Un Cosmopolitan e le chiacchiere fra amiche che rendono la vita migliore. Sono sempre stati questi i due tratti caratteristici di Sex & The City. Il marchio di fabbrica che ha distinto la serie anni Novanta da altri show televisivi. Gli stessi tratti che abbiamo ritrovato in And Just Like That, in particolare nel finale della seconda stagione del revival, in cui Carrie consuma il suo cocktail baciata dal sole greco insieme a Seema, mentre una borsa Yves Saint Laurent giace sulla sabbia.
Che fosse la nostalgia della serie cult ad aver spinto Darren Star (suo creatore) a farci tuffare di nuovo nelle vite di Carrie, Miranda e Charlotte è un dato di fatto. Che continuasse a voler essere quasi sua copia carbone è, invece, qualcosa di inaspettato. Con una prima stagione avvincente, And Just Like That, a distanza di tredici anni dal secondo film, ha riaperto le porte sulla quotidianità delle tre amiche (un tempo erano quattro), per mostrarci quanto fossero cambiate ed evolute e quanto lo show volesse impegnarsi ad affrontare tematiche più idonee all’età delle protagoniste maturate. Se quindi alla prima season era stato riconosciuto il merito di essere un revival degno, la seconda ha registrato un cambio di rotta, volendo chiaramente tornare ai fasti della serie madre. Ma questa, a guardarlo oggi, funziona ancora?
Quando andrà avanti Carrie?
Nella prima puntata di Sex & The City, andata in onda sulla HBO nel 1998, un pubblico che stava per entrare nel nuovo millennio fa la conoscenza di Carrie Bradshaw, una giornalista vivace e romantica che ha una rubrica sul sesso. Parlare apertamente dell’argomento e mostrarlo senza filtri è in realtà ciò che ha reso poi lo show così famoso e apprezzato. Carrie, affascinata dalla moda e dalla vita frenetica di New York, ci viene presentata come una giovane donna dai grandi sogni, che – come ribadirà lei stessa nel primo film della serie – è arrivata nella Grande Mela per cercare il vero amore.
Mentre scopre e prova, quasi come fossero cibi diversi, varie tipologie di uomini, insieme alle sue amiche del cuore, Carrie capisce qual è l’uomo che vuole al suo fianco, seppur nel corso delle stagioni la persona che desidera davvero, ossia Mr. Big, non ne rispecchi esattamente le caratteristiche. È così che la donna comincia ad avere alte aspettative sugli uomini che frequenta, nella speranza di poter coronare il suo sogno, che si trasforma quasi in una missione. Al tempo stesso questo la porta a essere continuamente illusa e indecisa, piena di preoccupazioni e dubbi e spesso anche avventata. Un comportamento giustificato dalla sua età e dal suo essere, in fondo, un’eterna fanciulla a volte anche capricciosa. Nella prima stagione di And Just Like That, dopo averla vista mettere in ordine i tasselli della sua vita con i due film del 2008 e 2010, abbiamo una Carrie leggermente diversa, più adulta, consapevole di chi è diventata.
È la morte di Big, e il successivo lutto, a dimostrarcelo: lei sa di non poter più tornare indietro e riavvolgere il nastro, e l’unico modo per superare quella sua condizione è guardare verso il futuro, continuando a crescere, pur essendo rimasta di nuovo sola. La Carrie matura, che si sente finalmente bene nella sua età e in quella quotidianità un po’ ordinaria ma stabile, è però spazzata via nella seconda stagione del revival, innescata dal ritorno di fiamma con Aidan. Dopo essersi visti ad Abu Dhabi nell’ultimo film, e aver capito, in seguito al bacio con lui, che è Mr. Big l’amore della sua vita, in And Just Like That 2 Carrie sembra fare ancora una volta un passo indietro. O meglio, dieci balzi nel passato, quando nella stagione quattro crede sia Aidan il partner giusto con il quale sistemarsi in pianta stabile, vendendo addirittura il suo appartamento per costruirci insieme un futuro.
Ma sappiamo molto bene quanto Carrie si sia pentita allora della decisione, mandando a monte il matrimonio con Aidan nel giro di poco tempo a causa del suo sentirsi in gabbia. E soprattutto quanto le sia costato mettere in vendita la sua bella casetta a Manhattan. Il risultato è che, come accadde in Sex & The City, la scelta ripetuta in And Just Like That 2 la porta a rimanere esattamente dove è sempre stata: in bilico fra l’andare avanti ed essere felice e il rimanere immobile, in una relazione che non sa dove attraccherà. Un limbo che non ha mai fine. Soltanto che adesso, l’aggravante, è che deve aspettare 5 anni per per poter stare tranquilla.
Big o Aidan?
Ed è in realtà proprio a far inceppare gli ingranaggi di Carrie in And Just Like That 2. Sin dalle prime immagini, il pubblico che si era legato al giovane designer di mobili, ha immaginato come potesse essere l’incontro con la donna dopo l’episodio nelle terre d’Oriente. Abbiamo conosciuto Aidan nella terza stagione e sembrava essere perfetto per lei: un uomo strutturato, fatto e finito, con le idee e gli obiettivi chiari.
Era l’amore che Carrie cercava per le strade di New York, fra i vicoli, nei bar chic, nelle feste da sballo, nelle sfilate di alta moda. Salvo poi capire che Aidan non era – ancora – quello che voleva. Non era pronta ad affrontare un matrimonio, a impegnarsi sul serio, a fare quel passo avanti che le avrebbe cambiato la vita. Un comportamento infantile, che ha sempre caratterizzato la protagonista e che nella fine del rapporto con lui ha trovato conferma. Cosa voleva davvero Carrie? Solo Big. Solo il suo John. Ed è questa la consapevolezza a cui è arrivata nel secondo film, dopo il bacio improvviso con Aidan e il ritorno a casa da suo marito. Aidan non poteva essere quello adatto, perché Carrie aveva bisogno di quell’ “amore ridicolo, scomodo, che consuma, che non può vivere senza l’altro”, come disse a Petrovsky nel finale della sesta stagione a Parigi, prima di buttarsi fra le braccia di Big e trovare il suo per sempre. Invece Aidan era, semplicemente, grigio.
Nonostante Mr. Big sia stato nel corso delle stagioni sempre indeciso, inaffidabile e a volte vigliacco, non ha mai voluto davvero cambiarla, a differenza di Aidan, e ha sempre acceso in lei quella passione che cercava, e che si conformava bene al carattere sognatore, spensierato e a volte bambinesco di Carrie. Con lui decide di sposarsi, accetta l’etichetta di moglie, trovando con lui le regole per vivere un matrimonio felice e giusto, cosa che con Aidan era stato impossibile fare (lui la mise davanti ad un ultimatum nella quarta stagione: o mi sposi o ti lascio).
In And Just Like That 2 è strano perciò sentire Carrie chiedere a Miranda se Big sia stato un errore, quando tutti sanno, lei compresa, quanto non fosse così, soprattutto perché l’uomo è stato l’unico a permetterle di essere se stessa, soprattutto di essere libera. E se John fosse ancora vivo, a Carrie questo dubbio non sarebbe mai affiorato, e un ennesimo ritorno di Aidan non le avrebbe fatto prendere una nuova casa a Gramercy Park per lui e i suoi figli, come invece avviene nella season del revival. A livello narrativo, la re-introduzione del personaggio è stata molto frettolosa, non aderisce bene alla nuova realtà di Carrie e risulta persino monotona, non apportando alcun cambiamento o miglioramento significativo né alla protagonista né al suo modo di intendere i rapporti. Non la fa crescere ancora, come si sperava di vedere. Non la fa evolvere. Quello a cui perciò si assiste è un ripetere gli errori fatti in Sex & The City, constatazione confermata dalla richiesta di lui di aspettare che il figlio Wyatt finisca la pubertà per poter stare insieme. Non ci sono soluzioni o compromessi per lui. Ci sono solo le sue decisioni prese senza un autentico confronto di coppia. Aidan non è il vero amore di Carrie. È che Carrie, ancora una volta, si sta accontentando.
Samantha, il cuore pulsante dello show
E ora arriviamo al cuore pulsante di Sex & The City: Samantha Jones. Il cameo di Kim Cattrall in And Just Like That 2, da quando la stessa attrice lo annunciò sui suoi canali social, è stato il momento più atteso e desiderato da tutti i sostenitori della serie. Il personaggio di Cattrall è stato Sex & The City, una ventata d’aria fresca e nuova che ha dato allo show ciò di cui aveva davvero bisogno per differenziarsi ed essere risonante: l’irriverenza. Pur essendo Carrie la protagonista, Samantha è sempre riuscita a sovrastarla e in più di un’occasione oscurarla. Era lei il personaggio sovversivo, portatrice di un pensiero femminista, per non dire che fosse proprio una trasposizione su schermo del movimento. Jones, da quando è apparsa nella prima puntata, ha dichiarato subito la sua indole.
In una serie improntata sulla libertà dell’essere donne, sull’annullare i tabù legati al sesso e le sue declinazioni, Samantha è stata capace con le sue battute ironiche, la sua franchezza e il suo savoir fair, di dare un senso all’intera narrazione e ai suoi intenti. Molto più delle sue amiche, le quali hanno sempre rappresentato varianti più deboli del femminismo. Samantha si è battuta sin da subito per l’indipendenza che merita di avere una donna, anche nel rapporto con un uomo, tanto che lei stessa più di una volta sottolinea l’importanza di dominare sotto le lenzuola. Anche quando si innamora – parliamo sempre della serie – non si lascia sopraffare dal compagno, ma anzi ad un certo punto, proprio perché crede in se stessa e non vuole soccombere, lo lascerà con queste iconiche parole: “io ti amo, ma amo più me stessa.”
Il personaggio portato in scena da Kim Cattrall è stato da stimolo per tante donne all’epoca, ed assume ancora più valore nella nostra era contemporanea, nella quale siamo continuamente tartassati dal politically correct e dal dare più valore all’apparenza piuttosto che alla sostanza, oltre ad essere in un momento storico in cui la donna fa ancora fatica (seppur di meno rispetto a prima) a trovare il suo posto nel mondo e ad affermarsi. Samantha Jones è stata fonte di ispirazione, icona, paladina del body positive, devota alla verità, anche quella più volgare, e mai spaventata nell’esprimere il suo pensiero, scomodo o meno che fosse. Mai costretta in una gabbia. Mai etichettata, a meno che non fosse lei stessa a volerlo, e spesso era per gioco.
Per tutte queste ragioni, l’avere avuto anche solo 75 secondi all’interno di And Just Like That 2, pagati fra l’altro a Cattrall un milione di dollari – ha permesso alla serie di poter, anche solo per poco, tornare ad avere quell’armonia tipica dello show, in cui l’amicizia e l’humor sono la vera colonna portante. L’entusiasmo del pubblico nel rivedere la sua beniamina è servito a dare una scossa agli ultimi episodi sottotono, e seppur Samantha non sia ufficialmente tornata sulla giostra, la sua breve presenza è stata capace di imprimersi anche là dove non ci fosse. Inoltre, ha fatto sì che il personaggio avesse una sua meritata conclusione narrativa, che poi conclusione in realtà non è stata: mostrarci che Samantha esiste ancora nell’universo di And Just Like That e che sia ancora in buoni rapporti con le sue amiche, ma in particolare con Carrie, è stato il miglior modo per omaggiarla e dare a noi spettatori la conferma che sta bene. È presente. E lo sarà sempre.
Conclusioni
Sulla base di quanto detto, And Just Like That 2 sembra non trovare una propria forma come accaduto con la prima season, e perciò tenta di modellarsi seguendo la stessa traccia della serie madre. Non considerando, però, che i tempi sono cambiati e che oggi le tematiche trattate negli anni Novanta sono affrontate tutti i giorni, esplorate in lungo e in largo nella maggior parte dei prodotti audiovisivi. Per cui, ciò che dovrebbe essere essenziale, e che speriamo di trovare nella terza stagione già annunciata, è una scrittura che, pur ancorandosi all’ossatura narrativa di Sex & The City, trovi una propria strada per parlare e raccontarsi a un pubblico diverso, evoluto, tanto quanto lo sono – o dovrebbero esserlo – le sue protagoniste.
Intanto, è un bene che la stagione abbia lasciato una porta aperta su quella che potrebbe essere, eventualmente, una presa di consapevolezza definitiva di Carrie riguardo il suo futuro. Dopo aver deciso di affittare il suo appartamentino floreale alla vicina di casa, la giornalista sceglie, nelle ultime battute, di non tornare sui suoi passi nonostante il periodo di pausa con Aidan, ma prova a guardare avanti e rimanere ferma nella sua ultima decisione di aver comprato una nuova casa. Soprattutto, fronteggia la sua ennessima situazione critica davanti ad un Cosmopolitan, per ricordare al suo pubblico che tutto si può affrontare davanti a un buon cocktail.