Uscito nel 2015 e ora su Netflix e diretto da David M. Rosenthal, The Perfect Guy è un thriller psicologico che unisce il fascino del dramma sentimentale con la tensione del cinema stalker anni ’90. Con protagonisti Sanaa Lathan, Michael Ealy e Morris Chestnut, il film esplora le conseguenze di una relazione tossica e della perdita di controllo, offrendo un racconto ad alta tensione sulle paure più intime legate alla fiducia, alla sicurezza e all’identità. Dietro l’apparente formula del thriller romantico, The Perfect Guy costruisce una riflessione sottile sul tema della violenza maschile e del diritto alla difesa personale, fino a un finale che ribalta i ruoli di vittima e carnefice.
Cosa succede in The Perfect Guy
La protagonista Leah Vaughn (Sanaa Lathan) è una lobbista di successo che sogna di costruire una famiglia con il suo compagno Dave King (Morris Chestnut). Quando lui rifiuta di impegnarsi, la relazione finisce e Leah, sola e vulnerabile, incontra Carter Duncan (Michael Ealy), un uomo affascinante e apparentemente perfetto. Carter conquista rapidamente la fiducia di Leah, dei suoi amici e persino dei suoi genitori, mostrando un lato premuroso e protettivo. Ma dopo un viaggio insieme, un episodio di violenza improvvisa — l’aggressione di uno sconosciuto a una stazione di servizio — rivela la vera natura dell’uomo: possessiva, esplosiva, ossessiva.
Leah decide di lasciarlo, ma Carter non accetta la separazione. Inizia così un incubo fatto di pedinamenti, intrusioni, telefonate e messaggi intimidatori. Carter si introduce nella sua casa, ruba il suo gatto, manipola i suoi file, e quando Leah tenta di reagire, la sua vita viene progressivamente distrutta: perde il lavoro, la reputazione e, infine, il nuovo compagno Dave, ucciso in un apparente incidente che si rivelerà un omicidio orchestrato dallo stesso Carter. A questo punto, Leah si trova sola e terrorizzata, senza prove concrete per incastrarlo, mentre l’uomo continua a cambiare identità e a perseguitarla da lontano.
Spiegazione del finale di The Perfect Guy
Nel finale, Leah decide di non essere più la vittima. Seguendo il consiglio del detective Hansen, acquista un fucile Remington con proiettili a sacchetto di sabbia (“bean bag rounds”) e colpi letali. Quando scopre che Carter, ormai sotto una nuova identità, sta iniziando una nuova relazione, Leah affronta la donna per metterla in guardia e, contemporaneamente, distrugge il covo dell’uomo, dove scopre telecamere e computer con cui la spiava. È un gesto simbolico: Leah smette di essere osservata e riprende il controllo della propria narrazione.
La notte seguente, Carter (o meglio, Robert Adams, la sua vera identità) irrompe in casa di Leah per vendicarsi. Ma la donna lo attira in una trappola. Dopo una violenta colluttazione, Leah recupera il fucile e, come previsto, gli spara due colpi non letali per creare una giustificazione legale all’autodifesa. Quando l’uomo – convinto che non abbia il coraggio di uccidere – la attacca di nuovo, Leah lo colpisce con un proiettile reale, uccidendolo all’istante.
Il gesto finale di Leah non è soltanto un atto di sopravvivenza: è la conclusione del suo arco di trasformazione. Da donna controllata e perseguitata, diventa agente della propria liberazione. L’inganno sulla natura dei proiettili riflette la strategia e la lucidità ritrovate, ma anche l’ambiguità morale che il film suggerisce: per liberarsi dal male, Leah deve spingersi oltre i limiti della legge e della sua stessa coscienza.
Il film si chiude con la polizia che porta via il corpo di Carter e Leah che, pur scossa, ritrova la pace. Non è un lieto fine classico: The Perfect Guy lascia aperta una domanda scomoda – quanto siamo disposti a cambiare per sopravvivere alla violenza? -, trasformando il suo finale in una catarsi tanto emotiva quanto inquietante.

