Interstellar: la spiegazione del finale del film di Christopher Nolan

La pellicola, che si incentra sui concetti di spazio-tempo e gravità, è uno dei lavori più complessi del regista e ha sollevato molte domande a cui cerchiamo qui di dare risposta.

Interstellar spegazione finale
Foto di Melinda Sue Gordon - © 2014 Warner Bros. Entertainment, Inc. and Paramount Pictures Corporation. All Rights Reserved.

Sono passati diversi anni da quando Interstellar ha debuttato al cinema, diventando uno dei film più affascinanti ma anche più complessi di Christopher Nolan. Un regista che non si è spaventato davanti alla possibilità non solo di parlare di astrofisica o di relatività (ricordiamo, comunque, che il fisico teorico Caltech Kip Thorne è stato consulente scientifico), ma addirittura immaginare cosa si celasse dentro i buchi neri, corpi celesti ancora ignoti per la scienza. Sarà stata la sua fervida immaginazione legata a doppio giro alla sua genialità, a rendere Interstellar fra le pellicole più importanti di questi ultimi anni? Potrebbe essere. Una cosa, però, è certa: il suo finale, nelle sue più fitte teorie, lascia ancora con tanti punti interrogativi, alcuni inspiegabili, altri invece a cui siamo riusciti a dare una risposta e una spiegazione.

12Cosa stava cercando di fare il Dr. Mann?

Interstellar Dr. Mann
 

In Interstellar la caratteristica più evidente di cui Nolan vuole parlarci subito, e che diventa pretesto e motore del film, è questa: le condizioni sulla Terra non sono delle migliori. Il pianeta è sofferente a causa di enormi tempeste di polvere, i raccolti stanno marcendo e l’umanità potrebbe perire a causa della mancanza di risorse. In cerca di risposte a tali eventi, la NASA guarda alla galassia. Come apprendiamo all’inizio, un gruppo di 12 scienziati ha viaggiato attraverso un misterioso wormhole apparso vicino Saturno, per vedere se i 12 pianeti dall’altra parte potessero sostenere la vita umana. Alcuni anni dopo, l’Endurance e il suo equipaggio – tra cui Joseph Cooper e Amelia Brand – visitano i tre pianeti più promettenti nella speranza di colonizzarne uno. Per spiegare bene il finale, cominciamo da quando i due arrivano sul pianeta del dottor Mann.

Una volta incontrato lo scienziato, questi assicura loro che dove si trova lui, seppur sia freddo e ghiacciato, è il luogo perfetto in cui gli esseri umani possono vivere. Andando avanti, però, quelle parole si rivelaranno solo uno stratagemma. Sebbene ciascuno dei 12 scienziati originari sapesse che il loro viaggio era di sola andata, Mann ammette di non aver mai considerato la possibilità che il suo pianeta sarebbe stato inabitabile e che avrebbe potuto morire da solo, come invece si evince. Nonostante abbia resistito all’impulso per anni, alla fine ha falsificato i dati delle sue indagini per convincere un’altra squadra a recarsi sul suo pianeta, con l’intenzione di usare l’Endurance per fuggire. Disperato, e con l’impellente bisogno di andare via, Mann è pronto a tutto, anche a commettere un omicidio. E il primo che cerca di far fuori è proprio Cooper.

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Valeria Maiolino
Classe 1996. Laureata in Arti e Scienze dello Spettacolo alla Sapienza, con una tesi su Judy Garland e il cinema classico americano, inizia a muovere i primi passi nel mondo della critica cinematografica collaborando per il webzine DassCinemag, dopo aver seguito un laboratorio inerente. Successivamente comincia a collaborare con Edipress Srl, occupandosi della stesura di articoli e news per Auto.it, InMoto.it, Corriere dello Sport e Tutto Sport. Approda poi su Cinefilos.it per continuare la sua carriera nel mondo del cinema e del giornalismo, dove attualmente ricopre il ruolo di redattrice. Nel 2021 pubblica il suo primo libro con la Casa Editrice Albatros Il Filo intitolato “Quello che mi lasci di te” e l’anno dopo esce il suo secondo romanzo con la Casa Editrice Another Coffee Stories, “Al di là del mare”. Il cinema è la sua unica via di fuga quando ha bisogno di evadere dalla realtà. Scriverne è una terapia, oltre che un’immensa passione. Se potesse essere un film? Direbbe Sin City di Frank Miller e Robert Rodriguez.