Le relazioni familiari possono essere non sempre troppo semplici: in un confronto generazionale e talvolta culturale si vengono a sviluppare collisioni e conflitti. Questo è un po’ il punto di partenza proprio di Gioia Mia: il film, diretto da Margherita Spampinato, presenta il rapporto che si crea tra Gela, una burbera anziana signora dal cuore tenero, e Nico, un ragazzino di undici anni che sta vivendo il suo primo periodo di transizione verso l’adolescenza e l’età adulta. La pellicola è stata presentata al Locarno Film Festival e qui ha ottenuto il premio speciale dalla giuria CINE’+ e il pardo come miglior performance per Aurora Quattrocchi (La stranezza, I cento passi). Nel cast ritroviamo proprio quest’ultima nei panni di Gela, mentre Nico è interpretato da Marco Fiore.
Gioia mia: un’estate di fuoco
Nico ha vissuto la sua infanzia cullato nelle braccia di Violetta, la sua babysitter, con cui ha stretto un forte legame. All’inizio dell’estate però la ragazza, ormai in procinto di sposarsi, lascia il proprio lavoro per dare inizio alla sua nuova vita lontano, a Parigi; Nico viene spedito da Gela in Sicilia per passare un mese d’estate.
Qui il bambino si troverà a vivere in una realtà molto diversa dalla sua e ciò viene mostrato al pubblico fin dalle prime scene. In una casa piena di immagini sacre, senza Wi-fi, Nico si ritroverà a condividere le sue giornate con Gela e le altre signore del quartiere, scoprendo un mondo fatto di superstizioni, spiriti e talvolta pregiudizi.
Questo mese sembra essere per Nico un momento cruciale nella crescita: qui il bambino riesce a crescere, a imparare a pensare a qualcuno diverso da sé stesso, oltre che ad essere più indipendente. Qui stringerà un forte legame con Gela, scoprendo però parallelamente nuovi sentimenti ed emozioni. Dall’altro lato anche l’anziana signora finirà nel vedere nel ragazzino una persona vicina, di cui fidarsi e a cui abbandonarsi nei momenti di tristezza e dolore.
Gioia mia: un mondo fuori dal tempo
Dall’istante in cui Nico entra a casa di Gela in Gioia mia una cosa sembra essere subito chiara: questo è un posto dove il tempo si è fermato. Questo emerge dall’ arredamento, dalla carta da parati e dalle tante immagini sacre, ma è qualcosa che va oltre il mero gusto antiquato: Gela ha un tale attaccamento alle proprie cose perché tende a vivere nel passato, nella nostalgia dei ricordi. E sono proprio i ricordi di un passato felice che la tormentano: anche la cartomante finisce per fare riferimento a un segreto che deve essere rivelato. Alla fine, sarà proprio Gela a rivelare il segreto del suo amore giovanile proprio a Nico.

Nico: una parabola di crescita
Uno degli elementi che maggiormente è esaltato in Gioia mia è proprio il percorso di crescita che caratterizza il personaggio di Nico. Nel momento in cui atterra in Sicilia, il bambino si presenta come capriccioso, troppo egoista da poter pensare a qualcuno diverso da sé stesso; essendo vissuto sempre sotto l’ala di una fin troppo presente babysitter, prova una forma di rabbia contro questa per averlo abbandonato.
Col passare dei giorni e delle settimane, Nico inizia a maturare: si crea un forte rapporto con Gela, la quale sembra essere la prima persona di cui il bambino realmente si interessa e di cui si prende cura nei momenti più duri.
Durante tutto il film, gli stessi genitori di Nico sono completamente assenti, e questo si deduce anche dal fatto che il bambino vede come una figura quasi materna Violetta piuttosto che la madre naturale.
In un solo mese d’estate si racchiudono anche altre prime nuove esperienze di vita per Nico: un primo piccolo amore. Qui, infatti, il ragazzino stringe un forte legame con Rosa, un’altra bambina del palazzo.
Gioia mia è un ottimo intreccio di dramma familiare e di romanzo preadolescenziale, permettendo al pubblico di entrare in una realtà folcloristica, toccando con mano la cultura siciliana più antiquata.
Gioia Mia
Sommario
Gioia mia emoziona il pubblico, mostrando l’amore autentico che si crea tra due persone così diverse come Gela e Nico, in una realtà ferma nel passato.
