vivere intensamente. “ Pina vedeva col cuore “ afferma Wenders sull’amica “ fino allo sfinimento, non si risparmiava “ quindi conclude: “ ha permesso a noi, il suo pubblico, di condividere il suo sguardo e aprire gli occhi per vedere noi stessi e il linguaggio nascosto dentro di noi”.

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