L’Immortale, per Marco D’Amore è “una storia piena di conflitti”

L'attore e regista ha presentato alla stampa romana il suo primo film dietro alla macchina da presa, al cinema con Vision Distribution dal 5 dicembre.

recensione L'immortale marco d'amore

“Una storia piena di conflitti, miserie, paure, soprattutto di paura.” Così Marco D’Amore parla de L’Immortale, il film in cui torna ad essere quel Ciro Di Marzio di Gomorra – La Serie, che il pubblico aveva imparato ad amare e odiare nel corso di tre stagioni dello show in onda su Sky e al quale credeva di aver detto addio alla fine del terzo ciclo di episodi, per mano di Gennaro Savastano (Salvatore Esposito).

 

Ma, come ci insegna il suo nomignolo, che si porta dietro sin da quando era uno scugnizzo senza famiglia, Ciro non può veramente morire, e così D’Amore ha colto l’occasione per raccontare di nuovo il suo personaggio, non solo attraverso l’interpretazione, ma anche nella scrittura e nella regia. L’Immortale è infatti il suo esordio dietro alla macchina da presa.

Un lavoro nuovo e faticoso, ma che gli ha già dato molta soddisfazione, al netto di quello che è il suo background e di quello che lo ha formato come artista: “Faccio molta fatica a parlare delle ispirazioni, ciascuno di noi è il frutto di tutto quello che ha amato nella vita. De Sica lo cito spesso, sia per rendere giustizia a uno dei più grandi del nostro cinema, sia perché ha saputo coniugare innovazione e capacità di parlare sempre al pubblico. Credo che questo film unisca la sperimentazione tecnologica e il fatto di essere anche popolare e poter parlare a tutti”.

L’Immortale, l’esordio alla regia di Marco D’Amore

Per quanto riguarda il suo passaggio alla regia, sembra che Marco D’Amore non abbia mai pensato di essere soltanto un attore, nonostante la lunghissima gavetta teatrale e il successo con Gomorra – La Serie: “Le scelte hanno a che fare con i percorsi, io non mi sono mai sentito un attore tout court, non ho mai sognato i personaggi, mi ossessionano le storie e soprattutto i temi, ho sentito che c’era una parte da raccontare di molto profondo in lui ed è un personaggio che alza l’asticella della mia professionalità.”

Il film non è un vero e proprio sequel della serie, ma ne è un’espansione, nel linguaggio attuale diremmo che è uno spin off che però ci proietta nel futuro dello show, una operazione ambiziosa e importante per una serie tv che l’Italia ama ed esporta. Ma a D’Amore le sfide non spaventano, soprattutto quando si tratta di lavorare con i migliori: “Sono molto competitivo, se giocavo a pallone con quelli scarsi facevo pena, ma coi più bravi mi esaltavo, qua ho lavorato solo con quelli bravi e questa competizione mi ha eccitato, ero e sono consapevole dei conflitti che possono nascere intorno a un progetto del genere, io ho sentito una grande vertigine legata alla narrazione che poteva emozionare, far riflettere, spero che questa competizione duri a lungo e che il film rimanga due anni nelle sale e diventi, appunto, immortale”.

L’Immortale esce al cinema il prossimo 5 dicembre, distribuito da Vision Distribution.

- Pubblicità -