Watchmen: recensione del film di Zack Snyder

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Watchmen è l’acclamato adattamento cinematografico dell’omonima graphic novel di Alan Moore. Il film è del 2009 ed è diretto da Zack Snyder e vede protagonisti nel cast Billy Cudrup, Patrick Wilson, Jack Earle Jackey, Malin Akerman, Carla Cugino, Matthew Goode e Jeffrey Dean Morgan.

 

La trama di Watchmen

Stati Uniti,  anni ’80: Edward Blake, l’ex giustiziere noto come Il Comico, muore in circostanze misteriose; Rorschach, l’ultimo a non essersi arreso alla messa fuori legge dei vigilanti in costume indaga, coinvolgendo gli ex compagni Gufo Notturno e Spettro di Seta (nel frattempo ritiratisi nelle secche di una grigia quotidianità) per scoprire che quell’omicidio è solo un piccolo tassello di un più terrificante piano su larga scala, in un modo in cui la nascita di supereroi o semplici giustizieri ha cambiato il corso della storia, assistendo alla loro ascesa (a partire da quella del Dr. Manhattan, un superessere dai contorni quasi divini), trionfo e caduta. 

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Adattare Watchmen

Nel 2009 Zack Snyder rende realtà un sogno covato da tutti gli appassionati del fumetto supereroistico per l’ultimo quarto di secolo: vedere trasposto sullo schermo Watchmen, capolavoro di Alan Moore e Dave Gibbons che, oltrepassando i confini del ‘genere’, è ritenuto uno dei più grandi esempi di narrativa disegnata, ottenendo una ‘dignità letteraria’ di certo non frequente quando si tratta di ‘eroi in calzamaglia’. L’impresa era improba: prevedibile  fin dall’inizio che Watchmen si sarebbe configurato come una riduzione, piuttosto che come una fedele trasposizione.

Troppo ampia, articolata, complessa l’opera originale, piena di livelli di lettura, personaggi e sottotrame che si affiancavano alla vicenda principale. Snyder, assieme agli sceneggiatori David Hayter ed Alex Tse decide quindi di concentrarsi proprio su quest’ultima, elidendo, dove possibile riassumendo e prendendosi le libertà tipiche di questi casi, peraltro comprensibili se si pensa che dall’uscita del fumetto sono passati quasi 25 anni e dunque il pubblico è molto più ‘smaliziato’ di un tempo.

Jackie Earle Haley in Watchmen
Jackie Earle Haley in Watchmen. Cortesia di © Warner Bros.

Zack Snyder rielabora l’opera di Moore e Gibbon con grande

L’esito è apprezzabile, per quanto controverso, avendo spaccato i cultori dell’originale tra apprezzamento e palese rifiuto (a partire dallo stesso Alan Moore, refrattario ad ogni progetto di cui lui non abbia l’assoluto e totale controllo, mentre il disegnatore Dave Gibbons ha invece collaborato al progetto). Lo spirito dei personaggi e l’atmosfera generale della storia vengono rispettati e riproposti con efficacia, a partire dal Dr. Manhattan e dalla sua luminescenza blu; riuscitissima la sequenza iniziale, in cui sulle struggenti note della dylaniana The times they are A-changin’, vengono riassunte le vicende degli eroi in maschera precedenti a quanto narrato nel film.

Contribuisce al  risultato un cast di buon livello  che,  privo di autentiche primedonne, vede i  partecipanti mettersi al servizio della causa senza strafare, puntando tutto sulla presenza scenica di personaggi e il fascino dei costumi, in un’opera in cui, come tipico del cinema di Snyder, la fantasmagoria degli effetti visivi prende per il sopravvento sulle singole interpretazioni.

Watchmen
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Sommario

Con Watchmen il regista Zack Snyder compie un’operazione difficilissima, tradendo il fumetto originale lì dove necessario e seguendolo fedelmente dove possibile. Lo spirito dei personaggi e l’atmosfera generale della storia vengono così rispettati e riproposti con efficacia e il risultato è un opera di grande valore politico e culturale.

Marcello Berlich
Marcello Berlich
Laureato in Economia,  è appassionato di cinema, musica, fumetti e libri. Collabora con Cinefilos dal 2011.

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