“Mi piacerebbe essere ancora un ragazzino per poter cambiare questo paese. Il mondo non può essere progettato da cinici, ma da idealisti e sognatori e voi giovani potete cambiarlo”. Parola di Sergio Rubini,
intervenuto stamattina nell’ambito
di “Aspettando il Festival”, la manifestazione organizzata dalla
Fondazione Cinema per Roma, in collaborazione con Alice nella
città, la sezione ragazzi del Festival Internazionale del Film di
Roma che porta il cinema nelle scuole. L’incontro tra l’attore/regista e gli studenti, realizzato in
collaborazione con la Provincia di Roma e moderato dalla
giornalista Cristiana Paternò, si è tenuto ad Ariccia, presso la
Sala Maestra di Palazzo Chigi, dove è stata girata la scena del
ballo del film “Il gattopardo” nel 1963. In occasione del ventesimo
anniversario della scomparsa di Ugo Tognazzi, Rubini ha scelto di
far vedere agli studenti dei castelli romani “La stanza del
Vescovo”di Dino Risi: “Un film trasgressivo, racconto di un mondo
decadente e marcio che scompare”, dice Rubini. La pellicola è stata
scelta in sintonia con il Festival Internazionale del Film di Roma
che rende omaggio a Ugo Tognazzi (sarà infatti presentato il film
di Maria Sole Tognazzi “Ritratto di mio padre”) “L’interpretazione
di Tognazzi è un capolavoro”- continua Rubini- “Il suo personaggio
è un eroe negativo: fascista, ladro, usurpatore, racconta-balle,
assassino”. Alla domanda se preferisce fare l’attore o il regista,
risponde: “Sono due mestieri diversi: l’attore è il figlio di
tutti, il regista è il padre di tutti. E’ come l’amante che ti
spinge dalla moglie e viceversa. Continuerò a fare entrambi, senza
scegliere”. Sui personaggi che interpreta, Rubini spiega ai
ragazzi: “Tutti vanno accolti ed amati, come diceva Kundera ‘il
romanzo è il luogo dove viene sempre e comunque sospeso il
giudizio’, non si può dividere i personaggi in buoni e cattivi,
giudicarli e semplificarli”. E aggiunge: “La tv è un mezzo che ha
bisogno di semplificazioni perché le serie devono essere
comprensibili a tutti. Si ciba di un tipo di narrazione che non
prevede sfumature. Purtroppo la tv è diventata la nervatura del
nostro paese e chi fa cinema si rivolge al modello televisivo. Non
c’è più il cinema di denuncia: Eastwood, Haggis o Draquila di
Sabina Guzzanti sono eccezioni”. Infine Rubini sprona i ragazzi:
“Prima il futuro era salvifico, oggi fa paura. Bisogna
organizzarsi, ragazzi, per creare un futuro migliore”.
Fonte: ufficio stampa festival internazionale del film di roma