Iron Sky – Saranno nazi vostri: recensione del film

Iron Sky - Saranno nazi vostri

In Iron Sky – Saranno nazi vostri  Siamo nel 2018. Gli Stati Uniti tornano dopo anni sulla superficie lunare, mandando in missione Sanders e Washington (Christopher Kirby), modello di colore scelto per dare maggiore popolarità alla trovata propagandistica del Presidente americano. Dopo pochi passi, Sanders viene ucciso in cima a una collina e il suo compagno di viaggio fatto prigioniero: sul lato oscuro della Luna si trova infatti una gigantesca fortezza spaziale a forma di svastica, opera di un gruppo di nazisti scappati alle forze alleate nel 1945.

 

L’incipit di Iron Sky – Saranno nazi vostri , secondo lungometraggio del regista finlandese Timo Vuorensola, è senz’altro accattivante. In pochi minuti ecco i contorni di un’opera che, inserendosi nel filone sci-fi, lo arricchisce di un’ironia noir che non esclude, qua e là, la presenza di un tono epico.

Iron Sky – Saranno nazi vostri si distingue per una costante presa in giro dei clichè nazisti – dal saluto a comando sulle note dell’inno nazionale, all’idea della razza ariana “pura” a cui convertire l’astronauta-modello Washington grazie ad un miracoloso siero “albinizzante”. Non mancano inoltre citazioni filmiche esplicite, come Il Grande Dittatore di Chaplin (censurato dal Quarto Reich e fatto passare per un corto di 10 minuti), o le scene di battaglia nello spazio che vorrebbero richiamare Star Wars. Il tutto giocato sul filo del politically uncorrect, con il Capo di Stato americano che esulta di fronte all’attacco nazista: <<Un Presidente che fa una guerra al suo primo mandato viene sempre rieletto!>>.

Melodie wagneriane si uniscono al suono metallico della band slovena Laibach. Tra gli attori spicca Udo Kier, perfetto nel ruolo del nuovo Fuhrer lunare che si sente male al suono di “Heil Hitler!”. Un progetto ambizioso, quello di Vuorensola, e il risultato è un lungometraggio discreto, che non si prende troppo sul serio, con diverse scene azzeccate, ma senz’altro suscettibile di miglioramenti. Dall’11 ottobre nelle nostre sale.

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Ilaria Tabet
Laureata alla specialistica Dams di RomaTre in "Studi storici, critici e teorici sul cinema e gli audiovisivi", ho frequentato il Master di giornalismo della Fondazione Internazionale Lelio Basso. Successivamente, ho svolto uno stage presso la redazione del quotidiano "Il Riformista" (con il quale collaboro saltuariamente), nel settore cultura e spettacolo. Scrivere è la mia passione, oltre al cinema, mi interesso soprattutto di letteratura, teatro e musica, di cui scrivo anche attraverso il mio blog:  www.proveculturali.wordpress.com. Alcuni dei miei film preferiti: "Hollywood party", "Schindler's list", "Non ci resta che piangere", "Il Postino", "Cyrano de Bergerac", "Amadeus"...ma l'elenco potrebbe andare avanti ancora per molto!