Dopo una prima stagione che si è rivelata essere il prodotto di fantascienza maggiormente elegante ed epico di questi ultimi anni, Fondazione torna su Apple TV+ con una seconda che non soltanto conferma le qualità dei precedenti episodi, ma ne aggiunge addirittura delle nuove.
Fondazione, dove eravamo rimasti
Le avventure dei personaggi che abbiamo conosciuto in Fondazione Stagione Uno continuano circa centocinquanta anni dopo il punto in cui li avevamo lasciati. Impossibile sintetizzare una trama che soprattutto nei primi episodi vede Hari Seldon, Gaal Dornick, Salvor Hardin e alcuni altri protagonisti dirigersi verso il proprio destino inserito in percorsi narrativi che raramente incrociano, o almeno non fino alla soluzione finale. Oltre a loro ci sono però tutta una serie di nuovi personaggi che offrono alla serie piccole ma significative, se non addirittura fondamentali variazioni sul tema.
La nuova stagione possiede infatti due elementi che la rendono se possibile ancor piú efficace: un ritmo della narrazione maggiormente incalzante e la capacità di rappresentare con potenza il dramma dei personaggi e delle loro relazioni. Il tutto senza mai dimenticare la confezione: i nuovi episodi di Fondazione sono, a livello puramente estetico, spettacolari e raffinati esattamente quanto lo erano stati gli altri. Il che non può che confermare la lucidità dei creatori David S. Goyer e Josh Friedman nell’adattare il capolavoro letterario di Isaac Asimov.
Gaal e Salvor, il cuore emotivo
A livello puramente emotivo, Fondazione Stagione 2 risulta coinvolgente in particolar modo quando in scena ci sono Gaal e Salvor, adesso legate da un destino comune che le vuole unite pur con tutte le loro differenze di vedute. Il rapporto tra i due personaggi costituisce certamente il cuore pulsante degli episodi, anche perché l’alchimia tra le due attrici Lou Llobel e Leah Harvey è evidente. Accanto a loro si trova spesso un grande “menestrello” come Jared Harris, il quale si diverte evidentemente un mondo a esplorare le varie e spesso contrastanti sfumature di Hari Seldon: in alcuni momenti il consumato attore sa andare in profondità e scavare nella psicologia del ruolo con eleganza trattenuta.
In altri, e dobbiamo ammettere che sono i più divertenti, può invece lasciarsi andare a un istrionismo vertiginoso e insieme controllato. Senza mai dimenticare poi che nel cast di Fondazione un’altra personalità fondamentale è Lee Pace, sempre più carismatico e sensuale, il quale lavora alla figura dell’imperatore apportando piccole ma significative variazioni. Il cast della seconda stagione di Fondazione si arricchisce poi di caratteristi di sicuro impatto come Holt McCallany (Mindhunter su Netflix) e Ben Daniels (The Exorcist), con quest’ultimo che dispone di un personaggio di notevole peso specifico, non soltanto per la trama ma anche a livello emozionale per l’intera serie.
Una visione epica
Fondazione conferma di avere al momento qualcosa che le altre serie di fantascienza odierne sembrano aver perso: l’ampiezza del respiro, l’epica della visione, la volontà di presentare universi lontani affascinanti e grandiosi nella loro civiltà avanzata. Lo show possiede una forma estetica in grado di mostrare tale volontà, e il merito va ovviamente dato prima di tutto alla grandiosa visione del genere che aveva Isaac Asimov.
Goyer e Friedman hanno però trovato la chiave estetica maggiormente consona per tradurre lo scrittore in immagini, creando un universo variegato e sempre capace di suscitare meraviglia. A questo si aggiunge poi l’evidente progresso fatto nel avvicinare i personaggi al pubblico, renderli più umani come ad esempio la dolcissima e coraggiosa Constant interpretata da un’efficacissima Isabella Laughland. Insomma, Fondazione continua a stupire e dimostra di saper coniugare forma e contenuto come pochissimi altri show di questo genere sanno fare oggi. Prodotto davvero notevole.