Berlino 2016: Des nouvelles de la planète Mars recensione del film di Dominik Moll

François Damiens e Vincent Macaigne sono due dei volti più noti del cinema francese contemporaneo. Grottesco e tutto d’un pezzo il primo, abile nel subire i colpi come un novello Buster Keaton, trasandato e fatalista il secondo, fedele adepto della religione del “Chi vivrà vedrà”. Vista la loro completa diversità dal punto di vista caratteriale e recitativo, è geniale metterli insieme nello stesso film; è stato il colpo di genio di Dominik Moll (Lemming) in Des nouvelles de la planète Mars (Notizie dal pianeta Marte), un lavoro fuori dagli schemi ma estremamente ‘francese’ nello spirito. I nostri cugini d’oltralpe, nonostante le leggende metropolitane e i cliché di sorta, sono spesso dei gran giocherelloni, amano l’ironia spinta e il surreale; anche se non sempre riescono a prendersi in giro, adorano scherzare sul mondo e le sue meccaniche.

 

201613696_2Per questo il pianeta Marte del titolo è in realtà soltanto il nome del protagonista, Philippe Mars, un impiegato che ha a che fare tutti i giorni con un lavoro ripetitivo, una moglie che lo ha lasciato, un figlio che sta entrando nella complicata età della pubertà e una primogenita più grande che ha già problemi di cuore (in senso sentimentale). Guardando i cubicoli che contengono le scrivanie, su cui molte persone ogni giorno restano chine per otto ore al giorno, viene da pensare a una piccola gabbia dorata, splendente per via del lavoro – che in ogni caso nobilita l’uomo – ma pur sempre una prigione fatta di sbarre di ferro. È quasi normale che qualcuno, pervaso da una insana lucidità, dia di matto e sfasci tutto con una mannaia – con la quale inoltre tenta di sfregiare il suo stesso capo. Chi meglio di Macaigne sarebbe stato in grado di interpretare il folle, il rivoluzionario, il sognatore?

Da quando il suo personaggio finisce, per motivi che vi lasciamo scoprire con la visione del film, a dormire sul divano del nostro affezionato e sfortunato Philippe Mars, la vita di quest’ultimo cambia radicalmente. Attraverso una serie di sfighe cosmiche, tutte le pedine della pièce iniziano a comprendere la realtà, ad accettare le varie sfaccettature della vita, le delusioni, i rimpianti, le occasioni perse ma soprattutto quelle che hanno da venire. Il risultato è un lavoro di certo non solenne, da manuale del cinema, ma estremamente divertente, intelligente, leggero e allo stesso tempo impegnato, pronto a far riflettere il suo pubblico. La società che abbiamo creato del resto ha il vizio di annientare la nostra creatività, di chiuderci dentro grosse tute da astronauta dentro le quali pensiamo di svolgere il nostro compito. Fuori invece il mondo, nella sua naturalezza, continua a girare, non sarebbe male farvi un giro di tanto in tanto.

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