Alan Moore: “I cinecomic hanno rovinato il cinema”. Stesso fenomeno di Brexit ed elezione Trump

Il raffinato autore ritiratosi nel 2018 affronta il tempo dei cinecomics, del loro ruolo di semplificazione estrema nella lettura della realtà e accomuna il fenomeno del loro successo a quello che ha portato alla Brexit o all'elezione di Trump: un desiderio di fuggire dalle complessità della realtà.

In occasione della presentazione del trailer di The Show, il primo film da lui sceneggiato, Alan Moore ha concesso una lunga intervista a Deadline, in cui ha raccontato il suo progetto, ma ha anche esternato il suo pensiero decisamente contrario al mondo dei fumetti e dei cinecomics, oggi.

 

L’autore, che ha firmato alcune delle opere più raffinate e importanti del fumetto mondiale, tra cui Watchmen, V For Vendetta e From Hell, si è ritirato ufficialmente dal mondo del fumetto nel 2018 e vive nel rifiuto ostinato di associare il suo nome alle opere di intrattenimento basate sulle sue storie.

I punti interessanti dell’intervista, oltre alle dichiarazioni che Alan Moore ha fatto in merito al suo nuovo progetto per il cinema, riguardano principalmente lo stato attuale dei fumetti e la considerazione che questi e i cinecomic hanno nel mondo di oggi, facendo naturalmente anche un discorso politico molto preciso e diretto.

Alan Moore: “Non sono più così interessato ai fumetti”

“Non sono più così interessato ai fumetti, non voglio avere niente a che fare con loro – ha dichiarato Alan Moore – Facevo fumetti da circa 40 anni quando finalmente mi sono ritirato. Quando sono entrato nell’industria dei fumetti, la grande attrazione era che si trattava di un mezzo popolare, creato per intrattenere la classe operaia, in particolare i bambini. Il modo in cui il settore è cambiato, ora si tratta di “graphic novel”, è interamente destinato ad un pubblico di persone della classe borghese. Non ho nulla contro la borghesia, ma il fumetto non era pensato per essere un mezzo per gli hobbisti di mezza età. Doveva essere un mezzo per le persone che non hanno molti soldi.”

E poi continua: “La maggior parte delle persone identifica i fumetti con i film di supereroi ora. Questo aggiunge un altro livello di difficoltà per me. Non ho visto un film di supereroi dal primo film di Tim Burton su Batman. Hanno rovinato il cinema e in una certa misura anche la cultura. Diversi anni fa ho detto che pensavo fosse un segno davvero preoccupante, che centinaia di migliaia di adulti facevano la fila per vedere i personaggi che erano stati creati 50 anni fa per intrattenere i ragazzi di 12 anni. Sembrava una sorta di desiderio di sfuggire alle complessità del mondo moderno e tornare a un’infanzia nostalgica e ricordata. Sembrava pericoloso, stava infantilizzando la popolazione.”

I fumetti “hanno rovinato il cinema e in una certa misura anche la cultura”

Scendendo in territorio politico, Moore infierisce pesantemente: “Questa potrebbe essere del tutto una coincidenza, ma nel 2016, quando il popolo americano ha eletto un satsuma nazionalsocialista e il Regno Unito ha votato per lasciare l’Unione Europea, sei dei 12 film con il maggior incasso sono stati film di supereroi. Non dico che i fenomeni siano collegati, ma penso che siano entrambi sintomi della stessa cosa, ovvero una negazione della realtà e un bisogno di soluzioni semplicistiche e sensazionali.”

All’incalzante domanda del giornalista sul guardare o meno film di supereroi, Alan Moore replica: “Oh Cristo no, non ne guardo nessuno. Tutti questi personaggi sono stati rubati ai loro creatori originali, tutti loro. Hanno una lunga fila di fantasmi dietro di loro. Nel caso dei film Marvel, Jack Kirby [l’artista e scrittore Marvel]. Non ho alcun interesse per i supereroi, erano una cosa che è stata inventata alla fine degli anni ’30 per i bambini e sono perfetti come intrattenimento per bambini. Ma se provi a realizzarli per il mondo degli adulti, penso che diventi un po’ grottesco.”

Poi continua, sul Joker di Philipps/Phoenix: “Mi è stato detto che il film di Joker non sarebbe esistito senza la mia storia di Joker (Batman: The Killing Joke del 1988), ma tre mesi dopo lo stavo rinnegando, è troppo violento, la mia storia era su un ragazzo vestito da pipistrello, per amor di Dio. Penso che la versione migliore di Batman sia sempre stata quella di Adam West, che non l’ha presa affatto sul serio.”

Il cinema non è sempre stato una forma di evasione, in una certa misura?

“Lo era, tutte le forme d’arte lo sono potenzialmente. Ma possono essere usati per qualcosa di diverso dall’evasione. Pensa a tutti i film che hanno davvero sfidato le ipotesi, film che è stato difficile accettare, disturbanti nei loro messaggi. Lo stesso vale per la letteratura. Ma questi film di supereroi sono troppo spesso evasione.”

The Show sarà presentato al Sitges, e mentre speriamo che arrivi anche da noi, vi proponiamo di seguito il trailer:

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