Pablo Larrain racconta Pinochet in El Conde: “Nessuna forma di empatia era accettabile”

Pablo Larrain Venezia 80

Sanguigno eppure chirurgico, Pablo Larrain, come il suo cinema, riesce sempre a scuotere ed emozionare. Prova a farlo anche a Venezia 80, con il suo El Conde, presentato in Concorso, una satira sulla vita di Pinochet, reso vampiro immortale dalla sua impunità, come ha avuto modo di spiegare lo stesso regista nel corso della conferenza stampa di presentazione del film al Lido.

 

“Volevo trovare il miglior modo per rappresentare l’uomo Pinochet. Non era mai stato rappresentato prima al cinema o in tv, quindi il cercare l’approccio giusto ci ha condotti al genere, la combinazione tra una farsa e una satira, con elementi che derivano dalla leggenda, dalla logica e del personaggio del Conte, il Vampiro. E credo fosse l’unico modo per raccontarlo. Se non si percorre la via della satira, potrebbe essere facile scivolare verso una forma di empatia, e questo non era accettabile.” Spiega Pablo Larrian ad una platea attenta.

“Tutte le scelte sono state guidate dalla consapevolezza che Pinochet non ha mai affrontato la giustizia e questo gli ha permesso di vivere e morire in libertà, e anche molto ricco. Quella impunità lo ha reso in qualche modo eterno, per questo lo abbiamo rappresentato come un vampiro.” 

Le scelte estetiche di El Conde sono, come sempre nella filmografia del regista cileno, molto definite e in molti modi aiutano la narrazione, sostenendo la tesi che nel film porta avanti Pablo Larrain: “Il film si svolge in una grande casa isolata, all’estremità del Cile, in Patagonia. Pensavamo che il bianco e nero facilitasse la prospettiva teatrale e che potesse essere considerato più lontano e fantasioso, rispetto a dei colori realistici. Il lavoro con Edward Lachman, il nostro direttore della fotografia, è stato rilevante, non solo per l’aspetto estetico, naturalmente molto bello, ma anche perché sentivo, mentre giravamo, che avendo lui come DOP, le nostre immagini sarebbero sembrate universali. Avere uno straniero, un non cileno, che ci ha aiutato a tenere insieme la storia, probabilmente ha contribuito molto a rendere il film universale, anche se questo lo deciderà il pubblico. Ma con il suo anche il lavoro di scenografia, costumi e trucco hanno reso questo film unico.”

Il film si avvale della distribuzione di Netflix, sostegno che Pablo Larrain ha elogiato in conferenza, non dandolo per scontato: “Penso sia bellissimo che Netflix abbia supportato un film come questo, non solo un film coraggioso e insolito, ma che dà voce alla cinematografia cilena che, attraverso lo streamer, può parlare al mondo intero. Non lo avrei mai dato per scontato, soprattutto in un mondo che cambia così velocemente.”

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