Neil Gaiman, autore di Sandman accusato di violenza sessuale: l’articolo fiume di Vulture

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Lo scorso anno, Neil Gaiman è stato accusato di violenza sessuale da diverse donne. I racconti delle presunte vittime hanno riportato testimonianze relative a un modo di agire sistematico. Ora, l’autore di “The Sandman” e “Coraline è oggetto di una cover story di Vulture in cui otto donne hanno raccontato, nei dettagli, i loro incontri traumatici e non consensuali con Gaiman.

A luglio, Tortoise Media ha dato la notizia che Gaiman era stato accusato di violenza sessuale da due donne e ha pubblicato un podcast in sei parti, “Master“, che ha raccolto le accuse di cinque donne. Tuttavia, molte delle donne all’epoca volevano proteggere la propria identità, mentre un’importante organizzazione giornalistica non aveva ancora confermato l’intera portata della denuncia. Ora la cover story ha esposto la profondità della questione.

Nel pezzo del New York Magazine, intitolato “There Is No Safe Word“, la giornalista Lila Shapiro ha parlato con otto donne che hanno avuto esperienze simili con Gaiman, quattro delle quali hanno anche partecipato al podcast di Tortoise. 

 

La delicatissima e complessa questione viene però esposta, nell’articolo in questione, in termini che non hanno molto di “giornalistico” e si aggirano più dalle parti della narrazione scandalistica, un problema da molti punti di vista: innanzitutto, le vittime vengono strumentalizzate per raccontare un “mostro”, in secondo luogo vengono messi nero su bianco dettagli per il puro intrattenimento del lettore, come a volersi fermare a tutti i costi a vedere un incidente sul ciglio della strada, infine l’accusato, che dovrebbe subire processi in tribunale e non mediatici, viene tratteggiato semplicemente come una bestia prevaricatrice. 

La questione è ben più complessa di così, coinvolge intimità, dignità, paure, traumi e umanità che andrebbero tutelate e raccontate con i giusti termini negli spazi giusti, che certamente possono essere anche cover story di riviste illustri, ma che dovrebbero mantenere una dignità giornalistica. La parola ha ancora potere e influenza, sarebbe giusto trattarla con la cura che merita.

Per tutte le altre conclusioni che questa storia terribile richiede, consapevoli che alcuni traumi e alcuni abusi purtroppo sono irreparabili, si spera che i tribunali parleranno e faranno pagare la giusta pena ai colpevoli.

Redazione
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