Good Omens, la recensione della seconda stagione della serie Prime Video

Dal 28 luglio su Prime Video torna Good Omens con la sua seconda stagione.

Good-Omens-recensione

È in uscita la seconda stagione della serie apocalittica più spassosa che ci sia: Good Omens 2 partirà dal 28 luglio sempre su Prime Video. Ancora diretta da Douglas Mackinnon, era stata scritta ed effettivamente creata da Neil Gaiman – che ne è anche lo showrunner – a partire dal suo romanzo del 1990 composto a quattro mani con l’adorato e compianto Sir Terry Pratchett, che in italiano aveva il titolo tradotto in Buon Apocalisse a tutti! e in lingua originale come Good Omens: The Nice and Accurate Prophecies of Agnes Nutter, Witch. Un titolo, un programma.

 

Infatti, le premesse del libro, per quanto riguarda la prima stagione uscita nel 2019, erano state pienamente rispettate. Tutta la linea dissacrante, e al contempo leggera, dal divertimento brillante, è stata la base sulla quale ogni puntata, ogni svolta di trama e tutto il circolo dei personaggi, si sono sempre mossi insieme, coronati dalla voce fuori campo di Dio, che in inglese ha il tono sardonico di Frances McDormand.

La trama di Good Omens

La storia parla dell’angelo Aziraphale (Michael Sheen) e del demone Crowley (David Tennant) che fanno amicizia durante la cacciata di Adamo ed Eva dal giardino dell’Eden. Subito vivono un’inconsueta e segreta sintonia, unita ad una marcata morbidezza nell’adesione alle regole d’appartenenza alle rispettive fazioni d’origine. Questo aspetto, oltre a fornire innumerevoli pretesti di comicità, sarà il motore principale della trama che darà continuità anche alla seconda stagione.

Il soggetto della prima, che combacia con gli eventi presentati nel romanzo, vede i due che, terminati i propri compiti nella genesi dell’umanità, vengono assegnati alla supervisione e mediazione sulla terra degli obiettivi dei rispettivi “datori di lavoro”: l’esecuzione del piano divino per l’uno, e l’introduzione di scompiglio per l’altro. Ma con il passare – è il caso di dirlo – dei secoli e dei millenni, Aziraphale e Crowley si affezionano al mondo e agli uomini, al loro stile di vita e ai piaceri della tavola e dell’arte (cosa valida specialmente per l’angelo, naturalmente) e cercheranno, perciò, di far di tutto affinché l’Apocalisse così imminente non distrugga l’universo e, con esso, anche la loro piacevolissima routine.

Gli eventi della seconda stagione, invece, hanno toni di maggior raccoglimento intorno alla relazione tra i due protagonisti e, nell’essere sempre correlati al destino precario e tragicomico dell’umanità, trattano in generale pochi personaggi e un paio di linee narrative. Anche gli stessi attori che ritornano si limitano ai tre arcangeli che mantengono lo stesso ruolo: il meraviglioso Jon Hamm, Doon Mackichan e Gloria Obianyo, e alle attrici Miranda Richardson e Nina Sosanya che però cambiano completamente interpretazione.

Aziraphale e Crowley al centro del racconto

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È dunque piuttosto diverso il ritmo delle nuove puntate. Pur mantenendo la stessa briosità, ha un’inevitabile rallentamento sulla freschezza degli sviluppi del racconto che mette in campo. Neil Gaiman aveva discusso con Terry Pratchett su un eventuale secondo volume di Good Omens e pare dovesse intitolarsi 668: The Neighbor of the Beast, cosa che lascerebbe già pregustare un’ingente quantità di spazi per l’esilarante fantasia degli autori. Ma il risultato finale di questo secondo capitolo è lontano da tutto questo.

Tante sono le digressioni e gli approfondimenti del legame che unisce l’angelo e il demone, e sono tutti sempre ben costruiti e interessanti dal punto di vista della messa in scena così come delle performance sempre eccezionali di Sheen e Tennant, ma risultano quasi pretestuose nel diventare un canale attraverso il quale dover mostrare il sentimento che nasce tra i due, che era comunque già chiaro e, nell’essere la colonna portante della trama, indebolisce la forza dei guizzi narrativi che tanto avevano caratterizzato l’inizio di tutto.

Good Omens 2 è, perciò, estremamente godibile considerando l’originalità dell’argomento di partenza che inevitabilmente rimane come cassa di risonanza per tutta la durata delle puntate, ma banalizza le sue stesse qualità decidendo di concentrarsi sui punti che, al contrario, erano coinvolgenti proprio perché solamente accennati.

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RASSEGNA PANORAMICA
Samantha de Santis
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good-omens-prime-videoGood Omens 2 è estremamente godibile considerando l’originalità dell’argomento di partenza che inevitabilmente rimane come cassa di risonanza per tutta la durata delle puntate. Tuttavia, banalizza stavolta le sue stesse qualità decidendo di concentrarsi sui punti che, al contrario, erano coinvolgenti nella prima stagione proprio perché solamente accennati.