
Ci siamo raga’. Oggi è il giorno in
cui l’universo si piega su sé stesso e la Mostra che fino a ieri
sera pareva non finire mai improvvisamente finisce prima del tempo,
perché è vero che i premi li danno domani sera, ma è vero pure che
ormai i film so’ finiti, le star sono lontane – perfino la Carducci
ormai i selfie è costretta a farseli col parrucchiere, in mancanza
di presenze più significative – ci siamo tutti un po’ rotti il
cazzo e al travaglio usato ciascun in suo pensier già fa ritorno.
In realtà, abbiamo tutti più o meno travagliato anche qui, ma tanto
nessuno ce crede quindi facciamo finta che è come una vacanza. Che
un po’, lo è. Al di là di quanti film demmerda sei costretto a
vederti, al di là di quanti pezzi impossibili dovrai consegnare da
qui ai prossimi dieci minuti, un Festival è comunque qualcosa che
spezza la routine, per cui quando finisce ti lascia sempre un po’
quella sensazione di ‘e adesso?’ un po’ come dopo che hai dato un
esame all’università. E tutti a dire ‘ma pare ieri che siamo
arrivati’. Ci resta solo il remake de ‘I magnifici sette’,
caratterizzato dalla presenza super-politically correct di un nero
e un Indiano d’America nel gruppo di protagonisti. Praticamente i
Village People, e stiamo tutti già scommettendo su
quale dei due crepa a cinque minuti dall’inizio del film e quale a
dieci.
Io ho espiato la colpa di aver clamorosamente pisciato Lav Diaz a favore di una cena non barbona con Vì, che ci ha aiutati a scacciare l’orrendo ricordo dell’insalata di mare di gomma della prima sera.
Ne è valsa la pena, ma nessuno lascia Venezia senza aver visto un film filippino, così oggi dalla Settimana Orizzontale degli Autori ho avuto modo di tollerare Pamilya Ordinario, un thriller/drama/documentario/cinecomic/porno/comedy su du poracci che vivono come barboni a Manila e come se non bastasse je fregano pure il ragazzino. Due ore per due inquadrature complessive. Commovente. Il toto Leone vede in lizza come sempre tutti film che non ho visto, ormai è tradizione. Questo è probabilmente l’ultimo post dal Lido, ma non disperate. Quando saremo di nuovo tranquilli nelle nostre casette, vi faremo il reso conto della nostra personalissima premiazione.
Io comincio a pensare alla logistica
delle valigie, Che come un’orrenda epifania un lampo ha squarciato
la mia mente. Non volo su Roma, nelle amorevoli braccia della mia
consorte, ma su Madrid, tra le grinfie di Jo, il mio sadico amico
d’infanzia che per il suo quarantesimo compleanno ha organizzato un
misteriosissimo ‘evento a sorpresa’. Conoscendolo, sportivo e
spericolato com’è, come minimo me butta in mezzo a un’arena a fare
il torero. O il toro. Olè!
(Ang)