Il Gattopardo: il film capolavoro di Luchino Visconti

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Il Gattopardo è il film capolavoro di Luchino Visconti del 1963 con protagonisti Burt Lancaster, Claudia Cardinale, Alain Delon, Paolo Stoppa, Rina Morelli, Romolo Valli, Mario Girotti, Pierre Clémence, Lucilla Morlacchi, Giuliano Gemma, Ida Gallo, Ottavia Piccolo.

 
 
  • Anno: 1963
  • Regia: Luchino Visconti
  • Cast: Burt Lancaster, Claudia Cardinale, Alain Delon, Paolo Stoppa, Rina Morelli, Romolo Valli, Mario Girotti, Pierre Clémence, Lucilla Morlacchi, Giuliano Gemma, Ida Gallo, Ottavia Piccolo.

Il Gattopardo, trama

Palermo, 1860. La preghiera del pomeriggio che insinua nelle calde e silenziose stanze del palazzo un leggero e sommesso brusio, è bruscamente interrotta dalle grida della servitù.

Il corpo esanime di un giovane soldato borbonico è stato rinvenuto nel giardino, tra i roseti. Sono i giorni dello sbarco a Marsala dei mille prodi agli ordini del gen. Garibaldi e per un distaccato ma fedele suddito di re Franceschiello come il principe Fabrizio Salina (Burt Lancaster) la situazione non è facile da comprendere.

Per evitare che la famiglia venga coinvolta nei tumulti di Palermo, il principe Fabrizio decide di trasferirsi anzitempo e con tutto il parentado nella dimora estiva di Donnafugata, nell’agrigentino. Da lì osserverà impassibile e disilluso il passaggio da un regno ad un altro e da uomo saggio e sagace comprenderà prima degli altri l’inizio di un lento quanto inevitabile tramonto di quel mondo aristocratico di cui si ritiene uno degli ultimi leoni, uno degli ultimi “gattopardi”.

L’analisi del film Il Gattopardo

Luchino Visconti dirige questo film che esce nelle sale cinematografiche italiane nel 1963 conquistando critica e consensi ma sopratutto la palma d’oro al Festival di Cannes oltre ad una nomination per l’Oscar ai costumi l’anno successivo.

Il Gattopardo è un maestoso ed elegantissimo affresco storico di un mondo che con l’Unità d’Italia inizia il suo lento declino: il mondo dell’antica nobiltà terriera. Il protagonista del film, il principe Fabrizio Salina, interpretato magistralmente da un grande Burt Lancaster, è il simbolo di questo passaggio tra due mondi e due generazioni che si passano il testimone della storia.

Egli è un disilluso esponente di una nobiltà destinata a lasciare campo ad una borghesia cinica e avida di danaro e potere. Nel film essa prende il volto di uno straordinario Paolo Stoppa che, nei panni di don Calogero Sedara, raffigura egregiamente lo stereotipo del borghese in ascesa politica e sociale, capace di sfruttare a suo vantaggio la confusa contigenza storica. Il principe di Salina lo disprezza ma capisce che è su uomini come lui che si dovrà contare per rimanere attaccati al denaro e al potere. Sarà così che spingerà il nipote prediletto Tancredi (Alain Delon) tra le braccia della bella Angelica (Claudia Cardinale) figlia di Sedara, e il tutto a scapito della timida Concetta (Lucilla Morlacchi) perdutamente innamorata del cugino.

Il Gattopardo è tratto dall’omonimo e celeberrimo romanzo del 1956 di Giuseppe Tomasi di Lampedusa il quale, come il regista, proviene da una famiglia nobile. Questa estrazione aristocratica che accomuna scrittore e regista si somma nella versione cinematografica in quanto assume una certa evidenza lo sforzo immane di Visconti nel riprodurre fedelmente ed in ogni più minuzioso dettaglio le atmosfere e le ambientazioni descritte nel romanzo. Il film è estremamente didascalico e descrittivo, una sorta di galleria d’arte che giustappone quadri meravigliosi per stile ed eleganza.

Un omaggio ad un mondo, quello nobiliare, per il quale il regista così come l’autore del romanzo, prova un’evidente nostalgia. E’ ovvio che questa ostinata ricerca estetica voluta e cercata da Visconti, vada a scapito del ritmo narrativo rendendo il film, in alcuni tratti, eccessivamente lento.

Una delle poche scene di battaglia e di azione, la presa di Porta Termini a Palermo, non appare riuscitissima e sicuramente non raggiunge la perfezione registica delle sequenze dialogiche o descrittive. I dialoghi, sopratutto i vari monologhi del principe Fabrizio, sono probabilmente il fiore all’occhiello del film in quanto si stagliano nella sceneggiatura come vere e proprie pietre miliari del cinema italiano.

Oltre ad un cast di attori di prim’ordine, di cui abbiamo detto, è doveroso segnalare le importanti collaborazioni tecniche che hanno contribuito alla stesura del film: per la sceneggiatura Visconti si è avvalso del talento e della bravura di Suso Cecchi d’Amico e Pasquale Festa Campanile, due colonne portanti del cinema di quegli anni, autori delle sceneggiature più significative del neorealismo e della commedia italiana. Splendida la fotografia diretta da Giuseppe Rotunno.

Il produttore Goffredo Lombardo insieme alla Titanus hanno reso possibile un film costato, per quei tempi, una cifra spropositata mettendo in piedi un set mastodontico affollato da un esercito di comparse. Uno sforzo da cui la Titanus non saprà risollevarsi.

Il Gattopardo è un film a tratti troppo barocco forse ed eccessivamente autocelebrativo anche ma che ci ha regalato un’inarrivabile quadro della Sicilia e dell’Italia di quegli anni oltre a sequenze incredibili e dialoghi indimenticabili che si stagliano alte nel firmamento del cinema mondiale.

”Hanno voluto cambiare tutto perché tutto rimanesse uguale…” dice il Gattopardo in una delle sue frasi più celebri; di immutato, di sicuro, è rimasto il mito di questo film.

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